Osservatorio ANBI sulle risorse idriche. Le piogge rimpinguano i fiumi, ma non il Po. Indicatori idrici in alcune zone d’Italia sono inferiori al 2017, anno di grande siccità. L’ up and down delle portate indebolisce gli argini ed aumenta il rischio idrogeologico

Roma, 6 maggio 2021 – Parafrasando una terminologia climatica, la si potrebbe definire escursione idraulica, indicando un repentino sbalzo nei livelli dei corsi d’acqua; è un fenomeno accentuatosi con la crisi climatica e che indebolisce la tenuta degli argini, aumentando il rischio idrogeologico: a segnalarlo è l’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI)  attraverso i dati del report settimanale dell’Osservatorio sulle Risorse Idriche, che indica una generalizzata ripresa delle portate a seguito di abbondanti precipitazioni.

Una significativa eccezione è però il fiume Po che, segnalato in crescita nel tratto piemontese, è praticamente dimezzato rispetto alla media man mano, che si avvicina al delta, sia in Lombardia che in Emilia Romagna, pur rimanendo al di sopra di conclamati livelli di magra. Un confronto esemplifica la precaria situazione: lo scorso anno, in questo periodo, si evidenziava che, nonostante le piogge, il Po dovesse ancora recuperare, al rilevamento di Pontelagoscuro, 720 metri cubi al secondo rispetto a Maggio 2019; oggi a quel deficit bisogna  aggiungere ulteriori mc. 361! Un po’ di sollievo dovrebbe arrivare dall’innalzamento delle temperature, perchè comporterà la progressiva fusione del manto nevoso, tuttora presente in montagna.

In Aprile, sul Piemonte si è registrato un calo di quasi il 40% nelle piogge (fonte: A.R.P.A. Piemonte); ciò nonostante, l’unico fiume  idricamente deficitario rispetto ad un anno fa è la Dora Baltea, la cui portata, anche nel tratto valdostano, dopo settimane eccezionalmente positive, sta rientrando nella media mensile.

Tutte in ripresa sono le portate dei fiumi dell’Emilia Romagna, ma Savio e Reno restano sotto la media storica di Maggio, mentre in pochi giorni l’Enza la supera di quasi 5 volte (mc/sec 36,8 contro una media di mc./sec 7,7). Nella stessa regione restano scarse le piogge sulle pianure costiere: basti pensare che a Nord del fiume Reno, dall’inizio dell’anno idrologico (1 Ottobre) al 2 Maggio, sono caduti mm. 296,1; nello stesso periodo del  siccitoso 2017 ne erano caduti mm. 305,1!

“In questa situazione emerge preponderante l’importanza della funzione stabilizzatrice del Canale Emiliano Romagnolo, che garantisce costanza di apporti irrigui ad uno dei territori più importanti per l’agricoltura italiana” commenta Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI.

Seppur in crescita restano sotto media i laghi di Como e Maggiore, mentre superano tale limite sia il lago di Garda che l’Iseo, autore di una performance , che lo ha portato a crescere di 46 centimetri in soli 5 giorni e di quasi un metro  in un mese.

Crescono su buoni livelli l’Adige e gli altri fiumi veneti , mentre tornano sopra la media i fiumi toscani, ma non l’Ombrone.

Ad eccezione del Potenza, i fiumi delle Marche hanno livelli superiori al 2019, ma largamente inferiori al 2018 (l’altezza idrometrica del Tronto è di 44 centimetri, ma erano 198 nel 2018!); la quantità d’acqua trattenuta negli invasi della regione (circa 46 milioni di metri cubi) è la più bassa dal 2017.

Nel Lazio, il fiume Tevere sta segnando il record del recente quinquennio; bene anche il  Liri-Garigliano così come il lago di Bracciano.

In Campania, il fiume  Sele si presenta in calo uniforme, mentre è costante il Sarno; il Volturno appare nel complesso stazionario, mentre sono in aumento i livelli del Garigliano; i dati idrometrici risultano complessivamente superiori alla media dello scorso quadriennio. Stabile è il lago di Conza della Campania, mentre gli invasi del Cilento si segnalano in lieve diminuzione.

Al Sud, nonostante l’avvio della stagione irrigua e la mancanza di piogge, continuano ad aumentare le disponibilità idriche nei bacini della Basilicata (+111,21 milioni di metri cubi sull’anno scorso), mentre sono in lieve calo quelle pugliesi (diminuiscono di quasi 2 milioni di metri cubi, ma restano a Mmc. +116,15 sul 2020).

Segnalano, infine, un recupero, le disponibilità idriche negli invasi della Sicilia, dove continuano a mancare, però, circa 81 milioni di metri cubi d’acqua rispetto al già siccitoso 2020 (fonte: Dipartimento Regionale Autorità Bacino Distretto Idrografico Sicilia).

“L’andamento pluviometrico sta condizionando un avvio non omogeneo della stagione irrigua; in particolare, destano preoccupazione alcuni confronti negativi con il 2017, anno di siccità con gravi ripercussioni sull’economia agricola” conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.