“Nonostante le recenti piogge, l’estate 2007 sarà all’insegna di un handicap idrico molto forte, il che fa presagire una campagna irrigua con forti connotati d’emergenza”. Lo ha detto Emilio Bertolini, presidente Unione Bonifiche Emilia Romagna, dopo il Consiglio straordinario Anbi che si é svolto oggi sulla motonave Stradivari a Lido Po di Boretto (Re). “Da tempo ripetiamo che il Po in Emilia Romagna è un malato grave, sia per l’abbassamento progressivo dell’alveo sia per l’eccesso di derivazioni a monte: su 21 miliardi di metri cubi d’acqua di derivazioni complessive dal bacino del Po, solo 1 miliardo viene utilizzato per l’agricoltura emiliano-romagnola. Se questa risorsa venisse a mancare, anche parzialmente, si paralizzerebbe il sistema irriguo regionale, incentrato per il 70% su prelievi di superficie dal Po, e già depauperato del restante 30%, un tempo derivato dai torrenti appenninici e oggi destinato in larga parte a fini ambientali per il mantenimento del Dmv (deflusso minimo vitale)”. Per questo Bertolini chiede che a partire già dalla prossima stagione irrigua si operi in sede di Cabina di regia presso l’Autorità di bacino perché venga mantenuto un livello del fiume tale da garantire la piena operatività degli impianti di derivazione.
Dopo la piccola piena dei giorni scorsi, il livello del fiume è ridisceso a 16,75 metri sul livello del mare all’impianto di Boretto nel Reggiano, livello che in altri anni veniva raggiunto nel mese di giugno. In un’ottica di lungo periodo il Po ha perso quasi 5 metri e mezzo di livello (la quota a Boretto nell’aprile 1989 era 22,20 metri).
“Prendiamo atto già fin d’ora di un drammatico calo della riserva d’acqua sia a livello di fiume che di falde, il che ha spinto i Consorzi della regione a giocare d’anticipo definendo un Piano Emergenza Siccità con interventi sia immediati sia realizzabili nel breve-medio periodo”. Sono stati definiti tre livelli di allerta: attenzione, preallarme e allarme, con un progressivo incremento delle azioni volte ad un razionale utilizzo della risorsa (turnazioni, irrigazione notturna, interconnessione delle fonti, accorpamento delle utenze, riduzione della pressione nelle reti tubate fino alla priorità accordata alle aziende con le strutture irrigue più efficienti), il tutto al fine di limitare i danni alle colture e garantire la risorsa ad una regione leader nel Paese nelle produzioni agroalimentari di qualità. A questo proposito è bene ricordare che nel luglio 1974 la derivazione di Boretto rimase inattiva per 23 giorni consecutivi, con un danno, stimato allora dalle Camere di commercio di Reggio, Mantova e Modena, in 19 miliardi di lire come riduzione di valore della Plv (produzione lorda vendibile) per i soli prodotti vegetali da colture irrigue.
“Attualizzando e rivalutando quelle stime – commenta Bertolini – si può dire che oggi il danno da mancata irrigazione ammonterebbe a 1,6 miliardi di euro per le sole produzioni vegetali irrigue. Cifra che può essere più che raddoppiata se si considerano le colture non direttamente irrigate, o quelle impiegate in un ciclo produttivo, o il danno ambientale per la perdita di impianti arborei”.
La risorsa idrica in Emilia Romagna garantisce lo sviluppo di una delle agricolture più votate alla qualità e alla sicurezza alimentare del Paese. “La situazione del Po – conclude Bertolini – rende prioritario l’avvio concreto di una politica volta alla conservazione della risorsa attraverso lo stoccaggio delle acque in una rete di piccoli e medi invasi, la cui ubicazione dovrà essere concordata sul territorio con gli Enti locali e le comunità interessate”.