OSSERVATORIO ANBI RISORSE IDRICHE. L’IMPREVEDIBILITA’ PREVEDIBILE DELLA CRISI CLIMATICA SULL’ITALIA: MENTRE AL NORD I FIUMI SONO IN PIENA AL SUD PERMANE LA SOFFERENZA IDRICA. FRANCESCO VINCENZI, Presidente ANBI “QUANTO SUCCESSO A VICENZA CONFERMA LA NECESSITA’ DI INDISPENSABILI SCELTE NELLA POLITICA DEL TERRITORIO IN ITALIA ED IN EUROPA”

Roma, 29 febbraio 2024 – “Non sappiamo né dove, né quando, ma sappiamo che succederà, perché rischio idrogeologico e siccità sono facce di una stessa medaglia chiamata gestione idraulica e che, di fronte all’estremizzazione degli eventi meteo, abbisogna di nuove infrastrutture capaci di calmierare i picchi della disponibilità idrica, per eccesso o per mancanza; ad evidenziarlo sono gli eventi come dimostra l’alluvione sfiorata a Vicenza ed impedita dall’allagamento dei bacini di espansione a monte della città, realizzati dal 2010 ad oggi”: a ricordarlo, ancora una volta, è Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue, commentando i dati dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idricheche testimoniano il repentino cambiamento climatico sull’Italia, dove la neve è tornata sulle Alpi e l’Appennino settentrionale, ma al Sud permangono aree in carenza d’acqua.

Nel Centro Italia, infatti, solamente la Toscana sembra seguire le dinamiche registrate nelle regioni settentrionali: lungo la dorsale adriatica precipitazioni più modeste (piogge moderate e quasi assenza di nevicate) non hanno influenzato significativamente l’andamento idrometrico di fiumi e bacini.

Nelle Marche continua a mancare un vero manto nevoso sui monti ed i livelli dei fiumi restano stabili su valori molto bassi da settimane: Esino e Sentino registrano addirittura un’ulteriore contrazione delle portate.

In Umbria, dove sta piovendo poco, è tornato ad abbassarsi il livello già scarso del lago Trasimeno, mentre restano sotto media i flussi dei fiumi Chiascio Topino.

Completamente diversa è la condizione della Toscana interessata da precipitazioni violente soprattutto sulla fascia montana a Nord (province di Massa Carrara, Lucca, Pistoia), dove sono caduti fino a 200 millimetri di pioggia; tale massa d’acqua ha fatto elevare pericolosamente le portate dei fiumi: in una settimana il Serchio è salito da 40 metri cubi al secondo a mc/s 647 mc/s, l’Ombrone da mc/s 9 a mc/s 269,30, l’Arno ha raggiunto 455,50 metri cubi al secondo (fonte: SIR-Sistema Idrologico Regionale). Sull’Abetone sono ora presenti circa 30 centimetri di neve.

Nel Lazio una consistente crescita di livello è stata registrata dal fiume Fiora, che in 5 ore è cresciuto di 1,5 metri; sono aumentate anche le portate di Aniene e Liri così come le altezze idrometriche dei laghi di Bracciano, Nemi ed Albano. Un sottile velo di neve è presente esclusivamente sui Monti Simbruini.

In Campania vengono registrati incrementi di portata nei fiumi Sele, Volturno e Garigliano.

In Basilicata i volumi invasati nei bacini artificiali aumentano di 8 milioni di metri cubi in una settimana, ma non bastano certo a colmare il rilevante deficit idrico, causato da scarse precipitazioni e temperature eccezionalmente miti (mancano oltre 146 milioni di metri cubi d’acqua nei serbatoi della regione).

In Puglia l’incremento d’acqua negli invasi è stato ancora più modesto (1.700.000 metri cubi), allargandosi ulteriormente il deficit sul 2023 (-126 milioni di metri cubi).

In Sicilia, nonostante abbondanti piogge (fino a 100 millimetri sul Messinese), resta grave la condizione degli invasi, che registravano il secondo valore più basso dal 2010, trattenendo il 23% d’acqua in meno rispetto all’anno scorso e -33,54% sulla media degli ultimi 14 anni.

In Sardegna, le piogge più abbondanti si sono registrate sui territori occidentali, mentre in 48 ore sono caduti 25 millimetri d’acqua sulla fascia settentrionale, mm. 41 su quella centrale ed una ventina di millimetri sul Sud dell’Isola.

Nella prospicente Liguria, oltre alla crescita dei livelli fluviali a causa di importanti cumulate di piogge soprattutto nel settore di Levante (Magra +m.2,36; Entella +m.1,10; Vara +m.1,70), è tornata la neve sulle cime delle montagne.

Sul Piemonte le precipitazioni più intense si sono verificate a Nord con una media settimanale di circa 80 millimetri, mentre neve abbondante si registra anche sulle Alpi Marittime e Cozie meridionali, finora brulle; aumenta la portata dei fiumi, tra i quali spicca il Tanaro, che finalmente torna sopra la media storica, evidenziando il carattere torrentizio.

In Valle d’Aosta le nevicate hanno accresciuto il manto nevoso; sono aumentate anche le portate di Dora Baltea e torrente Lys.

Pure in Lombardia migliora la condizione dei fiumi, grazie alle piogge intense delle scorse ore: mm. 50 sul bacino dell’Adda (la portata del fiume ha toccato +150% sulla media decennale); mm.40 su quello del Mincio; mm. 43,6 su quello dell’Oglio; mm. 52,5 sul bacino del Ticino (Fonte: ARPA Lombardia); in rialzo sono anche i livelli di Chiese ed Oglio. Sui monti lo spessore nevoso è cresciuto considerevolmente in una settimana: + cm.67 ad Edolo e Livigno, +cm. 84 a Chiesa Valmalenco.

I livelli dei grandi laghi del Nord sono ampiamente sopra la media del periodo con il Benaco, che ha superato il livello massimo di riempimento ed il Verbano, che è al 90%.

Nel Veneto, se l’attenzione è concentrata sulle minacciose ondate di piena dei fiumi Bacchiglione e Retrone, le abbondanti piogge (in 24 ore oltre 100 millimetri) hanno velocemente innalzato le portate di molti altri corsi d’acqua: dai minori (Tesina da mc/s 7,16 a mc/s 155) ai più conosciuti (Brenta da mc/s 70 a mc/s 350 ca.).

Infine, grande apprensione si registra anche in Emilia-Romagna, preoccupata dall’improvviso risvegliarsi di fiumi in sofferenza idrica da tempo: è il caso del Reno, il cui livello in 24 ore è cresciuto di 7 metri  così come il Panaro, mentre  la Secchia è salita di oltre 6 metri e mezzo.

A godere di questa condizione è finalmente anche il fiume Po tornato ovunque sopra la media.

“Ancora una volta, quindi, quella che potremmo definire l’imprevedibilità prevedibile della crisi climatica sta mettendo a rischio la tenuta dei territori – conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – L’esempio dell’alluvione prevenuta in Veneto, grazie alla programmazione degli interventi in anni recenti, deve essere indicazione per scelte politiche, che siano centrali anche in un’Europa, capace di interpretare le reali esigenze delle comunità.”