Il clima siccitoso e i mutamenti climatici non sono l’unica emergenza di questi giorni, ma ora il territorio modenese assiste ad una repentina urbanizzazione e cementificazione: i territori dove l’incremento dell’urbanizzazione è stato più incisivo sono quelli della Bassa pianura. E’ questo lo scenario dei giorni nostri descritto dal Consorzio di Bonifica di Burana, che con la settimana della bonifica, giunta alla settima edizione, lancia l’allarme sulla sicurezza idraulica del territorio “anche extra agricolo” dovuto alla mutata capacità di deflusso delle acque a causa della forte antropizzazione. Il Consorzio rimarca quindi le funzioni di difesa idraulica e tutela permanente del territorio, tra i compiti principali della bonifica.
“L’incremento medio dell’ area insediata è stata del 165% dal 1976 al 2003 – spiega il presidente dell’Ente Fausto Balboni con dati alla mano – e, ad esempio, la città di Bomporto ha avuto l’incremento più elevato, pari al 300%, passando da 85 a 343 ettari urbanizzati”. Più che raddoppiata l’urbanizzazione nel comune di Modena: nel 1976 aveva urbanizzato 2125 ettari che sono diventati 4430 nel 2003: in meno di 30 anni ha ‘perso’ 1625 ettari (un ettaro equivale a 10mila metri quadrati), pari a 235 campi da calcio. “Queste urbanizzazioni hanno comportato distorsioni nella modalità della formazione delle piene – precisa Gianni Chiarelli, direttore generale del Burana- ovvero piene più impetuose e repentine con il deflusso delle acque più veloce a fronte di una minor capacità di assorbimento del terreno”.
“Per tener conto delle crescenti urbanizzazioni, stiamo sollecitando i Comuni di tenere in considerazione, nei Piani strutturali comunali, il principio di ‘invarianza idraulica’ – prosegue Chiarelli – ovvero che si creino degli invasi disponibili per contenere le piene al fine di evitare le esondazioni”.
Il consorzio pone inoltre l’accento sui territori montani dove vi sono situazioni di forte degrado idrogeologico. “Servirebbero all’incirca 20 milioni di euro per mettere in sicurezza completa l’Appennino modenese, ma la disponibilità del Consorzio è poco più di 200 mila euro. Per tale motivo chiediamo un Piano straordinario che comprenda le dotazioni necessarie per intervenire con opere di consolidamento, regimazione e stoccaggio delle acque – insiste Balboni– necessarie per tutelare ambiente, popolazioni , attività economiche ed agricoltura”.A questo proposito il presidente Fausto Balboni rimarca decisamente che l’agricoltura utilizza la risorsa idrica per produrre derrate alimentari di qualità e i 2000 km di canali irrigui svolgono un’importante funzione ambientale e di depurazione delle acque di tutela della fauna e della flora acquatica.
Il Consorzio ha inoltre predisposto un piano di intervento speciale per fronteggiare le crisi idriche “un programma – sottolinea Cinalberto Bertozzi, direttore tecnico del Burana – improntato sull’uso della telematica, tecnologie ‘risparmiose’ di acqua, idrovore supplementari e razionali turnazioni”. Il Consorzio di Burana ribadisce infine l’obbligatorietà dei contributi consortili “che sono previsti dalla legge – e confermati da tutte le sentenze delle Commissioni Tributarie dell’Emilia Romagna – conclude Balboni – e non facoltativi come afferma erroneamente l’associazione Mab Unico di Vignola”.