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Il dissesto idrogeologico ci costa due miliardi e mezzo all’anno. Il Governo non lasci soli i Consorzi di bonifica

Roma, 21 aprile 2020 – “Correva l’anno 2013 e l’allora Ministro, Mario Catania, annunciò la necessità di varare una legge contro l’eccessivo consumo del suolo. Da allora il provvedimento è fermo in Parlamento.” A ricordarlo anche quest’anno, pur in una situazione di emergenza sanitaria che continua necessariamente ad occupare le nostre attenzioni, è Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), in occasione della Giornata della Terra, che si celebra in tutto il mondo, il 22 Aprile. “Proprio la pandemia deve farci riflettere sull’unicità di risorse fondamentali come terra ed acqua, che altresì violentiamo quotidianamente. La cementificazione spesso incontrollata accentua il rischio idrogeologico, incrementato per l’estremizzazione degli eventi meteorologici, conseguenza dei cambiamenti climatici. L’impermeabilizzazione rappresenta la principale causa di degrado del suolo in Europa, in quanto comporta un rischio accresciuto di inondazioni, minaccia la biodiversità, contribuisce alla progressiva e sistematica distruzione del paesaggio soprattutto rurale. Non è mai superfluo ricordare che il 9,8% del territorio nazionale è costituito da aree ad elevata criticità idrogeologica, che interessano l’82% dei comuni.” L’intensa urbanizzazione, sviluppatasi senza tenere in alcuna considerazione le aree fragili dal punto di vista idrogeologico (alluvioni, frane, dissesti), il contemporaneo abbandono delle aree collinari e montane da parte della popolazione e delle attività agricole, i cambiamenti climatici acuiscono la fragilità del territorio. “Il consumo di suolo in Italia continua a crescere e si stima abbia intaccato ormai oltre 2.100.000 ettari del nostro territorio, diventando la prima causa di quel dissesto idrogeologico, che ogni anno costa mediamente 2 miliardi e mezzo di danni all’Italia – conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – Entro l’estate presenteremo un Piano Nazionale Strategico  di Manutenzione ed Infrastrutturazione Idraulica del Territorio; contestualmente torneremo a chiedere di concludere le tante opere incompiute, spesso ferme nelle pieghe della burocrazia e già costate troppo in termini di risorse pubbliche, chiediamo al Governo di non lasciarci soli in questo momento drammatico per il Paese.”