La stagione irrigua 2005, appena cominciata, si preannuncia già molto critica e si riaffaccia in Emilia-Romagna lo spettro di una estate eccezionalmente siccitosa come quella del 2003. Il Po è già in magra, con livelli vicini a quelli del 2003; alcuni grandi impianti di derivazione dell’acqua dal Po sono o fermi o a pochi centimetri dal minimo; i grandi bacini idrici del Nord (lago di Garda in primis) sono in forte sofferenza.
“Tutti i consorzi di bonifica della regione – dice Emilio Bertolini, presidente dell’Unione Bonifiche Emilia Romagna – hanno già attivato le disposizioni di emergenza irrigua al fine di razionare la distribuzione di acqua, ma la situazione idrica del Po richiede l’immediata attivazione della Cabina di Regia presso l’Autorità di Bacino del Po che già nel 2003 seppe al meglio governare una identica crisi”.
“Il fatto grave – continua Bertolini – è che si sta registrando una costante e preoccupante diminuzione della capacità delle falde acquifere, dei corsi di acqua e dei bacini idrici e stiamo andando incontro al periodo in cui la richiesta d’acqua raggiunge il massimo”. L’agricoltura emiliano-romagnola, una delle più sviluppate del Paese, dipende per il 70% dal Po, con problemi sia di qualità della risorsa che, in prospettiva, di disponibilità della stessa.
I Consorzi di bonifica della regione si dicono allarmati per una situazione tanto più critica in quanto si verifica all’inizio della campagna irrigua, ipotecando un possibile scenario ancor peggiore di quello verificatosi nel 2003. “Ciò che seriamente allarma – insiste Bertolini – è che dopo una stagione inverno-primaverile caratterizzata da precipitazioni rientranti nella media stagionale, è riscontrare come l’attuale stato del Po sia ormai simile a quello del 2003, drammaticamente anticipato di almeno 40 giorni”.
Alla luce delle previsioni meteoriche di breve-medio periodo, si può prevedere che il livello idrometrico del Po avrà un costante trend al calo, condizione che porterà a rischio di disattivazione i grandi impianti di sollevamento dei consorzi di bonifica, con danni incalcolabili alle colture agricole.
Se nell’arco degli ultimi tre anni, il Po in due annate conferma le performance più negative della sua storia, ed una di queste all’interno di un anno climatico normale, non è certamente un caso: “Né si può affidare solo alla Cabina di regia, pur utile e necessaria, la risoluzione di problemi strutturali. Il Po si conferma un fiume gravemente ammalato e come tale ha bisogno di cure urgenti e concrete. Di fronte a questa realtà la stessa filosofia che ha ispirato la redazione del Piano di tutela delle acque (Pta) della Regione – che individua nel Po una risorsa non in crisi – a nostro parere va profondamente riesaminata”, conclude Bertolini.