PREMESSA 

Da sempre, uno degli obiettivi prioritari del Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale è l’infrastrutturazione irrigua del proprio comprensorio. Nel territorio collinare e montano, questo obiettivo è perseguito progettando e realizzando invasi irrigui interaziendali nell’ambito delle misure del programma regionale di sviluppo rurale, o fornendo assistenza nella progettazione di invasi aziendali. Con queste opere si assicura una disponibilità di risorsa idrica anche nel periodo estivo, quando la portata dei corsi d’acqua naturali appenninici, aventi tutti carattere torrentizio, scende frequentemente al di sotto del minimo deflusso vitale. In pianura, la programmazione dei nuovi impianti irrigui è, invece, tutta incentrata sulla distribuzione dell’acqua del Canale Emiliano Romagnolo, opera idraulica di rilevanza nazionale che si alimenta con una derivazione da Po nei pressi di Bondeno nel ferrarese. Il C.E.R. fornisce in via pressoché esclusiva la risorsa idrica nel distretto di pianura della Romagna Occidentale, che si estende per circa 70.000 ettari tra il Sillaro ad ovest, il Reno a nord, il Lamone ad est e la via Emilia a sud. L’asta del canale taglia trasversalmente il distretto di pianura, lasciandone un terzo a monte ad una quota altimetrica più elevata. In quest’ultima porzione di comprensorio non vi è, quindi, alternativa ad una distribuzione dell’acqua del C.E.R. tramite un sistema di pompaggi e di condotte tubate in pressione. Si tratta di un territorio caratterizzato da un’elevata concentrazione di colture intensive, oltre che dalla presenza di importanti centri di commercializzazione e trasformazione di prodotti agricoli. Questa spiccata vocazione produttiva deve essere supportata da adeguate infrastrutture che soddisfino l’ingente fabbisogno idrico di tali attività. Già da tempo, quindi, lo staff di progettazione del Consorzio ha elaborato un modello di distribuzione irrigua per il territorio a monte del C.E.R., la cui più recente realizzazione è rappresentata dai lavori eseguiti nell’area tra Senio e Lamone nei Comuni di Faenza e Cotignola. In precedenza, il Consorzio ha realizzato altre opere di distribuzione irrigua in pressione, a partire dagli anni ’70, quando furono costruiti gli impianti “Selice” e “Tarabina” che attualmente servono un territorio di bassa pianura a valle del C.E.R., dell’estensione di circa 3.000 ettari, nei Comuni di Conselice ed Argenta. Successivamente, la progettazione irrigua del Consorzio si è sviluppata nella parte di comprensorio posta a monte del C.E.R., che ha visto la realizzazione dei distretti irrigui “Bagnara”, “Barbiano”, “San Mauro” e “Felisio” dell’impianto Santerno Senio e del distretto “Mordano-Bubano” dell’impianto Selice-Santerno, per una superficie complessiva di circa 3.400 ettari, suddivisa tra 864 aziende agricole. 

L’IDEA DEL PROGETTO – IL FINANZIAMENTO 

iò che colpisce nel paesaggio rurale della pianura ravennate è la vista di una campagna verde, con vaste distese di frutteti intervallate da stabilimenti industriali e commerciali. Si potrebbe pensare ad una terra ricca d’acqua. In realtà, in questo territorio, gli effetti dei mutamenti climatici si sono manifestati negli ultimi anni con particolare intensità, determinando, in alcuni momenti, una vera e propria emergenza idrica. La combinazione di scarsa piovosità e picchi di temperature sempre più elevati costituisce, infatti, una minaccia incombente, tanto da far affiorare l’ipotesi della desertificazione o, quantomeno, del progressivo inaridimento del suolo. Al riguardo, i dati annuali di piovosità non sono del tutto esaurienti. E’, infatti, consolidata la tendenza ad una maggior intensità delle singole piogge, con fenomeni che evocano una tropicalizzazione del clima, per cui, a parità di pioggia caduta nel corso dell’anno, minore è la quantità d’acqua che va ad alimentare le falde. Ciò ha portato ad un impoverimento complessivo delle risorse idriche che oramai scarseggiano non solo per gli usi produttivi, ma anche per quelli idro-potabili. In questo contesto di cronica carenza di risorse idriche, non si poteva ignorare la grande opportunità offerta dal Canale Emiliano Romagnolo. Come è noto, il C.E.R. ha una fonte di alimentazione esterna al bacino idrografico romagnolo, rappresentata dal fiume Po. La distribuzione dell’acqua vettoriata attraverso il C.E.R. ha, quindi, un impatto positivo sul bilancio idrico del territorio ravennate. In più, si tratta di acqua di superficie, il cui utilizzo può rimpiazzare efficacemente i prelievi da falda sotterranea, che, come noto, contribuiscono ad aggravare il fenomeno della subsidenza. Tutte queste considerazioni hanno spinto le istituzioni locali a cercare canali di finanziamento di opere di distribuzione dell’acqua del C.E.R. a beneficio di un territorio non più autosufficiente quanto a risorse idriche proprie. Questi canali sono stati trovati nel Ministero dell’Economia ed in Romagna Acque Società delle Fonti S.p.A., che hanno stanziato un finanziamento, rispettivamente, di 20.016.683,63 euro (legge finanziaria 2001, approvata nel dicembre 2000) e di 4.221.155,11 euro per opere di distribuzione idrica nell’area faentina a monte del C.E.R.. A questi importi si sono aggiunti i contributi finanziari del Consorzio e delle aziende agricole aderenti al progetto, pari, rispettivamente, a 634.771,05 euro e 624.912,85 euro. Si è, quindi, raggiunto l’importo totale di 25.497.522,64 euro. La condizione a suo tempo posta per ottenere il finanziamento era che vi fossero progetti cantierabili di opere a valenza plurima, quindi non limitata al solo settore agricolo. Tale condizione è stata soddisfatta dal Consorzio con il progetto esecutivo delle opere del Senio-Lamone, che si caratterizzano per la possibilità di alimentare, oltre alle condotte irrigue, anche reti acquedottistiche industriali a servizio dei distretti produttivi di Faenza e Granarolo e reti di acque grezze ad usi civili, ad esempio per irrigazione di aree verdi e lavaggio di strade. In fase di progettazione, si è quindi provveduto, in collaborazione con il Comune di Faenza e con la multiutility operante nella zona – oggi Hera Imola Faenza -, a valutare i fabbisogni idrici del comparto industriale ed a dimensionare di conseguenza le opere di adduzione, al fine di poter soddisfare anche esigenze diverse da quelle del settore agricolo. La dotazione disponibile per gli usi industriali può eventualmente essere convertita in risorsa idro-potabile, a seconda delle scelte che opereranno la citata multiutility e la società titolare delle fonti di acqua potabile, Romagna Acque S.p.A.. Come nelle precedenti realizzazioni avvenute nelle aree Santerno-Senio e Mordano-Bubano, lo schema di distribuzione è articolato in distretti irrigui autonomi, costituiti da una rete di condotte interrate in pressione, che portano l’acqua sino ai bordi d’azienda. Il tracciato delle condotte posate in opera è stato definito sulla base delle adesioni pervenute al progetto. In relazione al notevole incremento di valore fondiario derivante dalle opere, si è, infatti, richiesto alle ditte aderenti un contributo a titolo di compartecipazione al costo dei lavori, pari a 258 euro per ogni ettaro di corpo aziendale servito più 258 euro per ogni idrante installato. Soltanto le aziende che hanno assunto tale impegno sono servite dalle condotte di distribuzione. A testimonianza dell’importanza strategica delle opere, nell’area Senio-Lamone si è raggiunta una percentuale di adesioni del 95% sul totale delle ditte potenzialmente beneficiarie delle opere già realizzate. La superficie catastale complessiva delle aziende agricole aderenti è di 2.544 ettari

IMPOSTAZIONE DEL PROGETTO

Come nelle precedenti realizzazioni di impianti irrigui a monte del C.E.R., si è adottata la tecnica della distribuzione tramite condotte tubate interrate, con consegna dell’acqua alle aziende a mezzo di idranti, ad una pressione di almeno 4 atmosfere. Tale sistema è risultato particolarmente efficace per due ragioni principali: annulla la dispersione dell’acqua; supporta tutte le tecniche irrigue praticate, senza che gli utenti debbano attivare impianti aziendali di pompaggio. Il bacino servito è articolato in sei distretti: S. Severo (985 ha); Granarolo (1.010 ha); Cassanigo (1.021 ha); Merlaschio (891 ha); S. Silvestro (1.235 ha); Formellino (742 ha).La conformazione abbastanza regolare del territorio interessato, assimilabile schematicamente ad un rettangolo con asse di simmetria longitudinale rappresentato dal Canale Naviglio Zanelli, ha indotto a raggruppare, sotto l’aspetto funzionale, i sei distretti a due a due, costituendo dunque una terna di coppie. Ciascuna delle tre coppie di distretti – da valle verso monte: “San Severo-Granarolo”, “Cassanigo-Merlaschio” e “San Silvestro-Formellino” – viene servita da una centrale di pompaggio per la distribuzione dell’acqua in pressione a mezzo di reti di condotte in ghisa o polietilene di diametro variabile da 600 a 110 mmLa prima centrale di pompaggio, denominata “San Severo”, preleva direttamente l’acqua dal C.E.R.. Essa assolve ad una triplice funzione: alimenta la rete di condotte di distribuzione in pressione nei distretti più settentrionali, “San Severo” e “Granarolo”; può addurre, attraverso una linea separata, acqua all’area industriale di Granarolo; alimenta la condotta in ghisa del diametro di 1.000 mm, che fa risalire l’acqua in bassa pressione fino al bacino di compenso a servizio dei distretti irrigui posti più a monte, seguendo un percorso parallelo al cavo consorziale Fosso Vecchio. La seconda centrale, denominata “Cassanigo”, alimenta la rete di condotte di distribuzione dei distretti “Cassanigo” e “Merlaschio”. E’ ubicata in posizione baricentrica rispetto all’area dominata dall’impianto, in adiacenza al cavo consorziale Fosso Vecchio. Essa assolve alle stesse funzioni della centrale precedente, con esclusione della distribuzione industriale (non essendovi ad oggi aree industriali nella zona interessata); pertanto, oltre a distribuire in pressione l’acqua irrigua, adduce l’acqua al bacino di compenso adiacente alla successiva centrale “San Silvestro”, mediante condotta in bassa pressione, del diametro di 800 mm, con tracciato anch’esso parallelo al cavo consorziale Fosso Vecchio. L’ultima centrale, denominata – come detto – “San Silvestro”, distribuisce infine l’acqua in pressione alla coppia dei distretti più meridionali, “San Silvestro” e “Formellino”, e, potenzialmente, all’area industriale di Faenza. 

E’ interessante sottolineare che il sistema di rilanci appena descritto non è di tipo “diretto”. L’acqua prelevata dal C.E.R. e rilanciata dalla batteria di pompe di risalita della centrale "San.Severo" viene, infatti, scaricata in una prima vasca di compenso giornaliero, adiacente alla centrale "Cassanigo", da cui viene ulteriormente prelevata e rilanciata fino alla seconda ed ultima vasca di compenso giornaliero presso la centrale “San Silvestro”. La funzione delle suddette vasche di compenso appare evidente se si considera che, in generale, le dotazioni idriche assegnate dal Consorzio gestore del C.E.R. alle varie zone del comprensorio dominato sono assicurate in portata continua 24 ore su 24, mentre, per il funzionamento giornaliero degli impianti di distribuzione, si è tenuto conto di un’interruzione notturna. Altra funzione non meno importante è di tipo tecnico-idraulico di disconnessione, al fine di mitigare i fenomeni di moto vario in condotta. Nel caso delle opere del Senio-Lamone, la dotazione d’acqua assegnata in portata continua è pari a 0,2 litri/sec per ettaro sulle 24 ore, mentre la durata giornaliera di funzionamento degli impianti è stata prevista in 16 ore, come per i distretti realizzati precedentemente. Le centrali di pompaggio e le reti di distribuzione per le aziende agricole sono state, quindi, dimensionate in base ad una portata unitaria di 0,2 litri/sec/ha x 24:16 = 0,3 litri/sec/ha, mentre, per le aree industriali, è stata fatta una valutazione specifica in base alla quale è prevista una dotazione in continuo, sulle 24 ore, di 10 l/sec per l’area di Granarolo e di 400 l/sec per l’area di Faenza. La capacità complessiva teorica delle vasche di compenso, ubicate in corrispondenza delle centrali "San Silvestro” e “Cassanigo", è di 32.443 metri cubi. Essa corrisponde alla dotazione complessiva nelle 8 ore notturne in cui è prevista l’interruzione della distribuzione, con applicazione di coefficienti di maggiorazione per tenere conto di eventi straordinari quali l’arresto delle centrali n. 1 e n. 2, la momentanea disattivazione delle condotte di risalita, la temporanea interruzione del vettoriamento lungo il C.E.R.. In particolare, si è assunto un coefficiente di maggiorazione di 1,55 per la vasca annessa alla centrale 2 (Cassanigo) e di 1,35 per quella annessa alla centrale 3 (San Silvestro), in relazione al diverso ruolo della prima vasca che serve 4 distretti, contro i 2 della seconda. L’esigenza della vasca di compenso non riguarda ovviamente i distretti “San Severo” e “Granarolo”, la cui centrale di alimentazione (San Severo) si approvvigiona direttamente dal C.E.R. in ragione di 0,3 litri/sec/ha.

ASPETTI REALIZZATIVI La condotta di risalita è costituita da una tubazione in ghisa sferoidale, DN 1000 nel tratto dalla centrale “San Severo” alla prima vasca di compenso e DN 800 nel tratto dalla centrale “Cassanigo” alla seconda vasca di compenso. La portata che la condotta DN 1000 deve vettoriare è stata calcolata in 1.277 l/sec nell’arco delle 24 ore. Le pompe adibite al rilancio dell’acqua al primo bacino di compenso, installate presso la centrale "San Severo", sono tre, della portata di 600 l/sec ciascuna. Le pompe installate nella centrale "Cassanigo" per la stessa funzione di rilancio al secondo bacino di compenso sono anch’esse tre, della portata di 405 l/sec ciascuna. La portata della condotta di risalita DN 800 è stata calcolata in 810 l/sec nell’arco delle 24 ore. I materiali impiegati per la rete di distribuzione irrigua sono la ghisa sferoidale, per le tubazioni di diametro dal DN 600 al DN 350, ed il polietilene per le tubazioni di diametro dal DN 355 al DN 110. Alla scelta di tali materiali si è pervenuti dopo un’accurata disamina dei vari tipi di tubazioni presenti sul mercato. La rete di condotte si sviluppa secondo una gerarchia distributiva così definita: rete principale “ad anello”; rete secondaria, sempre “ad anello”; rami o derivazioni “a pettine”, lungo i quali sono ubicati i gruppi di consegna alle singole utenze. Ogni idrante ha due uscite, una del diametro di 4 pollici e l’altra di 2 polliciPoiché i finanziamenti non coprivano l’intero ammontare delle opere previste nel progetto esecutivo generale, quest’ultimo è stato suddiviso in due stralci: un primo stralcio coperto finanziariamente con lo stanziamento complessivo di 25.497.522,64 euro ed un secondo stralcio tuttora in attesa di finanziamento. Il primo stralcio è stato a sua volta suddiviso in due lotti: nel primo lotto sono state comprese tutte le opere comuni ai diversi usi dell’impianto – quindi: la costruzione delle centrali di pompaggio, la fornitura ed installazione delle opere elettromeccaniche e la costruzione della condotta di risalita con relative vasche di disconnessione -, nel secondo lotto le sole opere di distribuzione per gli usi agricoli, rappresentate dalla fornitura e posa di condotte irrigue ed idranti. Le opere del secondo lotto realizzate nell’ambito dello stralcio già finanziato coprono circa il 50% della superficie agricola dominata dall’impianto. Le opere di distribuzione irrigua a beneficio del restante 50% costituiscono il secondo stralcio da finanziare, dell’importo di 13.580.166,33 euro. 

MODALITÀ DELLA DISTRIBUZIONE L superficie dominata dall’impianto è distribuita tra circa 900 aziende con dimensioni estremamente diversificate, da meno di 1 ettaro fino a 100 ettari. Gli impianti sono stati dimensionati in modo da garantire a tutte le aziende, nella decade di massimo consumo, un adacquamento di almeno 300 metri cubi per ettaro irrigato, equivalenti a 30 mm di pioggia. Ogni ditta è servita da almeno un idrante. Per le aziende di dimensioni maggiori,  la densità degli idranti è di almeno uno ogni 10 ettari. Avendo previsto di applicare, in fase di esercizio, un criterio di recupero dei costi basato sia sulla superficie che sul consumo, si è installato un contatore in ogni idrante.