Roma, 23 giugno 2023 – I cammini identitari rappresentano un’opportunità per una fruizione sostenibile dei territori, fondata sul turismo lento e di prossimità: è significativamente dall’alluvionata Emilia Romagna, dove la “dimenticata” rotta del torrente Idice continua ad inondare quotidianamente con migliaia di litri d’acqua la campagna bolognese tra Budrio e Molinella, che arrivano esempi di costruttivo apporto dei Consorzi di bonifica all’estate appena cominciata ed al turismo “en plen air”. “Pur non essendo tra i nostri compiti istitutivi, l’impegno a creare le condizioni per mantenere il presidio umano anche in territori disagevoli fa ormai parte della nostra mission, perché è la presenza dell’uomo, la prima garanzia di manutenzione idrogeologica” ricorda Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI). L’intervento più spettacolare è in provincia di Parma, dove è stato ufficialmente inaugurato il ponte “tibetano” dei Salti del Diavolo: lungo 60 metri, collega il territorio di Terenzo con Berceto a quello di Calestano ed è da sempre ritenuto un importante propulsore per lo sviluppo della Val Baganza e di un suo approccio “slow”. La ricostruzione della passerella ciclopedonale (un ponte sospeso lungo il sentiero denominato “Salti del Diavolo”, sulla Via degli Scalpellini, contrassegnato dal C.A.I. – Club Alpino Italiano con il segnavia 771), spazzata via dalla piena del torrente Baganza nel 2014, ha visto oltre un anno di lavori ed è stata finanziata da Regione Emilia-Romagna (€ 215.000,00), Provincia di Parma e Consorzio della bonifica Parmense, che si è occupato anche della stesura del progetto e della direzione lavori. “L’intervento – sottolinea la Presidente della “Bonifica Parmense”, Francesca Mantelli – non solo è una risposta alle conseguenze dei cambiamenti climatici, ma valorizza un territorio dell’Appennino, in cui c’è assolutamente bisogno di tutela.” “Rendere nuovamente fruibile quest’opera, posta nel cuore di un’area MaB Unesco, evidenzia il grande potenziale attrattivo di questo territorio” aggiunge Barbara Lori, Assessora Programmazione territoriale, Parchi e forestazione, Cooperazione internazionale allo sviluppo della Regione Emilia-Romagna. In attesa di una svolta sul tema del ripristino dei danni provocati dalle alluvioni di Maggio in pianura, un segnale di speranza arriva anche per il turismo dell’Appennino Bolognese con la presentazione degli interventi di sistemazione, realizzati su 5 sentieri segnati dal Club Alpino Italiano. Nel caso specifico, il G.A.L. (Gruppo d’Azione Locale) Appennino Bolognese ha affidato al Consorzio della bonifica Renana il compito di progettare e realizzare piccole opere di ingegneria naturalistica per mettere in sicurezza i tratti più difficili di 5 tracciati C.A.I., dotandoli anche di tabellazione informativa ed aree di sostaQuesti interventi sono stati realizzati con materiale locale come il legno di castagno ed oggi sono fruibili ad Oliveto, ai Prati di Mugnano, vicino a Riola di Vergato, a Sassuno e nell’area a sud di Porretta. “Basti pensare – precisa  Tiberio Rabboni, Presidente del G.A.L. Appennino Bolognese – che la sola Via degli Dei tra Bologna e Firenze è stata percorsa nel 2022 da oltre 20.000 persone. Questa modalità di turismo permette di mantenere vivi i territori collinari e montani, caratterizzati da grande biodiversità, eccellenti prodotti agroalimentari, diffuse opportunità culturali.” “Ogni anno – spiega Valentina Borghi, Presidente della “Bonifica Renana” – d’intesa con i Comuni e le loro Unioni, reinvestiamo oltre l’80% della contribuenza riscossa in Appennino per interventi di prevenzione del dissesto in collina e montagna. Nel recente decennio sono stati conclusi 586 cantieri tra sistemazioni di versanti fragili e viabilità locale, sistemazioni idrauliche ed opere per la fruizione dell’ambiente, con un investimento di oltre 35 milioni di euro. Ogni anno, quindi, su una contribuenza raccolta in Appennino dal Consorzio della Bonifica Renana, pari a 3.900.000 euro, tolti i costi tecnici di progettazione e funzionamento, circa 3 milioni e mezzo di euro sono reinvestiti per la cura di questo fragile territorio.” “Ovviamente, però, non può bastare. Servono interventi concreti, conseguenza di  scelte politiche, che abbiano il territorio al centro – conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – Per questo, non ci stanchiamo di sollecitare il varo di una legge nazionale contro l’eccessivo consumo di suolo; se ne parla dal 2012 ed intanto, ogni giorno, ben 19 ettari vengono cementificati o abbandonati.”