Lugo, 15 luglio 2021 – Pochi giorni fa l’ANBI (Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue) aveva diramato una preoccupante nota stampa nazionale la cui sintesi è: “non piove più e gli effetti del cambiamento climatico colpiscono in modo evidente il territorio bolognese e romagnolo; con le ultime, scarse, precipitazioni cadute per lo più “a macchia di leopardo” in Romagna che risalgono a oltre 40 giorni fa. Un trend che si ripete dopo l’anno più siccitoso in tempi recenti, cioè il 2020, a conferma dello stabilizzarsi di una situazione di criticità idrica, accentuata dall’emergenza climatica. Infine, lo stato del fiume Po preoccupa per la precoce discesa del livello: è da lì, infatti, che trae origine il canale C.E.R., che trasporta risorsa idrica dal Ferrarese a Rimini lungo un tracciato di 135 chilometri”.

Preoccupazioni che vengono confermate anche dai dati raccolti e appena elaborati dal Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale, sul cui territorio di competenza il valor medio della pioggia del periodo gennaio-giugno dal 1993 al 2021 è pari a circa 274,33 mm. Rispetto a tale media, la piovosità del medesimo periodo nell’anno 2021 presenta un valore pari a 85,5 mm, equivalente a circa il 31% del valore medio. Rispetto a tale valore, si registra quindi un deficit di circa il 69% rispetto alla media della pioggia nel medesimo periodo. Dati analoghi a quelli registrati anche nel 2020.

Anche a causa di questo andamento climatico estremamente arido, il volume di acqua prelevato quest’anno dal CER per l’irrigazione nella Romagna Occidentale al 30 giugno 2021 è di circa 30.500.000 metri cubi (a pari periodo, nel 2020 sono stati circa a 30.700.000 metri cubi, confermando quindi un sostanziale allineamento fra le due annate).

Il Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale, per quanto riguarda la propria area di competenza, è quindi intervenuto nell’attività di fornitura di acqua per l’irrigazione già dai primi di marzo (di norma la stagione irrigua “regolare” inizia a metà marzo e si conclude a fine ottobre) e con il passare dei giorni, delle settimane, dei mesi la richiesta è via via aumentata. Distribuzione che, si ricorda, in pianura avviene attraverso tubazioni interrate in pressione o canali vettori a cielo aperto, attingendo dal CER – Canale Emiliano Romagnolo, mentre in collina sfruttando l’acqua convogliata nei bacini d’accumulo interaziendali (i laghetti artificiali), che allo stato attuale garantiscono un accumulo di circa 2 milioni di metri cubi a servizio di 532 aziende (già in progetto la realizzazione e l’ampliamento dei bacini per altri 1,5 milioni di metri cubi a servizio di altre 142 aziende).

Sottolineano dal Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale: «Nel territorio di pianura attualmente viene distribuita acqua per usi irrigui a circa 4.500 aziende agricole per una superficie complessiva di quasi 38.000 ettari. Si stima che questa importante attività preservi una produzione di circa 70 milioni di euro, che andrebbe persa senza l’approvvigionamento irriguo. A ciò si aggiunge il beneficio economico apportato dall’indotto costituito da tutte le attività della filiera agro-alimentare. Né vanno trascurate le esternalità positive rappresentate dal mantenimento di un paesaggio verde che, senza colture, sarebbe destinato a evolvere rapidamente verso la desertificazione e dal presidio che l’insediamento di attività produttive garantisce verso i fenomeni di dissesto idrogeologico».