Ad un mese e mezzo da quello, che è stato definito il più grave disastro ambientale nella storia del fiume Po (il 24 febbraio, migliaia di metri cubi di petrolio grezzo e idrocarburi defluirono nel fiume Lambro, raggiungendo successivamente la principale asta fluviale italiana),  il Consorzio Canale Emiliano Romagnolo (C.E.R.) ha eseguito un campionamento delle acque e dei sedimenti superficiali, in prossimità dell’opera di presa idraulica “Palantone” a Salvatonica di Bondeno; l’obbiettivo era valutare il rischio di inquinamento del Cavo Napoleonico e dell’asta del C.E.R. alla vigilia della stagione irrigua.  I risultati delle analisi, scaricabili dal sito www.consorziocer.it, sono rassicuranti per l’utenza: la qualità delle acque non è stata contaminata.  Il sistema di monitoraggio ed analisi delle acque del C.E.R. resterà comunque allertato ed ulteriori analisi verranno effettuate ove e quando se ne ravvisasse la necessità.   I 200 chilometri, che separano le barriere predisposte ad Isola Serafini dal punto di presa del C.E.R. e le contemporanee piene del Panaro, che hanno spinto le acque inquinate verso la sponda opposta del Po, hanno evitato che chiazze oleose ed idrocarburi raggiungessero l’impianto del Palantone.  “Lo scampato pericolo – commenta Massimo Gargano, Presidente dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni (A.N.B.I.) – non deve però far dimenticare, come purtroppo sta avvenendo, quanto si evidenziava, come priorità, nei giorni dell’emergenza: la necessità della prevenzione. Ancora oggi mi chiedo come possano accadere simili episodi: basterebbe applicare le norme di sicurezza ambientale, che si applicano alle aziende agricole. Se lo sversamento di petrolio fosse avvenuto fra qualche giorno, a stagione irrigua avviata, avrebbe comportato non solo gravi ripercussioni ecologiche, ma anche pesanti conseguenze economiche per il settore primario padano: il blocco dell’irrigazione comporterebbe, se prolungato nei giorni, danni per milioni di euro alle coltivazioni in campo.”