REGGIO EMILIA (20 maggio 2011) – Duecento persone, quindici relatori internazionali, oltre quaranta enti rappresentati e un’idea molto forte: “il patrimonio del Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale è di tutti, ecco come si intende renderlo fruibile a tutti”.


“E’ un nuovo passo per essere vicino alle persone e aumentare il livello di partecipazione e coinvolgimento dei 220.000 consorziati per un’attività trasparente e condivisa. In tre parole queste giornate per noi significano innovazione, tecnologia e condivisione”. Sono le parole di Marino Zani, presidente del Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale, che così ha presentato il primo meeting internazionale multidisciplinare “Il paesaggio della Bonifica. Territori, architetture, sinergie per un patrimonio da valorizzare”, in calendario dal 19 al 21 maggio 2011, presso l’Aula Magna Manodori, Ex Caserma Zucchi, Università degli Studi di Modena e Reggio, viale A. Allegri 9 – Reggio Emilia.
La tre giorni emiliana ha riunito esperti, studiosi, cittadini e associazioni con l’obiettivo di concordare insieme nuove strategie di valorizzazione del patrimonio consortile, così ancora più fruibile il mondo della bonifica alle persone condividendo le attività, le funzioni, gli obiettivi e strategie future del consorzio.
“Presentiamo un nuovo progetto – ha aggiunto il direttore Vito Fiordaligi, che con Chiara Visentin dell’Università degli studi di Parma, dipartimento di Architettura, ha illustrato lo studio sul patrimonio architettonico e ambientale dei paesaggi della Bonifica – che ha mappato per la prima volta le principali infrastrutture di bonifica (impianti, canali e casse d’espansione) della rete consortile e propone un nuovo approccio di fruibilità del nostro patrimonio. Ne è nato un libro e, anche, un itinerario nella bassa tra impianti, luoghi e prodotti. Ora proponiamo una sinergia con gli enti locali e le associazioni, per creare un vero e proprio circuito”
“L’Urber (Unione regionale delle bonifiche Emilia Romagna) e l’Anbi (Associazione nazionale delle bonifiche delle irrigazioni e dei miglioramenti fondiari) hanno voluto essere presenti – spiega Massimiliano Pederzoli, presidente Urber – per sottolineare il ruolo delle bonifiche in difesa del territorio, a tutela dell’uomo e delle attività produttive. Uomini e impianti, nostro patrimonio, sono la bonifica: applicano il principio di sussidiarietà, riconosciuto anche dalla Costituzione Italiana”.
“Riteniamo il Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale – dichiara Mirko Tutino, assessore provinciale alla pianificazione, al paesaggio e all’ambiente – un ente indispensabile per tutelare la qualità ambientale del territorio. Quale strumento migliore di questo incontro per rendere nota ai cittadini tale importanza?”
“Questa iniziativa di confronto – aggiunge Ugo Ferrari, assessore alle risorse del territorio, Comune di Reggio Emilia – spazia su temi rilevanti come la sicurezza idraulica in passato, il paesaggio, oggi: la tutela del sistema di bonifica sono gli elementi essenziali per scommettere su di un territorio di qualità”.
Tra i saluti delle autorità Stefano Vitali, sovrintendente archivistico per l’Emilia Romagna, Giuseppe Bortone, direttore generale Ambiente e difesa del suolo e della costa, Regione Emilia Romagna, Stefano Pezzoli, Istituto beni culturali dell’Emilia Romagna (Ibc), Lorenzo Ferretti Garsi, capo delegazione Fondo ambientale italiano Reggio Emilia (Fai), Rossella Cantoni, presidente Istituto Alcide Cervi e Biblioteca Archivio Emilio Sereni, Giuliano Manfredi, delegato Associazione dimore storiche italiane (Adsi).
Nel corso del meeting è stata presentata la pubblicazione “Dimore storiche” dell’acqua, a cura di Maria Cristina Costa e Francesco Lenzini, che, nelle “Giornate delle Dimore Storiche” di sabato 28 e domenica 29 maggio sarà distribuita in omaggio a tutti i visitatori degli impianti del Consorzio. L’iniziativa è promossa dal Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale e dall’ Adsi, Associazione dimore storiche italiane.

LA SINTESI DEL CONVEGNO: PRESENTATI ANCHE CASI USA E INGLESI
Oltre le mappe, le foto e i restauri: così vive in Italia un patrimonio unico

La prima sessione di interventi tematici, è stata aperta dal chairman Walter Baricchi, presidente Ordine degli architetti di Reggio Emilia, coordinatore Federazione ordini architetti regione Emilia Romagna col tema “Uomo e architettura”. A seguire l’intervento di Franco Farinelli, Alma Mater Studiorum di Bologna, direttore Istituto di Geografia: “Ancora si crede che la mappa sia la copia della Terra senza accorgersi che è il contrario – spiega–: è la Terra che fin dall’inizio ha assunto, per la nostra cultura, la forma di una mappa, e perciò spazio e tempo hanno guidato il nostro rapporto con essa. La mappa cartografica ha contribuito alla rappresentazione del territorio prima ancora dell’invenzione del paesaggio”.
“Nel raccontare la nostra pianura – aggiunge Paolo Barbaro, Università degli Studi Parma, Centro studi e archivio della comunicazione (Csac) –, i fotografi hanno compiuto, nel tempo, un percorso di complessa integrazione. Si tratta di raccontare in termini di paesaggio, il luogo forse più intensamente e anticamente antropizzato del pianeta”.
“Un esempio è il paesaggio dell’Agro pontino – spiega Rosalia Vittorini, Università degli Studi Roma Tre, facoltà di Ingegneria, chair DoCoMoMo Italia, associazione che ha patrocinato il meeting – che trova i suoi caratteri fondativi e identitari nel paesaggio della bonifica fatto di strade, canali, opere idrauliche, case coloniche, borghi rurali, città di fondazione. Un paesaggio costruito negli anni Venti e Trenta del Novecento attraverso una organica operazione condotta dal regime fascista tramite l’Opera nazionale combattenti, di bonifica agraria e trasformazione fondiaria che affiancava la bonifica idraulica di un vasto territorio paludoso”.
Lo studio presentato da Federica Ottoni, Università degli studi Parma, dipartimento di Ingegneria civile, dell’Ambiente, del Territorio e Architettura, mostra la metodologia seguita in una strategia di restauro della Rocca di Fontanellato che non si esaurisca nelle mura del castello ma che, seguendo la via privilegiata dei segni d’acqua, trasferisca le tracce di una complessità di rapporti tra elemento strutturale e architettonico e organizzazione politica e territoriale dello spazio intorno, valorizzandolo.
Dunia Mittner, Università degli studi di Padova, facoltà di Ingegneria, dipartimento di Architettura, Urbanistica e rilevamento, ha mostrato, con l’ausilio di diverse immagini, come il sistema delle acqua possa servire per vari scopi, come per la distinzione delle diverse parti della città.
“Gli impianti di bonifica – spiega Francesco Lenzini, Associazione dimore storiche italiane (Adsi), delegazione di Reggi Emilia – Politecnico di Milano, Scuola Dottorato – rappresentano una chiave per interpretare un territorio solo apparentemente naturale e viceversa fortemente artificiale, costruito, molto prima di essere edificato da coloro che lo hanno risanato e reso fertile”.
La seconda sessione di interventi tematici, che si è avvalsa di Giuliano Cervi, architetto del paesaggio, in qualità di chairman, ha toccato il tema “Uomo e natura”.
Andrew McGill e Russel Mitchell, hanno sottolineato come il Linsday Marsh Drainage Board di Lincolnshire, Inghilterra, del quale ricoprono rispettivamente la carica di presidente esecutivo e di direttore, sia il singolo consorzio di bonifica più grande del Regno Unito: ricopre infatti un’area di circa 51.000 ettari ed è il consiglio leader all’interno di un consorzio la cui area totale è di 96.000 ettari.
“Nell’ambito dei processi di pianificazione del territorio – spiega Tatiana Pellitteri, Urbim, Unione regionale bonifiche irrigazioni e miglioramenti fondiari per la Lombardia – la Regione Lombardia/Direzione Generale Agricoltura in collaborazione con Urbim ha predisposto il Piano generale di bonifica, di irrigazione e di salvaguardia del territorio rurale, che individua azioni e interventi con riferimento al territorio di bonifica (alta e bassa pianura) gestito dai consorzi, e alle risorse acqua e suolo”.
C’è stato anche chi, come Diane Yvonne Ghirardo, University of Southern California Los Angeles USA – Politecnico di Torino, facoltà di Architettura – , dopo aver esplorato le immagini presentate in cronache e in lettere pubblicate e non, ha confrontato dipinti, mappe e altro materiale visivo, concentrandosi sulle differenze tra immagini visive e descrizioni di immagini scritte e su come interpretare tale disparità.
“L’acqua è la condizione essenziale di per la vita di tutti gli esseri viventi e la sua qualità microbiologica è la principale sorgente di microrganismi patogeni dei prodotti alimentari”. Questa la tesi sviluppata da Andrea Pulvirenti, Università di Modena e Reggio Emilia, dipartimento di Scienze Agrarie e degli alimenti, direttore della Scuola di Dottorato in Scienze, Tecnologie e Biotecnologie Alimentari, che ha preso in esame le acque che vengono a contatto con le produzioni alimentari della Pianura Padana.
“È ai primi anni del ‘900 che risalgono i lavori per la realizzazione della Bonifica dell’Agro mantovano-reggiano, su un area a destra e a sinistra del fiume Secchia”, spiega Mara Chiarentin, Istituto mantovano di Storia contemporanea, che ha pure fornito un profilo dei braccianti nei cantieri della Bonifica dell’Agro mantovano-reggiano.
“Nell’analisi diagnostica delle caratteristiche del territorio – ha affermato Guido Ferrara, Università degli Studi di Firenze, dipartimento di Urbanistica e Pianificazione del Territorio – , le unità di paesaggio costruiscono uno dei supporti conoscitivi utili per giungere all’individuazione di linee di intervento per la conservazione e la progettazione e gestione ambientale. Gli obiettivi possono comprendere l’individuazione di modelli di assetto capaci di rendere compatibili le esigenze di sviluppo territoriale con quelle di stabilità ecologica, qualità ambientale, riqualificazione urbanistica e territoriale”.
Stefano Vitali, sovrintendente archivistico per l’Emilia Romagna, ha illustrato i caratteri della documentazione conservata negli archivi dei Consorzi di bonifica della regione, sottolineando come essi riflettano la peculiarità delle istituzioni che li hanno prodotti e considerando gli approcci di ricerca che consentono.

Un volume racconta come vivere in modo nuovo il patrimonio della Bonifica

Tra le prime iniziative per rendere fruibile il patrimonio del Consorzio dei Bonifica dell’Emilia Centrale c’è ora il volume “Il patrimonio architettonico e ambientale nei paesaggi della Bonifica – Valorizzazione e promozione della memoria dei luoghi” realizzato in collaborazione con il dipartimento di ingegneria civile, dell’ambiente, del territorio e architettura dell’Università degli studi di Parma.
In una pubblicazione a cura di Chiara Visentin, anche con testi di Gabriele Arlotti, Mauro Bigliardi, Raffaele Monica, Sara Torresan, Paola Zanetti, e le immagini di Giuliano Ferrari, schede dettagliate e immagini presentano le principali realtà consortili e le più importanti strutture, i canali e gli edifici appartenenti al patrimonio storico, paesaggistico e architettonico del Consorzio.
Il volume può essere richiesto al Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale mentre sul sito www.emiliacentrale.it in ‘Vivi la Bonifica’ è già a disposizione una serie di iniziative presenti nel comprensorio consortile da scoprire, tutto l’anno.