ANBI – Roma, 4 novembre 2016 – Il rischio idrogeologico aumenta fortemente in occasione di un terremoto, che non solo mina la staticità delle infrastrutture idrauliche, ma altera la morfologia del territorio. “L’azione di controllo del territorio operata dai Consorzi di bonifica è scattata subito dopo i primi eventi sismici e prosegue costantemente da settimane.  Il terremoto ha colpito i comprensori di 3 consorzi di bonifica: Reatina, con sede a Rieti; Tevere Nera, con sede a Terni; Marche, con sede a Pesaro; operano in stretta collaborazione e continueranno a farlo, perché le conseguenze sul rischio idrogeologico, provocate dal terremoto, si  valuteranno anche su tempi medio-lunghi.” Ad evidenziarlo è Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), che visse, in prima persona, il dramma del terremoto in Emilia Romagna, contribuendo, come presidente del Consorzio di bonifica modenese, alla difficile gestione idraulica post-sisma. Un problema emergente, dalle gravi conseguenze (tutte ancora comunque da valutare) sull’assetto idrogeologico, è ora l’abbassamento dei terreni  (decine di centimetri) in alcune zone terremotate: è evidente che un terreno depresso, in caso di pioggia, non riesce più a far defluire naturalmente l’acqua, tendendo ad allagarsi e quindi sarà necessario studiare nuove reti di sgrondo idrico con la realizzazione di infrastrutture (canali e centrali idrovore), bisognose di investimenti. In Umbria, a destare le maggiori preoccupazioni (quindi costantemente monitorato) è il fiume Nera, di cui il Consorzio di bonifica Tevere Nera tiene sotto controllo la staticità delle sponde ed il regolare fluire delle veloci acque, che potrebbe essere improvvisamente ostruito da cadute di alberi o crolli di manufatti a ridosso dell’alveo. Nel centro di Terni è "osservato speciale" il canale Sersimone a causa della vetustà degli argini. Nel Lazio, il Consorzio di bonifica Reatina, che ha già operato per un mese ad Accumuli, sta verificando la staticità della rete idraulica (sponde ed edifici), in gran parte risalente agli anni ’40; altra incognita sono le conseguenze sotterranee dei sommovimenti tellurici, che potrebbero avere attivato frane e faglie, le cui conseguenze saranno riscontrabili nel tempo a venire. In particolare, a preoccupare è l’impianto idrovoro di Ripasottile, in comune di Colli sul Velino, già danneggiato dal terremoto umbro del ’98 e da quello de L’Aquila; dall’efficienza di tale impianto dipende la sicurezza idraulica di ben 5.000 ettari, che "scaricano" le acque nel lago di Ripasottile, da dove vengono "gettate" nel fiume Velino grazie alle pompe della centrale idrovora. Il terreno paludoso non favorisce la verifica di eventuali danni. Nelle Marche, sono le dighe (Gerosa, San Ruffino, Cingoli, Rio Canale e Mercatale) ad essere costantemente monitorate dal Consorzio di bonifica Marche in collaborazione con l’Ufficio Dighe di Perugia. Nessuna anomalia è stata finora registrata. Infine va sottolineato che tutte le azioni svolte dai Consorzi di bonifica sono realizzate in collaborazione con le Autorità preposte (Protezione Civile, Ufficio Dighe, Vigili del Fuoco).