Emilia Romagna in preallarme siccità. La perdurante mancanza di piogge significative rischia di mettere in crisi l’agricoltura regionale proprio alla vigilia della campagna estiva. La scorsa settimana il Po ha toccato i livelli minimi e i Consorzi di bonifica, che derivano dal fiume l’acqua da distribuire alle campagne, denunciano pericoli sia per cereali, riso, soia, barbabietole, sia per molte colture ortofrutticole (ciliege, pere, susine, pesche).
“Il fatto grave – dice Emilio Bertolini, presidente dell’Unione Bonifiche Emilia Romagna – è che si sta registrando una costante e preoccupante diminuzione della capacità delle falde acquifere, dei corsi di acqua e dei bacini idrici e stiamo andando incontro al periodo in cui la richiesta d’acqua raggiunge il massimo”. L’agricoltura emiliano-romagnola, una delle più sviluppate del Paese, dipende per il 70% dal Po, con problemi sia di qualità della risorsa che, in prospettiva, di disponibilità della stessa a causa dei sempre più frequenti periodi di magra del grande fiume.
Nell’Emilia nord il Po è in leggera sofferenza: alla derivazione di Boretto, nel Reggiano, al momento si riesce a derivare tutta l’acqua che serve “ma siamo al limite – dice Bertolini -. Senza nuove precipitazioni nei prossimi 15 giorni il rischio è che si vada in crisi”.
A Modena il Consorzio di Burana, attraverso la grande derivazione delle Pilastresi (47 metri cubi al secondo), riesce ancora a far fronte alle richieste anche se la scorsa settimana la quota del Po era scesa a 3,25 metri facendo scattare l’allarme. La quota nei giorni scorsi è risalita a 4 metri ma sta nuovamente calando. “E’ una situazione di attenzione – dicono all’Ufficio tecnico del Burana – perché Secchia e Panaro sono in già in crisi e l’unica fonte idrica resta il Po”. Il Canale Emiliano Romagnolo deriva l’acqua che distribuisce in Romagna all’impianto del Palantone a Bondeno. “Al momento la situazione è sotto controllo – dicono all’Ufficio tecnico del CER – però dalla Romagna sta crescendo la richiesta d’acqua per le campagne e se non piove potremmo entrare in emergenza. E’ da tener presente che a fine maggio di solito il Po registra le portate massime, invece quest’anno i valori erano già molto bassi. Per cui non c’è da star allegri”.
“D’altra parte – conclude Bertolini – non si può pensare che con la sola pioggia si possano risolvere i problemi dell’approvvigionamento idrico. La risorsa acqua in Emilia Romagna ogni anno è sempre più carente e di questo passo, senza un progetto organico regionale che punti sia sul risparmio della risorsa che su nuove possibilità di accumulo, rischiamo di restare a secco sia per le esigenze dell’agricoltura che per quelle civili e industriali. Servono opere infrastrutturali adeguate e investimenti per la ricerca”.