Uno stand istituzionale, con un innovativo plastico che riproduce in grande scala un segmento di canale traforato dalle nutrie – l’animale esotico vero flagello per la stabilità degli argini e quindi per la sicurezza del nostro territorio – altri oggetti deterrenti come nutrie imbalsamate, gamberi vivi e imbalsamati, per sensibilizzare l’opinione pubblica al tema della proliferazione di tali specie animali, assolutamente nocive per la collettività. E’ questo il tema centrale su cui ha inteso puntare quest’anno il Consorzio di bonifica Burana, Leo Scotenna Panaro per rimarcare, con un tema di scottante attualità, la sua presenza alla Fiera di Modena.
Nello stand sono inoltre rappresentate, da materiale promozionale, poster e documentazione, le funzioni istituzionali dell’ente e i servizi svolti, specie nel settore idraulico, a favore delle campagne e dei centri abitati.
“Un impegno – ha dichiarato il presidente Elio Molinari – che intendiamo rimarcare al grande pubblico per sottolineare i poco noti compiti istituzionali del Consorzio, quali la difesa idraulica, lo scolo delle acque, l’irrigazione e la tutela ambientale che l’Ente persegue con impegno da più di

un secolo per mantenere a regime un territorio compreso in cinque province e su cui scorre una rete di duemila chilometri di canali artificiali”
“Un lavoro di vigilanza continua – ha aggiunto il direttore generale Gianni Chiarelli – che da alcuni anni è sotto la spada di Damocle rappresentata dall’esponenziale diffusione delle nutrie”.
La nutria, roditore originario del Sud America, venne introdotto in Europa negli anni ’20 per la produzione di pellicce “di castorino”, che tuttavia non ebbe sufficiente riscontro economico. Ciò ha portato gli allevatori a liberare nelle campagne numerosi esemplari, circostanza che ha originato l’attuale flagello.
L’impatto di tali animali nel nostro territorio, oltre a causare danni alle produzioni seminative delle aziende agricole, si manifesta soprattutto nel compromettere gravemente la solidità delle arginature dei corsi d’acqua. Le tane scavate possono essere lunghe oltre 6 metri. Il rischio è che durante il periodo irriguo, a causa della pressione esercitata dall’acqua, l’indebolimento degli argini perforati porti al cedimento dell’argine stesso e, nei casi più catastrofici, all’allagamento di zone urbanizzate ed agricole.
I costi sostenuti annualmente dal Burana per rinforzare argini indeboliti e manufatti scalzati sono valutabili all’incirca in 200.000 euro. Attualmente il Consorzio ha stipulato convenzioni con Province e Comuni per il controllo numerico della nutria, obiettivo comunque non raggiunto a causa dell’alta natalità, della mancanza di nemici naturali e, non ultimo, dell’opposizione preconcetta di certe associazioni ad efficaci forme di contenimento.