ANBI “ALLA CRISI CLIMATICA NON SI PUO’ RISPONDERE SOLO CON GLI STATI D’EMERGENZA”

Roma, 23 dicembre 2020 – Giusto un anno fa, fenomeni alluvionali colpirono numerose zone d’Italia; quest’anno, negli stessi territori, le disponibilità idriche sono in progressivo calo: è  quanto si evince dal settimanale report dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche ad iniziare dalla Campania, dove i principali fiumi registrano  livelli idrometrici inferiori a quelli della settimana scorsa; gli idrometri segnalano una discesa delle portate, legata al graduale assestamento dei deflussi, ad ormai 12 giorni dai picchi di piena di Garigliano, Volturno e Sele. I volumi degli invasi (Piano della Rocca sul fiume Alento e Conza della Campania sul fiume Ofanto)  restano in crescita. Rimanendo al Sud, continuano a crescere anche  le disponibilità idriche nei bacini di Puglia e Basilicata dopo mesi di criticità: la prima regione ha ridotto, a meno di 34 milioni di metri cubi, il deficit sul 2019; la Lucania segna addirittura quasi 19 milioni di metri cubi in più rispetto all’anno scorso. Risalendo la Penisola, recupera il bacino di Penne in Abruzzo e che ora, con 3,79 milioni di metri cubi d’acqua, segna la migliore performance del recente quadriennio. Se, nel Lazio, il lago di Bracciano registra una situazione migliore ed il bacino dell’Elvella è in linea con i livelli dello scorso anno, non altrettanto può dirsi dei fiumi Liri-Garigliano e Sacco in calo, mentre il Tevere si mantiene sostanzialmente costante. Crollano le piogge in Umbria (mm.36,13 in Novembre) al livello più basso dal 2016; analogo l’andamento pluviometrico  sulle Marche con un calo di circa il 28% sulla media del periodo e dove i principali fiumi, ad eccezione del Tronto, sono sotto i livelli degli anni più recenti. Sotto media sono i fiumi della Toscana (Arno, Sieve, Ombrone, Serchio), così come quelli dell’Emilia Romagna, ad eccezione del Secchia e del Taro. Calano i livelli dei fiumi veneti (un anno fa in piena), così come l’Adda in Lombardia, oggi ad un quarto della portata del 2019; in Piemonte, anche Dora Baltea e Sesia sono in calo. Dopo i forti apporti idrici di una settimana fa, le portate del fiume Po stanno stabilizzandosi sui livelli tipici del periodo, complici le scarse precipitazioni della settimana scorsa; la riserva idrica sotto forma di S.W.E. (Snow Water Equivalent) risulta comunque ampiamente superiore alla media, grazie ad abbondanti nevicate su tutto l’arco alpino ed anche sull’Appennino. Il totale della riserva idrica invasata nei grandi laghi  (solo il Maggiore, pur in recupero, permane sotto la media del periodo, seppur di poco) e sotto forma di neve  risulta superiore alla media del periodo 2006-2015 (+69,1%). “Questo quadro – evidenzia Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI)  – conferma la funzione calmieratrice dei bacini, che aumentano le riserve proprio mentre i grandi corsi d’acqua riducono le portate; ciò rappresenta una garanzia per le disponibilità idriche, ma anche in funzione della salvaguardia idrogeologica” “Verso l’aggravarsi dei problemi idrogeologici del Paese a causa della crisi climatica – prosegue Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – la politica non può avere un atteggiamento meramente notarile, limitandosi  alla dichiarazione degli stati di calamità, che ristorano solo il 10% dei danni. La sistemazione del territorio è condizione indispensabile per lo sviluppo. Per questo – prosegue Gargano – abbiamo presentato, lo scorso Settembre, il Piano Nazionale di Efficientamento della Rete Idraulica, composto da  858 progetti definitivi ed esecutivi, il cui iter potrà rispettare le scadenze comunitarie per i fondi del Next Generation EU: istruttorie completate  entro il 2023, realizzazione dei lavori e rendicontazione finale entro il 2026.”