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Una vicenda iniziata negli anni ’50 a causa delle estrazioni metanifere.

Roma, 5 ottobre 2017 – Il rifinanziamento della legge  per il contrasto degli effetti della subsidenza nei territori delle province di Ravenna, Ferrara, Rovigo; nella stessa area, il finanziamento di progetti per la messa in sicurezza del territorio; l’approvazione di una norma per l’eliminazione degli “oneri di sistema” (oggi pesano fino al 38%) sulle forniture di energia elettrica, finalizzate al funzionamento degli impianti idrovori ricadenti nei territori subsidenti: sono queste le richieste sottoscritte, per iniziativa dei locali Consorzi di bonifica, da Istituzioni, organizzazioni economico-sociali del Delta del Po, del Ravennate e del Ferrarese, presentate al Governo nel corso di un forum, promosso dall’ANBI a Roma. “E’ ingiusto che i territori dell’Emilia Romagna e del Veneto, fra l’altro importanti asset turistici, continuino a pagare, da soli, le conseguenze di scelte prese dai Governi dell’epoca –  evidenzia Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – Per questo, il problema subsidenza deve tornare ad essere una responsabilità nazionale e non gravare solo sulle comunità locali, i cui Consorzi di bonifica devono godere delle tariffe elettriche riservate ai soggetti energivori.” A fare eco sono gli Assessori regionali all’Ambiente dell’Emilia Romagna (Paola Gazzolo) ed all’Agricoltura del Veneto (Giuseppe Pan) che, condividendo le richieste dei Consorzi di bonifica, sottolineano gli impegni economici ed infrastrutturali, cui sono chiamati per far fronte ad una situazione di dissesto indotto da causa esterna. Tale posizione, condivisa dai parlamentari (dal pentastellato Gallinella, componente della Commissione Agricoltura della Camera, al dem  Crivellari, estensore di un’apposita Proposta di Legge) presenti al Forum, trova il convinto sostegno anche del Sottosegretario all’Ambiente, Barbara Degani, impegnatasi a sostenere le richieste in questa importante fase di scelte per la prossima Legge di Stabilità; apertura verso l’indispensabile quanto onerosa azione di salvaguardia idrogeologica, svolta dai Consorzi di bonifica, arriva anche da Emilio Gatto, Direttore Generale dello Sviluppo Rurale presso il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. “I territori delle province di Rovigo, Ferrara e Ravennaricorda Giancarlo Mantovani, Direttore dei Consorzi di bonifica polesani – sono stati interessati dallo sfruttamento di giacimenti metaniferi dal 1938 al 1964; l’emungimento di acque metanifere innescò un’accelerazione, nell’abbassamento del suolo, decine di volte superiore ai livelli normali. L’ “affondamento” del Polesine e del Delta Padano ha causato un grave dissesto idraulico e idrogeologico, nonchè ripercussioni sull’economia e la vita sociale dell’area; il sistema di bonifica è attualmente costituito da un numero importante di impianti idrovori: 201 nel rodigino, 170 nel ferrarese e 144 impianti nel ravennate ed  il costo complessivo annuo per la sola energia elettrica sta velocemente raggiungendo i 20 milioni di euro, un costo annuale insostenibile per questi territori. Il Sindaco di Ravenna Michele De Pascale nel corso del suo intervento al Forum sulla subsidenza ha dichiarato: “Nel 1980 nasce la legge speciale che porta il nome di Ravenna, una legge avanzata per l’epoca, e che presenta ancora oggi elementi di grande attualità, prima di tutto perché prevedeva una collaborazione interministeriale e con gli enti locali nell’affrontare un tema con complesse ricadute sul territorio in settori strategici; in secondo luogo per aver introdotto implicitamente nella sua struttura concetti come la mitigazione e l’adattamento, prevedendo così risorse per investimenti ed opere tali da poter contrastare il fenomeno della subsidenza. Grazie a queste caratteristiche innovative alla fine degli anni ‘80 nasce intorno a questo tema un’alleanza molto forte tra il territorio di Ravenna, la provincia di Ferrara e di Rovigo, un’unione in grado di avere la forza politica per ottenere nelle finanziarie degli anni successivi finanziamenti ingenti per il territorio. Questa alleanza è quella che dobbiamo provare a ricostruire oggi.” La conseguenza dell’alterazione dell’equilibrio idraulico fu  infatti lo sconvolgimento del sistema di bonifica. Tutti i corsi d’acqua si trovarono in uno stato di piena apparente, perché gli alvei e le sommità arginali si erano abbassate, aumentando la pressione idraulica sulle sponde ed esponendo il territorio a frequenti esondazioni. Gli impianti idrovori cominciarono a funzionare per un numero di ore di gran lunga superiore a quello precedente (addirittura il triplo od il quadruplo), con maggior consumo di energia e conseguente aumento delle spese di esercizio a carico dei Consorzi di bonifica. Si rese inoltre indispensabile il riordino di tutta la rete scolante così come degli argini a mare. Le spese per l’adeguamento delle opere di bonifica, rese inefficienti dallo straordinario abbassamento del territorio, furono assunte in buona parte dal Ministero dell’Agricoltura e Foreste che si fece carico anche delle spese di esercizio delle idrovore a partire dal novembre 1958 fino al 31 dicembre 1977; poi, negli anni ‘80, le leggi finanziarie statali attivarono specifiche linee di finanziamento per consentire ai Consorzi di bonifica di continuare ad attuare opere a presidio di un territorio compromesso per sempre. “Recentemente – sottolinea Riccardo Roversi, Direttore del Consorzio di bonifica di Ferrara –  sono cessati i finanziamenti statali, rientrando la materia nelle competenze delle Regioni che, data la difficile situazione economica, hanno però di fatto azzerato i finanziamenti ai Consorzi per mitigare i danni conseguenti alla subsidenza.” “Servono segnali concreti per richieste, frutto di una rinnovata alleanza fra territori vicini di regioni diverse” ha concluso Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.

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