Roma, 15 aprile 2021 – Le recenti precipitazioni confermano la caratteristica “a macchia di leopardo” assunta dall’andamento pluviometrico a seguito della crisi climatica sull’Italia: è quanto emerge dal report settimanale dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idricheche registra le performance migliori dei fiumi toscani con l’Arno ed il Serchio  che, a fronte di una portata storica di Aprile pari a 44, 8 metri cubi al secondo, toccano rispettivamente mc/sec. 445,9  e mc/sec.  320,3; dopo settimane di sofferenza idrica, aumenta considerevolmente anche la portata del fiume Ombrone (mc/sec 51,7), mentre resta sotto media la Sieve. Pur in ripresa, registrano situazioni fortemente differenziate i corsi d’acqua dell’Emilia Roma: restano infatti sotto la media, le portate di Reno, Savio e Secchia, mentre Enza (al minimo storico, una settimana fa) e Trebbia la superano abbondantemente; eccezionale il recupero del Taro passato in un giorno da mc/sec 3,3 (al di sotto del minimo storico) a mc/sec 89,7! Complessivamente la seconda perturbazione del mese di Aprile ha attenuato anche la situazione critica, che si stava prospettando nel distretto del fiume Po: le piogge diffuse soprattutto sull’area appenninica e nuove nevicate sull’arco alpino hanno contribuito a risollevare le portate del Grande Fiume,  alimentando anche i corsi d’acqua secondari; a Pontelagoscuro la portata registra circa 881 metri cubi al secondo con una crescita del 15%, riuscendo ad invertire l’ anomalo andamento del periodo, che continua a registrare comunque un trend negativo (-29%) sulla media. La condizione dei grandi laghi settentrionali risulta in linea con la situazione del periodo (- 0,2%) con il solo lago Maggiore in deficit idrico. In montagna, per la prima volta nel 2021, il manto nevoso rientra nella media dopo le abbondanti nevicate, che hanno caratterizzato il periodo invernale; il clima particolarmente freddo di Marzo ha inoltre  impedito una consistente fusione della neve, preservando un’importante riserva idrica per i mesi futuri. Non altrettanto può invece dirsi per le disponibilità idriche della Sicilia, i cui invasi, nonostante un recupero nel mese di Marzo, segnano un deficit di circa 82 milioni di metri cubi d’acqua sul già critico 2020 (fonte: Dipartimento Regionale dell’Autorità di Bacino del Distretto Idrografico); la situazione è diversificata da zona a zona con la crisi più evidente al bacino di Pozzillo (24,84 milioni di metri di cubi invece dei 72,20 del 2020 su una capacità complessiva di Mmc. 150,50!), seguito dai serbatoi di Ogliastro  (– 17 milioni di metri cubi ca.) e Rosamarina (-13 milioni ca.). Salvo un picco nel 2019, seguito alla grave siccità del 2018, le riserve idriche dell’Isola sono in progressivo calo dal 2015. Scendono anche le disponibilità idriche della Sardegna, i cui bacini diminuiscono di circa 71 milioni di metri cubi in un mese e scendono al 92,07% del riempimento, comunque 6 punti percentuali in più sull’anno scorso: mentre gli invasi del Sud della regione registrano performance ottime, quelli del Nord (ad eccezione del Liscia), soprattutto nei territori occidentali, presentano livello di allerta (fonte: Autorità di Bacino Regionale). Risalendo la Penisola, la situazione è positivamente stabile in Puglia come in Basilicata, dove le disponibilità idriche invasate crescono di ulteriori Mmc.4,31, raggiungendo +122,88 milioni di metri cubi sul 2020. In Campania si registrano contenute, seppur difformi diminuzioni dei livelli idrometrici sui fiumi Sele, Garigliano e Volturno; anche il lago di Conza e gli invasi del Cilento si segnalano in calo. E’ tornato a piovere sull’intero Abruzzo (superando le medie del periodo, secondo i dati forniti dalla Regione), così come sul Lazio, portando a crescere i fiumi Tevere, Sacco e Liri-Garigliano; sostanzialmente stabili, invece, i livelli dei laghi di Bracciano e Nemi. Le piogge hanno comportato un forte recupero idrico del lago Trasimeno in Umbria (fonte: Servizio Idrografico Regione), dove il bacino del Maroggia registra la migliore condizione idrica (Mmc. 4,46) dal 2019. Nelle Marche non paiono avere beneficiato di evidenti apporti pluviali nè i bacini (con Mmc. 46,51 al minimo del 2017), né i fiumi, le cui portate restano costanti (fonte: Protezione Civile Marche). Analogo andamento si registra in Veneto, dove solo Bacchiglione e Livenza registrano significativi incrementi di portata, così come accade all’Adda, in Lombardia, cresciuto in una settimana da 88 a 134 metri cubi al secondo. Infine, se restano sopra la media le portate dei principali corsi d’acqua valdostani (Dora Baltea e Dora di Rhemes), sono invece in calo tutti i fiumi piemontesi (unica eccezione, la Maira).  “Ancora una volta – commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – Giove Pluvio ci sta aiutando. Una moderna agricoltura non può, però, affidarsi alla sola clemenza meteorologica, senza considerare che, a fronte dell’eccessiva cementificazione del territorio e dei cambiamenti climatici, piogge ravvicinate comportano un forte rischio idrogeologico.” “Con un’immagine ad effetto possiamo dire che oggi  l’Italia è come una vasca da bagno senza tappo – conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – Per questo, serve un Piano Nazionale Invasi, cui i Consorzi di bonifica possono subito concorrere con progetti definitivi ed esecutivi, cioè cantierabili, per 90 interventi di manutenzione, 16 completamenti di opere esistenti e la realizzazione di 23 nuovi bacini.”