OSSERVATORIO ANBI RISORSE IDRICHE. FINALMENTE TORNA LA PIOGGIA AL SUD MA L’AREA MEDITERRANEA SI CONFERMA AD ALTO RISCHIO LIVELLI RECORD PER I LAGHI DI GARDA E MAGGIORE. FRANCESCO VINCENZI – Presidente ANBI “MA IL FUTURO METEO NON CONSENTE DI ESSERE MIOPI”
Roma, 3 aprile 2025 – “Sono arrivate le attese piogge ristoratrici sulle aree meridionali del Paese, ma sarebbe miope esprimere solo soddisfazione, perché a poca distanza dall’Italia, sul mar Egeo, l’estremizzazione dei fenomeni meteorologici si è manifestata in tutta la forza devastatrice con cumulate pluviometriche di oltre 100 millimetri in 2 ore, accompagnate in Grecia da trombe marine (a Rodi e non solo), che hanno ingrossato repentinamente i corsi d’acqua nei distretti Sud-Orientali dell’Attica così come su alcune delle isole Cicladi, provocando esondazioni e trasformando le strade cittadine in fiumi impetuosi”: a ricordarlo è Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI.
“L’area mediterranea si conferma un hub della crisi climatica ed anche in questa occasione l’Italia è stata toccata da eventi estremi, fortunatamente di intensità minore, lungo la costa abruzzese meridionale (cumulate di oltre 100 millimetri in una decina di ore sul Vastese), sul Gargano e sul Vibonese, in Calabria. Se l’esperienza marchigiana di Falconara, dove l’efficientamento delle casse d’espansione ha evitato una nuova alluvione, dimostra che si può fare e che si sta facendo, è altresì vero che bisogna accelerare negli interventi infrastrutturali di prevenzione, perché il territorio è sempre più fragile per una serie di concause: dall’inarrestabile cementificazione al progressivo spopolamento delle aree interne fino all’innalzamento del livello del mare” aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).
Secondo i dati dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, le copiose precipitazioni, che nei giorni scorsi hanno interessato l’Italia meridionale ed in particolar modo le regioni adriatiche fino alle Marche, sono state utili ad invertire la tendenza al prematuro prosciugamento delle già esigue risorse idriche del Mezzogiorno: il mese di marzo, nelle prime due decadi, è infatti stato avaro di pioggia al Sud ed ha interrotto una ripresa, che in alcuni territori stava donando speranze di recupero idrico dopo la drammatica siccità del 2024; le piogge abbondanti e talvolta violente dei giorni scorsi hanno altresì consentito incrementi considerevoli nelle portate dei fiumi, rimpinguando anche i bacini artificiali.
Notevoli, in particolare, sono stati gli incrementi di disponibilità idrica in Abruzzo: la diga di Penne trattiene ora 7,85 milioni di metri cubi, un valore tra i più alti del decennio in questo periodo; sopra la media sono anche i flussi in alveo dei fiumi Sinello, Sangro ed Alento.
L’invaso di Chiauci, situato in Alto Molise, ma a servizio anche del Sud della provincia di Chieti, grazie alle portate sovrabbondanti del fiume Trigno (4000 litri al secondo) e dopo un lungo periodo, in cui era rimasto vuoto (dapprima per siccità e poi per manutenzione straordinaria), dal 28 Febbraio sta raccogliendo ben mln. mc. 7,2 d’acqua, corrispondenti all’80% dei volumi autorizzati di riempimento.
La Puglia, ancora in estrema sofferenza idrica per via delle piogge insufficienti di inizio d’anno, nella scorsa settimana ha registrato un cospicuo incremento dei volumi stoccati negli invasi della Capitanata: +15,5 milioni di metri cubi; ad oggi, il totale dell’acqua invasata ammonta a mln. mc. 95,76 corrispondenti al 29% dei volumi autorizzati, cioè una quantità insufficiente in vista dell’innalzamento delle temperature e della necessità impellente di iniziare la stagione irrigua, che avrebbe già dovuto partire il 1° marzo.
In Basilicata è piovuto molto e bene (tutti i giorni e senza danni) con cumulate giornaliere anche di 40 millimetri; di questo ne hanno beneficiato le riserve idriche, che sono aumentate di quasi 17 milioni e mezzo di metri cubi in 7 giorni. Mancano però ancora mln. mc. 83,34 per pareggiare almeno i conti con il 2024, anno in cui l’acqua è stata insufficiente per l’agricoltura già da inizio estate.
In Sicilia i volumi idrici complessivi, stoccati nei bacini artificiali hanno toccato mln. mc. 355,02, una quantità superiore di 56 milioni di metri cubi a quanto registrato a fine Marzo 2024, ma inferiore di oltre 76 milioni rispetto al 2023 e corrispondente a meno del 51% dei volumi di riempimento autorizzati; inoltre la risorsa idrica realmente utilizzabile è meno di 212 milioni di metri cubi (fonte: Autorità di bacino del distretto idrografico della Sicilia).
In Campania sono in crescita i livelli idrometrici dei fiumi Volturno, Sele e Garigliano.
Nel Lazio vanno riducendosi le portate dei fiumi Tevere ed Aniene, mentre in Sabina aumenta quella del Velino, superando i valori medi dell’ultimo quinquennio. Rimangono stabili le altezze idrometriche dei laghi Nemi ed Albano.
In Umbria è positiva la performance del fiume Chiascio a differenza della Paglia, che decresce così come, purtroppo, il livello del lago Trasimeno; nel bacino di Maroggia i volumi invasati (mln.mc. 3,31) sono superiori all’anno scorso.
Aumentano anche le riserve idriche delle Marche, grazie alle abbondanti precipitazioni dei giorni scorsi (in 7 giorni sono caduti mediamente oltre 80 millimetri di pioggia sulla regione): in una settimana gli invasi regionali hanno guadagnato oltre 2 milioni di metri cubi ed i livelli dei fiumi sono tutti in evidente crescita.
In Toscana sono invece in calo le portate dei fiumi Arno, Serchio ed Ombrone.
Salendo verso Nord, continua il periodo favorevole per le risorse idriche dell’Italia Settentrionale, nonostante una generalizzata decrescita dovuta ad un periodo di stabilità atmosferica e di alte temperature.
In Emilia-Romagna a crescere sono le portate nei bacini fluviali romagnoli con il Savio, che registra un incremento del 407% (mc/s 20,28), avvicinandosi ai valori tipici del periodo; netta è invece la decrescita dei livelli nei fiumi Taro ed Enza, mentre i bacini piacentini di Mignano e Molato trattengono mediamente l’88% dei volumi d’invaso autorizzati.
I flussi di tutti i principali fiumi veneti sono in calo, pur mantenendosi su valori al di sopra della media (Brenta +24.22%, Livenza +12%, Adige +5,7%); uniche eccezioni sono il Bacchiglione (-13%) ed il Muson dei Sassi (-15%).
In Lombardia sono in crescita le riserve idriche, grazie anche all’incremento della neve al suolo in alta quota (indice SWE – Snow Water Equivalent: + mln.mc. 211,7); si registra, sul totale delle riserve stoccate, un leggero surplus rispetto ai valori medi storici ed un deficit sul 2024 (-14,2%).
Tra i grandi laghi, il Verbano è al colmo (100% di riempimento) ed il livello del Benaco è ai massimi di sempre (106,4% di riempimento); in calo sono invece le altezze idrometriche di Sebino e Lario.
Lungo tutta l’asta, la portata del fiume Po va riducendosi (in una settimana nell’Alessandrino perde il 57%, mentre a Pontelagoscuro è -16% circa), mantenendo comunque un flusso leggermente maggiore della media del periodo.
In Valle d’Aosta si riducono di poco le portate della Dora Baltea, mentre risultano crescenti quelle del torrente Lys.
In Piemonte la portata del fiume Tanaro si è ridotta di ben 244 metri cubi al secondo dopo il rialzo dovuto alle violente precipitazioni della scorsa settimana; in calo è anche la Toce, mentre in risalita sono i livelli della Stura di Demonte.
Per le stesse ragioni in Liguria si segnala una decrescita generalizzata dei livelli idrometrici dei corsi d’acqua: le portate dell’Entella, tornano sotto media a conferma del regime torrentizio, che caratterizza i fiumi della regione.