REGGIO EMILIA E MODENA – 293 interventi del Consorzio di
Bonifica dell’Emilia Centrale, tra Modena, Reggio e Mantova su canali di
irrigazione e di scolo (per la sicurezza idraulica), a rischio di
perforazione, dall’inizio di gennaio ad oggi. Le foto di questi giorni lo
documentano. "Quella della manutenzione – spiega Marino Zani, presidente dell’ente consortile che opera a cavallo di tre regioni e cinque province – è una
funzione fondamentale a presidio della sicurezza di un territorio dove si
produce il meglio del made in Italy agroalimentare, ma dove anche
l’antropizzazione della Pianura Padana richiede una sorveglianza costante a
beneficio della popolazione".


Perché questo appello oggi?
"Perché siamo intervenuti, prima del danno, su casi più eclatanti di altri
e, ancora una volta, in tempo. E’ proprio in questo periodo, infatti, –
spiega il presidente – che abbiamo il massimo invaso nella rete consortile
e, pertanto, le arginature sono sottoposte a notevole sollecitazione".
Quindi che succede?
A rispondere è Vito Fiordaligi, direttore dell’ente consortile: "Le
arginature costruite nei secoli passati, con terre del luogo e carriola
(oggi la geotecnica ci insegna che per le arginature occorrono terre adatte,
che siano impermeabili ma nel contempo abbiano una idonea resistenza
strutturale e siano messe in opera in determinate condizioni e con tecniche
particolari) possono presentare localmente punti critici, in cui l’acqua col
tempo inizia a incunearsi e a trascinare con se particelle di terreno sino a
realizzare perforazioni vere e proprie, e, ancor più pericolosa, la presenza
di tane e gallerie scavate dalle nutrie e dai gamberi della Louisiana che
amplificano drasticamente questo fenomeno, fenomeno questo più pericoloso in
quanto può presentarsi improvvisamente senza segni premonitori".
La soluzione che proponete?
"Un monitoraggio costante – risponde Paola Zanetti, dirigente del Consorzio
di Bonifica dell’Emilia Centrale e alla guida dei tecnici impegnati in
questa monumentale opera – sull’intera rete consortile. Obiettivo, cogliere
i primi segnali di infiltrazioni e, comunque, intervenire alla riparazione
degli argini prima degli allagamenti. Dall’inizio dell’anno mediamente
abbiamo svolto trenta interventi a settimana, naturalmente molti di più in
questo periodo di invaso. Lo facciamo costantemente su una rete di canali
che ha una lunghezza complessiva di 3.587 chilometri, superiore alla
distanza che divide, in linea d’aria, Reggio Emilia a Capo Nord, la località
più settentrionale d’Europa".
A rischio la sicurezza del territorio?
"No, proprio grazie al lavoro svolto – riprende Zani – e perché le
arginature presenti ci hanno difeso per secoli dalle esondazioni. L’opera di
manutenzione e sorveglianza operata negli ultimi cento anni dai Consorzi di
Bonifica difficilmente fa notizia se non nei casi eclatanti, però come ha
riconosciuto il ministro Galan all’assemblea Anbi, è proprio grazie a questo
silenzioso lavoro che manteniamo gli argini al riparo dall’erosione delle
acque o da frane e perforazioni, a beneficio della popolazione. Non si
esclude che si possano verificare fenomeni di rotture arginali improvvisi,
ma sono sempre limitati e circoscritti grazie al tempestivo intervento del
personale; in ultima analisi il continuo controllo e sorveglianza ci fa
stare tutti tranquilli".