OSSERVATORIO ANBI RISORSE IDRICHE. 

A DUE ANNI DALLE ALLUVIONI IN ROMAGNA INSTABILITA’ METEO E MARI TROPPO CALDI  STANNO ACCENTUANDO IL PERICOLO IDROGEOLOGICO LUNGO LA PENISOLA MENTRE ZONE DEL SUD SONO DIMENTICATE DALLE PIOGGE

Roma, 8 maggio 2025 – Da inizio settimana, precipitazioni superiori a mm. 100 nelle 48 ore hanno riguardato  il Comasco, il Genovese ed altre province settentrionali.

“E’ il segnale di come l’Italia settentrionale torni a registrare un elevato rischio idrogeologico, causato da abbondanti cumulate pluviometriche che, unite ad una rapida fusione della neve in quota, si scaricano su alvei già saturi e non si è certo Cassandre, se si evidenzia che ciò accade a due anni dalle drammatiche alluvioni di Maggio in Romagna.”

Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue, commenta così il settimanale report dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche.

Tutto ciò è amplificato dagli effetti del riscaldamento globale, che provoca,  ad esempio, l’innalzamento delle temperature marine, con il Mediterraneo, che registra anomalie termiche positive fin oltre i 3 gradi; in prossimità delle coste ioniche italiane, l’acqua del mare raggiunge già ora i 21°, accentuando il rischio di improvvisi eventi meteo estremi.

Nel Nord Italia, i grandi laghi continuano a registrare livelli di gran lunga superiori alla media, nonostante grandi rilasci d’acqua verso il mare: il Maggiore è al 109,1% di riempimento, il Lario al 78,2%, il Sebino all’87,1% ed il Benaco al 96,4% (vicino al massimo storico).

In Valle d’Aosta, la portata della Dora Baltea a Nus ha superato i  50 metri cubi al secondo, mentre abbondanti sono anche i flussi nel torrente Lys (mc/s 15,40).

Per quanto riguarda il Piemonte, il 2025 si sta complessivamente rivelando un anno particolarmente umido, sebbene il distretto risicolo soffra per insufficienza idrica. Come nei mesi precedenti, ad Aprile sono mediamente caduti mm. 216,4 di pioggia, cioè il  99% in più del periodo, con punte di oltre  il 150% sui bacini di Pellice, Toce, Sesia,  Dora Riparia, +180% sulla Stura di Lanzo, +195% sull’Orco (fonte: Arpa Piemonte); su base annua, l’avanzo idrologico segna +32%. Anche l’indice SWE (Snow Water Equivalent) è tornato sui valori medi del periodo, grazie soprattutto al 38% di neve in più, caduta durante il mese scorso. In totale, tra risorsa nivale ed acqua accumulata nei laghi, le riserve idriche sono del 41% superiori al consueto con portate ovviamente in crescita in tutti i fiumi (fonte: ARPA Piemonte).

La Lombardia, dove è stata emanata l’allerta arancione, è interessata dalle piogge più copiose, soprattutto sul settore Nord-Occidentale; a fine Aprile, però, le riserve idriche si attestavano ad oltre 2735 milioni di metri cubi, inferiori di circa il 33% al 2024 a causa di un deficit  nivale di ben il 51% (-22% sulla media storica).

Una forte ondata di maltempo si è registrata anche sulla Liguria, dove in forte crescita sono i livelli idrometrici dei fiumi Bisenzio, Entella, Vara e Magra.

Sono in contrazione, invece, le portate di molti fiumi del Veneto, alcuni dei quali scendono al di sotto dei valori medi di riferimento (Adige, Brenta, Muson dei Sassi e Bacchiglione); in controtendenza è invece l’andamento dei flussi idrici nel Piave (+222 % sulla media).

In Emilia-Romagna, i fiumi dell’Appennino, fatta eccezione per quelli romagnoli (Savio -53% sulla media) e per il Reno (-87%), registrano portate soddisfacenti (fonte ARPAE); i volumi idrici trattenuti negli invasi piacentini di Molato e Mignano ammontano complessivamente a mln. mc. 16,07) con valori di riempimento superiori al 90%.

La portata del fiume Po è crescente e superiore ai valori medi storici.

In Toscana le abbondanti piogge, cadute ad inizio settimana soprattutto sulle province di Firenze e Pisa, hanno ingrossato notevolmente la portata del fiume Arno, che in una settimana è cresciuto di ben il 570%; portate sovrabbondanti anche per l’Ombrone (mc/s 143,10).

Nelle Marche calano i livelli dei fiumi Potenza, Esino e Sentino; Tronto e Nera sono invece in crescita. I volumi idrici, trattenuti nei bacini, ammontano ad oltre 56 milioni di metri cubi, che dovrebbero garantire una soddisfacente stagione irrigua, nonostante un’estate che già ora si preannuncia torrida.

In Umbria, la diga Arezzo trattiene mln. mc. 3,67 pari al 63,3% della capienza del bacino; ancora cattive notizie per il lago Trasimeno, il cui livello ha ripreso a calare (si è abbassato di 2 centimetri in una settimana), mentre decrescenti sono anche le altezze idrometriche dei fiumi Chiascio, Paglia e Topino.

Nel Lazio, in un mese, il lago di Bracciano ha guadagnato 5 centimetri, rimanendo però ad un livello più basso di quello del 2024; i laghi castellani non sembrano trarre beneficio dalle piogge (a tratti anche violente seppur di breve durata), che stanno interessando la provincia di Roma (stabile l’invaso di Albano, cala di 1 centimetro quello di Nemi). Si riducono anche i flussi nel fiume Tevere, ma restano superiori alla media dell’ultimo quinquennio, mentre un’impercettibile crescita viene registrata nell’Aniene ed in Sabina resta invariata l’altezza del Velino.

In Abruzzo, l’ulteriore incremento dei volumi invasati, fatto registrare ad Aprile dal bacino di Penne (+840.000 metri cubi), si conta possa salvaguardare i territori pescaresi da prossimi periodi siccitosi.

Tra Molise e Campania i livelli idrometrici del fiume Volturno risultano decrescenti e solo nelle stazioni di rilevamento prossime alla foce si assiste ad una crescita; sale l’altezza della Sele a differenza di quella del Garigliano, che registra un calo.

“Per l’Italia Meridionale – commenta Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – il solo auspicio possibile è che piogge primaverili possano attenuare quelle criticità, che fanno presagire un’altra estate caratterizzata da limitazioni nell’erogazione dell’acqua. Di anno in anno la crisi climatica consolida una situazione emergenziale, cui si deve rispondere aumentando la resilienza dei territori attraverso nuove infrastrutture ed innovazioni tecnologiche. In tre giorni di convegni al Macfrut di Rimini abbiamo dimostrato, ancora una volta, che le soluzioni ci sono.”

In Basilicata, i volumi idrici, presenti negli invasi, sono molto inferiori allo scorso anno (-56,48 milioni di metri cubi).

In Puglia, maggiore è il deficit registrato dagli invasi foggiani (-mln. mc.79,42); la disponibilità idrica della Capitanata ammonta ad appena mln. mc. 112,58 cioè il 34% della capacità (per percepire il paradosso emergenziale, basti pensare che i grandi laghi del Nord rilasciano, in questi giorni, ben 1550 metri cubi d’acqua ogni secondo!).

Pure in Sardegna, alcuni territori vivono lo stesso dramma: sulla costa Nord Occidentale, nella Nurra, rimane appena il 20,16 % della consueta disponibilità idrica, mentre a Sud, nell’Alto Cixerri, meno del 19%. Ciò accade, mentre l’incremento mensile dei volumi invasati in altre zone dell’Isola è stato di oltre 96 milioni di metri cubi e gli invasi di Ogliastra, Cedrino, Gallura, Alto Taloro sono praticamente al colmo (fonte: Autorità di Bacino della Sardegna); in queste zone del versante orientale sardo, l’acqua da future piogge dovrà forzatamente essere rilasciata a mare, mentre in un’altra parte della regione non resta che invocare Giove Pluvio per salvare i raccolti e l’economia del territorio.

Infine, i più recenti dati sulla situazione dei bacini artificiali della Sicilia evidenziano un bilancio idrico,  grandemente insoddisfacente: nei primi 20 giorni d’Aprile, l’incremento nella disponibilità d’acqua è stato di appena 570.000 metri cubi (a Marzo l’afflusso era stato di 30 milioni di metri cubi…); ciò lascia sostanzialmente invariato il deficit  sui volumi d’invaso autorizzati (-mln. mc. 325), facendo presagire un’altra estate idricamente difficile.