BOLOGNA (8 maggio 2007) – Giunge dall’agricoltura e dalle bonifiche
dell’Emilia Romagna la risposta più forte all’avvenuta dichiarazione dello
stato di emergenza, sul tema idrico, da parte del governo.

“Dei 120-140 milioni di metri cubi d’acqua irrigua che dovremo risparmiare
nel 2007 nel bacino irriguo del Po (dal Piemonte alla foce), solo nella
nostra regione saremo in grado di razionalizzarne ben 110 milioni”. Lo ha
dichiarato Emilio Bertolini, presidente dell’Unione regionale bonifiche
emiliano romagnole (Urber) durante la giornata di presentazione del “Piano
di conservazione delle acque”, adottato per la prima volta dai Consorzi di
Bonifica Parmigiana Moglia Secchia (Bpms, con sede a Reggio Emilia) e
Bentivoglio Enza (con sede a Gualtieri), gli enti principali utilizzatori
dell’impianto di Boretto per il sollevamento d’acqua da Po.

“L’applicazione innovativa e sperimentale di questo piano – ha introdotto
Lino Zanichelli, assessore regionale all’ambiente e allo sviluppo
sostenibile – è stata sostenuta dalla nostra Regione con un impiego di
risorse di 220.000 euro. Un percorso che discende dal Piano di tutela delle
acque e va nella direzione della nostra regione di attuare una politica di
risparmio idrico – a parità di qualità delle produzioni – che abbiamo
intrapreso dal 2003”.

Quale è il percorso virtuoso che ha portato i due consorzi di bonifica
reggiani a eccellere nella strada del risparmio? Lo hanno spiegato Salvatore
Vera, direttore della Bpms e Raffaele Monica, direttore dell’Area tecnica e
ambientale della bentivoglio Enza. Attraverso il Piano di conservazione
delle acque è stato innescato un percorso virtuoso per migliorare le
efficienze, gli impianti e la gestione dei sistemi di Bonifica. Progetti
infrastrutturali in cantiere, riduzione degli sprechi, implementazione di
“Irrinet” (il sistema per individuare con precisione il volume e il momento
dell’irrigazione sull’intero territorio regionale), organizzazione della
distribuzione delle acque, recupero delle acque dei sistemi di depurazione:
per il futuro si ipotizza di riutilizzare anche le acque reflue
dell’impianto di Mancasale. Una nota: già ora gli agricoltori nella
maggioranza dei coltivi riescono a mantenere i livelli irrigui al di sotto
delle idroesigenze della letteratura scientifica.

“E’ stato anche coi Piani di conservazione sostenuti dalla Regione che già
dal 2006 – ha aggiunto Emilio Bertolini – siamo stati in grado di
risparmiare ben 90 milioni di metri cubi di acqua non prelevati da Po”.

“L’Emilia-Romagna è oggi in Italia l’unica regione in grado di ridurre il
consumo irriguo senza deprimere la qualità delle produzioni – ha aggiunto
Tiberio Rabboni, assessore regionale all’agricoltura – Negli ultimi anni
abbiamo dedicato molte risorse al finanziamento di progetti di ricerca e a
sperimentazioni agricole. Da questa scelta sono scaturiti servizi innovativi
come “Irrinet” che hanno già dimostrato enormi potenzialità di sviluppo e di
applicazione. Altre acquisizioni innovative saranno disponibili a breve. A
breve saranno operativi anche alcuni fondi regionali per aiutare le imprese
a rinnovare i sistemi irrigui aziendali. Altrettanto importante è che alcuni
Consorzi di Bonifica abbiano già introdotto la tariffa binomia che considera
sia le superfici irrigate che il consumi effettivo di acqua. Questa scelta
dovrà ora, necessariamente, essere generalizzata. Così facendo in pochi anni
ridurremo in modo significativo l’attuale consumo irriguo. Per questo
chiediamo legittimamente un analogo impegno alle altre regioni del bacino
irriguo del Po, Piemonte, Lombardia e Veneto, che come sappiamo consumano
diciannove volte l’acqua prelevata dall’Emilia Romagna”.

Emblematico, tra i commenti di una sala gremita in via Aldo Moro, quello di
Paolo Mannini, direttore dell’ufficio agronomico Canale Emiliano Romagnolo,
l’ente che ha attuato 30 anni di ricerca idrica giungendo sino alla
realizzazione del sistema “Irrinet : “I Piani di conservazione dei due
consorzi reggiani sono sicuramente all’avanguardia nel panorama europeo del
risparmio idrico”.