UNA STORIA DELL’ITALIA CHE NON CI PIACE. IN SARDEGNA C’E’ UN LAVORIERO DIMENTICATO: DA FATTORE PRODUTTIVO AD INCOMPIUTA IL CONSORZIO DI BONIFICA CHIAMA A RACCOLTA AUTORITA’ E PORTATORI D’INTERESSE

Roma, 22 novembre 2023 – Italia, Paese di santi, poeti, navigatori e… opere incompiute (o dimenticate): stavolta non si tratta di un ponte o di un ecomostro, ma di un lavoriero, cioè uno sbarramento per imprigionare i pesci adulti (anguille, cefali, orate…) nelle valli da pesca.

Il tutto accade in Sardegna dove, per la laguna del Calich, sono stati spesi circa 5 milioni di euro di fondi pubblici, ma il lavoriero non è mai entrato in funzione e ora necessita di un radicale intervento di ripristinoa denunciarlo è Gavino Zirattu, Presidente di ANBI Sardegna e del Consorzio di bonifica della Nurra, protagonista di importanti interventi per la salvaguardia ambientale dello stagno di Alghero e la valorizzazione del potenziale produttivo dell’attigua zona umida.

Il tutto prende avvio nel 1996, quando la Regione Sardegna incaricò l’ente consorziale di provvedere al riassetto della laguna, finanziando l’opera con 5 miliardi di vecchie lire. La prima fase del progetto prevedeva la costruzione di un lavoriero in prossimità del canale di foce e la creazione di una zona umida di interfaccia fra le acque dolci, veicolate prevalentemente dal rio Barca e quelle salmastre del piccolo bacino.

Due anni dopo, la Regione Sardegna stanziò ulteriori 4 miliardi e mezzo di lire per la bonifica dei sedimenti sul fondo: ancora una volta delegò i lavori all’ente consortile che, sotto la guida del Dipartimento di Scienze Zootecniche della Facoltà di Agraria dell’Università di Sassari, eliminò il primo strato di fondale ricoperto da depositi di gusci di molluschi morti, che impedivano una corretta ossigenazione della laguna.

Nel 2017 furono investiti ulteriori 100.000 euro per un restyling di alcune parti deteriorate del manufatto.

Ora il Consorzio di bonifica della Nurra ha deciso di accendere i riflettori sulla vicenda, evidenziando la necessità di completare un’opera essenziale per consentire una pesca sostenibile all’interno dell’area umida.

“Esperienza di autogoverno democratico del territorio, il Consorzio di bonifica è ancora una volta interprete attivo delle istanze locali, coinvolgendo autorità e portatori d’interesse – sottolinea Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI). Quanto sta accadendo in Sardegna ne è un esempio, perché non può esserci sostenibilità ambientale, se non è anche economica e sociale.” 

“Siamo i primi a sostenere la necessità di nuove infrastrutture idrauliche per migliorare la resilienza dei territori, ma contestualmente segnaliamo la necessità di ottimizzare, prima di tutto, l’esistente ad ogni livello – conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – Per questo, il nostro Piano di Efficientamento della Rete Idraulica prevede 858 interventi, tra cui il completamento di 16 invasi e la pulizia di altri 90 per recuperare il 10% della loro capacità complessiva.”