FRANCESCO VINCENZI, Presidente ANBI: “DI FRONTE AL CONSOLIDARSI DELLE CONSEGUENZE DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI È NECESSARIO UNO SFORZO COMUNE PER NUOVE  INFRASTRUTTURE IDRAULICHE E SCELTE RESPONSABILI NELLA GESTIONE DELLE RISORSE”

Roma, 8 luglio 2021 – Tecnicamente si chiama “portata di magra ordinaria”, ma in realtà è l’anticamera di una situazione di criticità idrica che, stante l’assenza di significative precipitazioni, si sta proponendo nel bacino del fiume Po, dove in alcune zone non piove da oltre 50 giorni. Le portate del principale corso d’acqua italiano sono praticamente dimezzate rispetto all’anno scorso ed  alla media storica, toccando già oggi  livelli consueti nel periodo centrale di Agosto. A registrarlo è il report settimanale dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche. I recenti eventi meteo registrati  sull’arco alpino ed in pianura hanno influito solo marginalmente sulle portate del Grande Fiume.  Le alte temperature in pianura padana (superiori da 1 a 3 gradi alla media  del periodo)  stanno influendo negativamente sulle disponibilità idriche, accentuando l’evapotraspirazione (fonte: Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po). Alcuni sottobacini sono sulla soglia dell’emergenza: la  pianura emiliana, dove manca l’apporto dei torrenti appenninici; la Romagna, dove solo il Canale Emiliano Romagnolo apporta ristoro a territori e colture; le zone costiere adriatiche e l’entroterra delle Marche; l’area del delta Po, dove si registra l’incremento della risalita del cuneo salino; aree del Basso Piemonte e delle province di Biella, Asti, Vercelli, Cuneo (sul territorio afferente al fiume Bormida è piovuto il 28% in meno rispetto alla media del periodo e l’indice SPI-Standardized Precipitation Index  prospetta una situazione di severa siccità per i bacini Agogna-Terdoppio e Residuo Po-confluenza Tanaro, così come nella parte centro-occidentale della regione).

“Seppur con andamento alterno si sta consolidando l’inaridimento dei territori lungo la dorsale adriatica, la cui resilienza deve essere supportata da un adeguamento delle infrastrutture idrauliche, puntando ad incrementare non solo la capacità di trattenere le acque di pioggia attraverso la realizzazione di invasi medio-piccoli, ma anche la possibilità di trasportare grandi quantità di risorse idriche attraverso il territorio, come dimostra la determinante esperienza del Canale Emiliano Romagnolo” sottolinea Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).

“Diversa è la situazione piemontese, dove alle conseguenze dei cambiamenti climatici si sommano quelle di pratiche agronomiche poco rispettose di tradizionali, quanto delicati equilibri ecosistemici costruiti nel tempo” aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI

I grandi laghi del Nord Italia sono tutti in calo con il Lario e l’Iseo, autori di una repentina performance negativa, che li colloca sotto la media del periodo.

In Val d’Aosta crolla la portata del torrente Lys (da 5,2 metri cubi al secondo a mc/sec 1,9), così come scende la Dora Baltea pur mantenendo una portata largamente superiore  ai valori del recente passato, ma anche della media del periodo (fonte: Centro Regionale Funzionale Valle d’Aosta).

Tra i fiumi piemontesi, Tanaro e Pesio sono  in leggera ripresa di portata, mentre  calano tutti gli altri.

In Lombardia, la portata del fiume Adda, con 234 metri cubi al secondo, è al minimo del recente quinquennio.

Continuano a scendere, in Veneto, i livelli del fiume Adige, mentre il resto dei corsi d’acqua è in crescita dopo un Giugno particolarmente avaro di precipitazioni (-59%) con il bacino di pianura tra i fiumi Piave e Livenza, che segna -85%; andamento pluviometrico largamente deficitario anche lungo l’alveo del fiume Brenta: con 32 millimetri di pioggia, quello 2021 si colloca al secondo posto tra i mesi di giugno più siccitosi degli scorsi 25 anni (fonte: A.R.P.A. Veneto)

In Emilia Romagna continua la decrescita idrica dei fiumi, tutti largamente al di sotto delle portate 2020.

Ad eccezione della Sieve, in Toscana calano le portate di tutti i fiumi; particolarmente evidente è la magra dell’Ombrone, sceso al  di sotto del Minimo Deflusso Vitale (mc/sec  2,0). 

Resta deficitaria la condizione idrica nelle Marche con  fiumi ed invasi largamente al di sotto delle medie del recente quinquennio; stessa condizione per la diga di Penne in Abruzzo: il volume invasato (3,93 milioni di metri cubi d’acqua) è praticamente dimezzato rispetto agli anni scorsi.

E’ invece stazionaria la situazione dei corpi idrici del Lazio.

In Campania, rispetto alla scorsa settimana, i fiumi Sele, Garigliano e Volturno  appaiono in calo, mentre il Sarno risulta stabile; diminuiscono anche le disponibilità idriche negli invasi del Cilento, comunque largamente superiori rispetto ad un anno fa.

Analoga è la situazione nei bacini della Lucania, dove nella scorsa settimana sono stati prelevati  oltre 12 milioni di metri cubi d’acqua, ma resta un surplus di circa 94 milioni sul 2020; ancora più evidente è la sete della Puglia, i cui grandi serbatoi sono calati di quasi 17 milioni di metri cubi in 7 giorni, conservando comunque oltre 67 milioni in più rispetto all’anno scorso.

Infine, non si segnalano criticità idriche dalla Sardegna, le cui disponibilità sono in linea con lo scorso anno; va comunque evidenziato come il volume massimo, che può essere trattenuto nei bacini, sia stato ridotto di circa 90 milioni di metri cubi nel corso di un decennio.