Roma, 3 dicembre 2020 – Sono le piogge a condizionare fortemente l’attuale congiuntura delle risorse idriche italiane: è quanto emerge dai dati del settimanale bollettino dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche. Incomparabili i dati con l’anno scorso, quando forti perturbazioni colpirono l’Italia, sono comunque sotto media la gran parte dei corsi d’acqua; in calo anche i livelli dei grandi laghi settentrionali con il solo Garda sopra la media storica. E’ questa una situazione favorevole, considerati il riposo delle campagne e le ondate di maltempo previste in questi giorni – commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – Per questo, gli enti di bonifica ed irrigazione hanno già provveduto allo svasamento della gran parte dei  180.000 chilometri di alvei in gestione al fine di svolgere le consuete manutenzioni in vista delle possibili ed attese precipitazioni autunno-vernine.” Largamente sotto media sono tutti i principali fiumi dell’Emilia Romagna (Savio, Secchia, Reno, Taro, Trebbia), così come restano praticamente dimezzate le portate del fiume Po; pur con soli 2,38 milioni di metri cubi invasati restano invece nella media i bacini piacentini di Molato e Mignano. Rimangono stabili, seppur in leggerissima ripresa, le portate dei fiumi piemontesi (Maira, Pesio, Tanaro, Stura di Lanzo, Sesia), mentre calano quelle del fiume Adda in LombardiaRestano nella media le altezze idrometriche dei corsi d’acqua veneti (Adige, Bacchiglione, Livenza, Brenta) con il solo Piave a segnare performance in crescita a seguito dell’andamento pluviometrico sulle fasce montane. Sorprendente è l’andamento dei fiumi toscani con portate “siccitose” (l’Arno segna 9,65 metri cubi al secondo contro una media storica del periodo pari a mc/sec 92,17! Serchio: mc/sec 11,9  contro una media di  mc/sec 81,59; Sieve: mc/sec 2,28 ma la media è mc/sec 10.86; Ombrone: mc/sec 4,74 contro una media di mc/sec 36,76). Nel Lazio, il fiume Tevere è leggermente sotto media mentre più marcato, secondo i dati del Centro Funzionale Multirischi di Regione Campania, è il deficit idrico dei fiumi Liri-Garigliano e Sacco, così come del lago di Bracciano. In calo anche i fiumi campani (Garigliano, Volturno, Sele), mentre il bacino di Piano della Rocca sul fiume Alento ha raggiunto il 30% della capacità e l’invaso di Conza sul fiume Ofanto, pur in crescita, aumenta il deficit sullo scorso anno, ora pari a 8,6 milioni di metri cubi. Seppur in una situazione di marcato rischio idrogeologico, migliorano le condizioni delle riserve idriche nei bacini di Puglia (risalite a 53,97 milioni di metri, ma con un deficit di Mmc. 66,74 sullo scorso anno), e Basilicata (Mmc 158,21; nel 2019: Mmc. 203,06 cioè – 44,85 milioni di metri cubi). In Calabria (dati del Centro Funzionale Multirischi di ARPACAL) alla diga di Sant’Anna sul fiume Tacina sono invasati 5,9 milioni di metri, miglior perfomance del recente quadriennio, mentre alla diga di monte Marello sul fiume Angitola sono trattenuti Mmc. 7,37 inferiori, però, sia al 2017 che al 2018. Permane critica la condizione dei bacini della Sicilia dove, rispetto all’anno scorso, sono presenti quasi 100 milioni di metri cubi d’acqua in meno: Mmc. 299,13 contro Mmc. 396,28 del 2019. “E’ l’ennesima conferma del paradosso italiano, dove convivono siccità e rischio idrogeologico, accentuati dalla crisi climatica, cui si può rispondere solo aumentando la capacità di resilienza dei territori – aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – Ne è testimonianza anche l’eccezionale quantità di pioggia, che ha provocato la drammatica alluvione di Bitti in Sardegna: in un giorno sono caduti 328 millimetri d’acqua, mentre nell’intero mese di Novembre 2019 ne erano caduti 137,6 e nello stesso mese del 2018 erano stati 79,2: un’autentica bomba d’acqua sul nuorese, cui solo la funzione di laminazione delle dighe ha evitato conseguenze ancora più gravi. Per questo, nel 2017, proponemmo l’obbiettivo di 2.000 invasi medio-piccoli da realizzare in 20 anni e per questo il Piano ANBI per l’Efficientamento della Rete  Idraulica propone oggi la realizzazione di 23 nuovi bacini, il completamento di altri 16 e la manutenzione straordinaria di ulteriori 90. Con un investimento di circa 2 miliardi si migliorerebbe la gestione delle acque di superfice, garantendo al contempo quasi 10.000 posti di lavoro. La nostra proposta è affidata al Governo.”