REggio Emilia, 12 ottobre 2017 – La pratica irrigua contribuisce in maniera significativa al reddito delle imprese agricole e all’economia agroalimentare del territorio, ne incrementa la sua stabilità, assicura occupazione e mitiga gli squilibri creati da cambiamenti climatici sempre più imprevedibili ed influenti sui ritmi della stagionalità. Le attività legate all’irrigazione e alla corretta gestione dei flussi delle acque sono essenziali e sono diventate sempre più modulabili a seconda delle necessità più incombenti; inoltre garantiscono numerosi benefici complementari di natura ambientale, come la ricarica delle falde acquifere, la vita nelle aree umide, la riduzione del progressivo rischio idrogeologico, la conservazione del paesaggio, il monitoraggio costante del territorio e la qualità delle produzioni alimentari che rappresentano la gran parte del PIL del nostro territorio. E in questo scenario così articolato,  che necessita costantemente di apporto di acqua in quantità sufficienti, la crescente scarsità di precipitazioni – già dai primi mesi del 2017 fino ad oggi – ha palesato quanto sia indispensabile questa risorsa e quanto diventi rilevante poterla gestire in modo sempre più scientifico grazie all’avanzata tecnologia impiegata e in modo oculato grazie all’esperienza di uno staff altamente professionale del Consorzio di Bonifica preparato ad ogni evenienza ambientale. In aree che soffrono maggiormente la siccità come quelle Appenniniche ed in particolare della Val d’Enza – quest’anno particolarmente colpita dal fenomeno – diventa fondamentale riuscire a raccogliere ed immagazzinare la risorsa idrica quando c’è per poi distribuirla nei periodi di diffusa siccità oggi decisamente più frequenti rispetto al passato. Per questo motivo e per guardare al domani con più strumenti ed informazioni utili alla causa è importante fare un’analisi del contesto territoriale attuale basandosi anche sui dati statistici reali  emersi nel corso di questa stagione irrigua.