REGGIO EMILIA (28 gennaio 2010) – “Ci si pensi come un corpo unico, e non come una monade isolata, pensante ciascuna solo a se stessa: accolgo l’invito delle bonifiche per questo nuovo modello”, sono le parole con cui il presidente della provincia di Reggio Emilia Sonia Masini ha concluso ieri il convegno “Uniti per la sicurezza: una nuova proposta”.

 

E’ la proposta partita dal Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale, per realizzare una piattaforma territoriale per la sicurezza idraulica con gli enti locali: “un’idea che ha i carismi per divenire un modello nazionale – dice Tiberio Rabboni, assessore regionale all’agricoltura della Regione Emilia Romagna – perché nella nostra regione abbiamo dimostrato, innanzi a chi criticava, di sapere innovare e riformare nel segno dell’efficienza”.

 

“L’invito a lavorare con noi, oggi così ben accolto dagli enti – spiega Marino Zani di fronte a duecento persone, tra pubblico ed esponenti di enti intervenuti all’Aula magna Manodori dell’Università degli Studi di Modena e Reggio – è di fatto la migliore risposta al tema della sicurezza idraulica”.

 

“Condividere le competenze e sussidiarietà sono le parole d’ordine per operare assieme”, ha ricordato Alessio Picarelli, dirigente dell’Autorità di Bacino del Fiume Po.

 

“Pianificare assieme significa risolvere i problemi, e la montagna – ha spiegato Luciana Serri, presidente della Comunità Montana del Frignano – a fronte degli ultimi tagli della finanziaria, non può prescindere dalla proposta che oggi accogliamo”.

 

Il riordino, effettuato a partire dallo scorso ottobreha ricordato Emilio Bertolini, presidente Unione Regionale delle Bonifiche Emilia-Romagna – ha visto scendere i consorzi da 15 a 8 in regione, raggruppati per bacini idraulici omogenei. Ora è possibile concretizzare importanti obiettivi, superando i confini amministrativi”. Molto stupore hanno destato le immagini mostrate durante la relazione di Paola Zanetti, dirigente del Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale, che hanno evidenziato le situazioni di criticità, in un territorio sempre più urbanizzato in pianura e spopolato in montagna.

 

“La città – ha detto Ugo Ferrari, assessore alle Risorse del Territorio del Comune di Reggio Emilia – è consapevole dell’importanza della presenza dei consorzi di bonifica sul territorio. La sicurezza idraulica è un problema anche della città che, come tale, dobbiamo affrontare. Penso all’imminente urbanizzazione dell’area a Nord di Reggio”.

 

Sono molteplici i casi in cui le competenze del Consorzio di Bonifica si sono dimostrati risolutivi di condizioni di sofferenza (ad esempio, ogni qual volta si cementifica) o propositivi per scongiurare il ripetersi di alluvioni, come quelle del giugno 2008, a Poviglio, Brescello e Castelnovo Sotto. Ne ha parlato Raffaele Monica, dirigente del Consorzio di Bonifica, che con competenza e professionalità ha citato come esemplari alcuni casi in cui il lavoro congiunto tra enti e bonifica (già trenta le convenzioni in essere nel 2010) è un ottimo esempio di questo nuovo modo di operare: a Campegine per l’area industriale, a Soliera per una recente urbanizzazione, i 112 interventi realizzati in Appennino dal 2000, in accordo di programma.

 

Parte, quindi, da questa giornata “un nuovo modello di sinergia tra enti e Consorzi di Bonifica: questa proposta tipicamente emiliana (espressa da convenzioni) è da estendere a tutta la penisola come buona metodologia di lavoro” ha affermato Massimiliano Pederzoli, consigliere dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Miglioramenti Fondiari, che ha portato i saluti a nome del presidente dell’Associazione Massimo Gargano, assente per improvvisi e imprevisti impegni a Roma.

 

Per saperne di più e disporre delle relazioni: www.emiliacentrale.it