ANBI: NO A MINORI RISORSE PER POLITICA AGRICOLA COMUNE SI A FONDO STRATEGICO PER ACQUA ED AGRICOLTURA IRRIGUA. FRANCESCO VINCENZI, Presidente ANBI “LE AREE INTERNE NON VANNO ABBANDONATE. I CONSORZI DI BONIFICA SI CANDIDANO A GARANTIRNE L’ASSETTO IDROGEOLOGICO”

Roma, 10 luglio 2025 – L’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) esprime preoccupazione per un’ipotizzata riduzione del bilancio comunitario, destinato al settore agricolo ed alle azioni volte ad aumentare la resilienza idrica dell’agricoltura, a fronte dell’aumento di domanda da parte di altri settori economici (basti pensare alle enormi necessità idriche dell’Intelligenza Artificiale e del settore informatico), nonché all’intensificarsi dell’instabilità geopolitica.

ANBI chiede altresì di finanziare un ambizioso e concreto Fondo Strategico per l’Acqua e l’Agricoltura Irrigua e Multifunzionale a sostegno delle politiche idriche nazionali e dell’Unione Europea (U.E.), capace di tradurre l’European Water Resilience Strategy (E.W.R.S.) in risultati tangibili.

ANBI mette in guardia dal rischio che le componenti socio-economiche del nesso acqua-cibo-ambiente rimangano prive di copertura, ribadendo la propria, ferma opposizione a qualsiasi proposta di riduzione dei fondi stanziati per la Politica Agricola Comune (P.A.C.) nel futuro bilancio U.E. .

In questo quadro ANBI ricorda che gli investimenti in infrastrutture irrigue, tecnologie efficienti, pratiche ecocompatibili sono il prerequisito per l’equilibrio fra sostenibilità ambientale, economica e sociale. Senza il Fondo Strategico per l’Acqua, l’Agricoltura Irrigua e Multifunzionale, l’Unione Europea rischia di compromettere la resilienza del proprio sistema alimentare, di ampliare il divario fra territori e di perdere competitività in un contesto globale, già fortemente instabile.

Per questo, ANBI chiede che gli aspetti finanziari, relativi al nesso acqua-cibo-ambiente, siano tenuti in debita considerazione attraverso:

  1. la garanzia di un’equa ripartizione degli sforzi tra i settori produttivi e la società attraverso un quadro completo ed una valutazione cumulativa (non di ogni singola azione) degli impatti del Green Deal sull’agricoltura irrigua;
  2. la riduzione dei rischi della transizione verso la sostenibilità di lungo termine, fornendo nuovi supporti finanziari per la rapida acquisizione di innovative tecnologie idriche e competenze tecniche, spesso non accessibili alle piccole e medie imprese (strumenti digitali, Intelligenza Artificiale, robotica, ecc.);
  3. la valorizzazione economica dei servizi ecosistemici, prodotti dall’agricoltura irrigua e dall’applicazione di soluzioni N.B.S. (Nature Based Solutions) e N.W.R.M. (Nature Water Retention Measures), riconoscendone l’interesse pubblico e locale;
  4. risorse economiche all’agricoltura irrigua per attuare soluzioni e pratiche in linea con il requisito “l’efficienza idrica al primo posto” dell’EWRS, finora perlopiù autofinanziate;
  5. l’aumento  del sostegno finanziario per il processo di modernizzazione del settore, in linea con il requisito “l’efficienza idrica al primo posto” dell’EWRS;
  6. la pianificazione organica e strategica, a lungo termine, per la realizzazione di reti idrauliche agricole resilienti ed infrastrutture, in grado di trattenere l’acqua nelle aree rurali, come la costruzione di bacini idrici multifunzionali anche per la ricarica delle falde e la produzione di energia rinnovabile (solare e idroelettrica), attenuando al contempo gli impatti negativi delle precipitazioni intense;
  7. una spinta sostanziale, di natura economica, politica ed organizzativa, verso l’agricoltura digitale 4.0 e 5.0 e l’agricoltura basata sull’Intelligenza Artificiale, contribuendo alla “Digital Twins for the Twin Transitions” della U.E., guardando allo sviluppo ed alla diffusione di applicazioni e di strumenti con elevata capacità predittiva e complesse capacità di supporto decisionale;
  8. la regolare manutenzione del reticolo idrografico e delle infrastrutture idriche, nonché la realizzazione di nuove opere: le competenze e conoscenze espresse dai Consorzi di bonifica ed irrigazione, oltre a garantire efficienza operativa e sicurezza idraulica al territorio, sono fondamentali per lo sviluppo dell’ “economia della manutenzione” e delle sue ricadute occupazionali;
  9. le condizioni per la sicurezza produttiva (e quindi di reddito) nel settore primario, nonché lo sviluppo socio-economico sostenibile nelle comunità presenti nei 124 territori, previsti dalla Strategia Nazionale Aree Interne (S.N.A.I.) 2021-2027: si tratta di zone sempre meno presidiate, perché interessate da fenomeni di spopolamento e desertificazione economica e per la cui rigenerazione va assicurata sicurezza idrogeologica e disponibilità di risorsa idrica.

“Il mondo dei Consorzi di bonifica ed irrigazione ha  dimostrato, anche nell’Assemblea nazionale appena conclusa,  di avere una straordinaria capacità di visione rispetto a quello, che serve e non solo di rispettare le tempistiche per realizzarlo”  evidenzia Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI, che prosegue: “Questa capacità deriva da un fattore specifico: i nostri uomini e le nostre donne conoscono il territorio e sanno cosa fare per migliorarlo. Auspichiamo che la politica ci dia la possibilità di intervenire anche a servizio delle popolazioni, che vivono nelle zone più difficili del nostro Paese a partire dalle aree interne, che sono il cuore pulsante dell’Italia e dove i residenti vogliono continuare a rimanere e fare impresa. A loro, che sono il 60% del nostro territorio, dobbiamo dare risposte concrete. Noi ci proponiamo, attraverso una proposta di legge, di gestire la manutenzione di quei corsi d’acqua impervi, che possono creare gravi problemi idrogeologici, ma che devono invece tornare ad essere una risorsa per il territorio.”

“Le conseguenze della crisi climatica sono ormai un problema di giustizia sociale, ambientale, economica, perfino antropologica, perché a sopportare i danni sono le categorie più fragili. Il Piano Bacini Idrici Multifunzionali è una proposta per offrire nuove opportunità alle Aree Interne, che sono parte importante del nostro Paese e non possono essere considerate malati terminali”: conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.