Mentre Sicilia e Calabria sono ancora battute dal maltempo e paradossalmente nel Veneto c’è preoccupazione per la siccità, in altre regioni d’Italia si registrano già temperature primaverili, prologo allo scioglimento delle abbondanti nevicate dei giorni scorsi ed elemento di rischio per le zone a maggiore criticità idrogeologica. Nelle zone interessate, ad iniziare dall’Appennino Tosco-Emiliano (nel solo comprensorio modenese e bolognese è stimato un accumulo nevoso pari a 50 milioni di metri cubi d’acqua, cioè 120 volte la capienza del locale stadio Braglia) i consorzi di bonifica stanno procedendo alle manovre idrauliche necessarie a gestire il previsto incremento di apporti idrici.
“Operiamo comunque – precisa Massimo Gargano, Presidente dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni (A.N.B.I.) – in una conclamata situazione di insufficienza idraulica, come abbiamo ribadito proprio pochi giorni fa, presentando la Proposta di Piano per la Riduzione del Rischio Idrogeologico, che segnala la necessità di 2.943 interventi per un importo complessivo di 6.812 milioni di euro. E’ opportuno anche ricordare che, secondo il Ministero dell’Ambiente, a rischio idrogeologico sono 6.633 comuni (82% del totale) e 2.951.700 ettari (9,8% della superficie italiana).
A latere va evidenziato un altro aspetto: l’acqua, quindi anche la neve, è il combustibile per la produzione idroelettrica. Ogni anno, gettiamo a mare inutilizzati, 8 miliardi di metri cubi, cioè 8.000 miliardi di litri di acqua piovana, cui aggiungere quest’anno le eccezionali nevicate, registrate in numerose zone d’Italia. Ciò per assenza di un’adeguata rete di impianti per la produzione microelettrica e di quel Piano Nazionale degli Invasi, che da anni chiediamo per trattenere le acque, quando arrivano e rilasciarle nei momenti di necessità. E’ incredibile, ma probabile, che nei prossimi mesi ci si trovi a rimpiangere quella neve, che la nostra imprevidenza ci porta a vedere come problema e non come risorsa.”