La stagione irrigua 2006, appena iniziata, si preannuncia molto critica e si riaffaccia in Emilia-Romagna lo spettro di una estate eccezionalmente siccitosa come quella del 2003. Il Po è già in magra, con livelli vicini a quelli del 2003; alcuni grandi impianti di derivazione dell’acqua dal Po sono o fermi o a pochi centimetri dal minimo; l’acqua resta stivata nei grandi bacini idrici del Nord, e il Grande fiume è a secco.
“I consorzi di bonifica della regione – dice Emilio Bertolini, presidente dell’Unione Bonifiche Emilia Romagna – hanno già attivato le disposizioni di emergenza irrigua al fine di razionare la distribuzione di acqua. I tre Consorzi associati nella derivazione di Boretto hanno deciso di autoregolamentare i prelievi, limitando al 60% la potenzialità dell’impianto. Ma la situazione idrica del Po richiede l’immediata attivazione della Cabina di Regia presso l’Autorità di Bacino del Po che già nel 2003 seppe al meglio governare una identica crisi”. Lunedì prossimo a Parma è annunciata una riunione tecnica tra i responsabili delle Bonifiche e l’Autorità di bacino del Po per fare il punto della situazione. “Dopo questo primo incontro bisogna porre le basi per un governo serio dell’emergenza: non dimentichiamoci che stiamo andando incontro alla fase di maggior richiesta irrigua”, insiste Bertolini.
Alcuni grandi impianti di derivazione sono già in crisi. A Stellata di Bondeno le idrovore dell’impianto principale delle Pilastresi, che derivano acqua per il sistema di bonifica del Ferrarese, sono ferme già dall’8 giugno, con due settimane di anticipo rispetto al 2005. I tecnici del Consorzio di Burana hanno perciò attivato l’impianto sussidiario a pieno regime per garantire una portata di 15 metri cubi/secondo. Il livello del fiume alle

Pilastresi oggi è di 2,92 metri sul livello del contro una media attorno ai 4 metri (l’impianto principale si ferma a 3,20 metri).
Anche al Palantone, l’impianto a Salvatonica di Bondeno da cui trae origine il Canale Emiliano Romagnolo (CER) , il livello del fiume (2,93 s.l.m.) è appena 23 centimetri sopra il minimo storico del 30 luglio 2005 quando con 2,70 metri si registrò il valore di portata più basso di tutti i tempi (230 metri cubi/secondo). Il CER sta collaborando con Burana per dare acqua al Ferrarese dove le basse portate del fiume assieme all’ingressione salina dal mare potrebbero compromettere non solo la possibilità di irrigare ma l’insieme dell’ecosistema ambientale. L’acqua salata, favorita dalle alte maree, entra per decine di chilometri attraverso i rami del Po: un ‘effetto marea’ avvertibile fino a Berra, a 45 chilometri dal mare, e che costringe i Consorzi di bonifica del Ferrarese a disattivare le prese di derivazione a mare per non distribuire acqua salata ai campi.
“Il fatto grave – continua Bertolini – è che questa situazione si verifica all’inizio della stagione irrigua e dopo un lungo inverno caratterizzato da abbondanti nevicate sia sul versante alpino che appenninico, che però non sembrano aver inciso minimamente sul regime idrologico del fiume Po che anzi si avvia a raggiungere il suo minimo storico”.
Da tempo URBER denuncia “la malattia del Po che senza provvedimenti strutturali continuerà ad aggravarsi. Alla luce di questo quadro, ci chiediamo se è normale, corretto ed inoltre se è condiviso dall’Autorità di bacino, che l’acqua resa disponibile da un’inverno considerevolmente nevoso e piovoso possa essere prioritariamente utilizzata per la ricostituzione delle scorte idroelettriche alpine tanto da mettere a rischio lo stesso ecosistema del Po”.
Il tempo dei provvedimenti d’emergenza è davvero scaduto. “Non si può affidare solo alla Cabina di regia, pur utile e necessaria, la risoluzione di problemi strutturali. La concertazione da sola non basta. Il Po si conferma un fiume gravemente ammalato e come tale ha bisogno di cure urgenti e concrete. Bisogna puntare su un solo gestore, su una Authority unica e forte che superi l’attuale frammentazione dei soggetti decisori”. E alla Regione Bertolini chiede “di attuare al più presto i percorsi previsti dal Piano di tutela delle acque (Pta) per il governo dei periodi siccitosi col pieno coinvolgimento degli Ato e dei Consorzi di bonifica”.