“Coi finanziamenti previsti dal Piano irriguo nazionale (Pin) – cui la Finanziaria 2007 ha destinato oltre 900 milioni di euro – si avvia una politica di sapiente governo, uso e riutilizzo dell’acqua, per garantire la risorsa ad una delle agricolture più sviluppate del Paese”. Lo ha detto Emilio Bertolini, presidente Unione Bonifiche Emilia Romagna, a margine del Consiglio straordinario Anbi che si é svolto oggi sulla motonave Stradivari a Lido Po di Boretto (Re).
In particolare coi fondi stanziati dal Pin si attiveranno in Emilia Romagna 18 cantieri per un complessivo valore di 125 milioni di euro di opere realizzate dai Consorzi di bonifica al duplice scopo di rendere più efficiente la rete irrigua e razionalizzare l’uso della risorsa. Tra gli interventi più importanti il potenziamento del comparto irriguo del Molato nel Piacentino (15 milioni), l’adeguamento del Canale circondariale nel Ferrarese (18 milioni) e il completamento del distretto Santerno-Senio nell’Imolese (20 milioni).
“Ma il Pin non è ancora completato nella nostra regione – aggiunge Bertolini – ci sono infatti altri 15 progetti per complessivi 130 milioni, già da tempo istruiti e approvati dal Ministero, immediatamente cantierabili, nonché nuovi progetti legati agli obiettivi del Pta (Piano tutela acque) regionale per cui mancano le risorse. Ci auguriamo che nella prossima Finanziaria si trovi la copertura necessaria per queste opere di importanza strategica per la rete irrigua della regione”.
In questi anni di risorse idriche calanti il sistema bonifica dell’Emilia Romagna ha operato concretamente per un corretto uso della risorsa idrica, anche utilizzando precedenti finanziamenti statali. Così, ad esempio, è nata una esperienza pilota che ha consentito di recuperare quasi la metà dell’acqua distribuita ad un comprensorio di 140.000 ettari tra Reggio Emilia e Ferrara, pari a 80-90 milioni di metri cubi per ogni stagione irrigua. Grazie ad un accordo fra diversi Consorzi si è creato un sistema di pluriutilizzo delle acque pompate da Po all’altezza dell’impianto di Boretto. Al termine del comprensorio irriguo del Consorzio della Bentivoglio-Enza le acque non trattenute dai terreni dopo l’irrigazione, anziché tornare in Po, sono state reinserite nel sistema del Consorzio Parmigiana, Moglia- Secchia, la quale le riconsegna, a conclusione dei suoi utilizzi, alle Terre dei Gonzaga nel Mantovano e, da qui, attraverso il Consorzio di Burana sino al territorio ferrarese. Il risultato? “Perdite ridottissime e abbattimento dei costi, visto che l’acqua da Po è pompata una sola volta”, spiega Bertolini.
“Abbiamo attuato questo percorso virtuoso con interventi strutturali e organizzativi condivisi tra i diversi consorzi. Il prosieguo di queste gestioni virtuose ci spinge a chiedere di impegnare anche la Finanziaria 2008 sul tema delle dotazioni strutturali per scopi irrigui. Insomma, chiediamo risorse ma abbiamo anche dimostrato di saperle spendere”.