Il 2007 parte con un handicap idrico molto forte, che fa presagire una campagna irrigua all’insegna dell’emergenza. Il livello del Po all’impianto di Pilastresi a Bondeno viaggia attorno ai 4 metri sul livello del mare, una decina di centimetri già al di sotto del livello del 2006 e, in un’ottica di lungo periodo, di 3 metri al di sotto dei livelli di 20 anni fa. Scarseggiano i nevai sia sull’Appennino che sull’arco alpino per alimentare il Po e mancano le precipitazioni in pianura. “Non sappiamo come evolveranno le condizioni meteorologiche, ma già adesso prendiamo atto di un drammatico calo della riserva d’acqua sia per la limitata piovosità che per il mancato innevamento”, commenta Emilio Bertolini, presidente dell’Unione Bonifiche Emilia Romagna.
“Ribadiamo la necessità di una Authority unica che governi l’uso della risorsa acqua nel bacino padano e vediamo con favore l’iniziativa dell’assessore regionale Rabboni per un tavolo di coordinamento del fabbisogno irriguo regionale. Ma l’emergenza travalica i confini regionali: urge un chiarimento nazionale sul governo del bacino del Po, da cui dipende l’intero sistema irriguo della regione”.
I Consorzi di bonifica dell’Emilia Romagna hanno distribuito nel 2006 oltre 1 miliardo di metri cubi d’acqua per usi soprattutto agricoli, ma anche industriali e ambientali. Sul fronte del risparmio idrico i Consorzi hanno attuato sia interventi di miglioramento della rete distributiva sia metodologie gestionali innovative: queste scelte hanno consentito nella stagione 2006 di economizzare oltre 95 milioni di metri cubi d’acqua rispetto al 2005, pari al consumo annuale di una regione di 1.600.000 abitanti come la Liguria. “Ma quest’anno dobbiamo fare di più, andando oltre i 100 milioni di metri cubi”, continua Bertolini.
Proprio per raggiungere questi obiettivi occorre che attraverso la piena applicazione del Piano irriguo nazionale – finalmente finanziato con 920 milioni di euro, di cui oltre 250 riguardano progetti cantierabili dei Consorzi di bonifica della regione – e le misure previste nel Piano regionale di sviluppo rurale – che mette a disposizione delle imprese agricole ulteriori supporti programmatici e finanziari – si dia attuazione ad una politica di sapiente governo dell’acqua. “Nella nostra regione infatti il sistema irriguo è estremamente fragile, incentrato per il 70% sul prelievo di superficie dalla risorsa-Po, mentre è drammaticamente calante la risorsa derivata dai fiumi appenninici”.
La concreta attuazione delle azioni previste dal Piano di sviluppo rurale – conclude Bertolini – dovranno integrarsi a livello provinciale con gli obiettivi del Pta (Piano regionale tutela delle acque) in particolare per avviare concretamente una politica di stoccaggio delle acque attraverso la realizzazione di una rete di piccoli e medi invasi: una priorità indifferibile per non fare mancare la risorsa acqua ad una delle agricolture più sviluppate del Paese”.