In Italia negli ultimi dieci anni sono stati cumulati in media 750 millimetri di precipitazione, 15 millimetri in meno rispetto al valore climatico di riferimento (in questo caso il trentennio 1971-2000). Il decennio è stato caratterizzato da notevole variabilità, con una certa tendenza ad un aumento delle precipitazioni nel corso degli ultimi anni.
Esaminando i quattro principali corsi d’acqua italiani (Po, Adige, Tevere e Arno), sulla base dei dati rilevati dagli Uffici idrografici regionali, si osserva una graduale diminuzione delle portate medie annue, ad eccezione del fiume Arno che presenta un andamento pressoché costante.  A dirlo stavolta non sono i “soliti” consorzi di bonifica, bensì i dati ISTAT, diffusi in occasione del 22 Marzo, Giornata Mondiale dell’Acqua.
Questo il commento di Massimo Gargano, Presidente A.N.B.I. (Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni), che prosegue: "Di fronte alla “tendenza all’aumento delle precipitazioni ma anche alla graduale diminuzione delle portate medie annue dei principali fiumi italiani”, la scelta, per il Paese, non può che essere il Piano Nazionale degli Invasi, perlopiù medio-piccoli, capaci tuttavia di dare concrete e sollecite risposte ad entrambe le evidenti conseguenze (aumento del rischio idrogeologico e minore disponibilità idrica), ma anche alla riduzione media delle riserve d’acqua. Ogni anno permettiamo ad un enorme patrimonio idrico di terminare inutilizzato in mare, accentuando contemporaneamente il rischio di disastrose alluvioni sui centri abitati. Trattenerlo, ridurne l’impatto ed utilizzarlo, secondo una logica multifunzionale (irrigazione, energia, ambiente) nei momenti di carenza, è l’evidente soluzione. I consorzi di bonifica, autonomamente, la stanno già perseguendo, ma serve un quadro nazionale di riferimento. Da anni, lo abbiamo proposto. Nel frattempo, continua il paradosso italiano del rischio idraulico: alluvioni d’inverno, siccità d’estate".