OSSERVATORIO ANBI RISORSE IDRICHE. LE PIOGGE NON RISOLVONO UNA CRISI IDRICA CHE AL NORD E’ QUANTOMAI PREOCCUPANTE PER IL FUTURO SI SPERA NEI CUMULI  DI NEVE

Roma, 22 dicembre 2022 – E’ la presenza della neve in montagna, le cui prospettive sono però condizionate dall’elevarsi delle temperature invernali anche in quota, l’elemento di novità in un Nord Italia, dove la siccità ha ormai caratteristiche endemiche, che già suscitano grandi preoccupazioni in vista dei prossimi mesi.

E’ ormai acclarata una netta differenza tra la situazione idrica nell’Italia centro-meridionale, dove abbondanti piogge hanno rivitalizzato i corpi d’acqua superficiali e quella delle aree settentrionali dove ancora oggi, nonostante le precipitazioni di fine autunno, fiumi e bacini sono in grande sofferenza: a dirlo è il report settimanale dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche.

La grave situazione è evidente nei grandi invasi del Nord, tutti sotto media e vicini ai minimi: il lago d’Iseo sceso al 24,3% (un anno fa era al 61,4%), mentre il Garda, oggi al 32,9%, a Dicembre 2021 era al 78,6%.

Altro dato probante è la portata del fiume Po, che in Piemonte non cresce e resta stabile sui drammatici valori del 2021; nella stessa regione resta grave anche la situazione degli altri fiumi, che registrano quasi tutti una decrescita (unica eccezione è il Tanaro, che supera di poco i valori di un 2021 però molto critico).

“Con l’inizio del nuovo anno, dovremo cominciare a programmare la nuova stagione irrigua in condizioni che, allo stato attuale, in vaste zone del Paese sono simili, se non peggiori dello scorso anno. Speriamo che la neve caduta in montagna si compatti al suolo per poi sciogliersi progressivamente con l’arrivo dei mesi più caldi. Di quell’acqua, oggi più che mai preziosa, siamo però in grado di trattenere solo una minima parte per l’assenza di un’adeguata rete d’invasi” ricorda Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).

“Da tempo ed in  ogni sede – rende noto Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – ribadiamo l’urgenza di aumentare la resilienza delle comunità, dotando i territori di adeguate infrastrutture idrauliche, come quelle previste dai piani da noi approntati negli anni. Il più recente Piano Laghetti, presentato insieme a Coldiretti, ha già cantierabili 223 progetti multifunzionali, la cui realizzazione prevede un investimento di quasi 3 miliardi e 253 milioni di euro; non potranno certo essere risolutivi, ma contribuiranno a ridurre il pericolo siccità, che solo quest’anno ha comportato circa 6 miliardi di danni per l’economia agricola italiana.”

Nella fascia occidentale della Valle d’Aosta, al suolo c’è circa mezzo metro di neve, mentre cm. 30 si registrano nella zona centrale e cm. 40 nella parte più orientale; la portata della Dora Baltea cresce rispetto alla settimana scorsa.

Stabile, ma con tendenza alla decrescita, è il livello del fiume Adda in Lombardia; qui le riserve idriche, grazie ai primi accumuli nivali della stagione, risultano cresciute notevolmente rispetto a 2 settimane fa, riducendo di oltre il 20%, il deficit rispetto alla media storica.

In Emilia Romagna, grazie agli oltre 100 millimetri di pioggia, caduti mediamente a Novembre (valore quasi nella media del periodo, seppur con grandi differenze da zona a zona, dove si sono registrati scarti negativi anche del 50%) ed alle precipitazioni di Dicembre (in alcune zone hanno toccato i 130 millimetri), la condizione dei fiumi è notevolmente migliorata, in particolare quella di  Savio e Secchia; a goderne è anche la portata del fiume Po, leggermente superiore all’anno scorso. Resta invece critica la situazione dei livelli di falda, a testimonianza di come, per ritrovare l’equilibrio idrologico dopo un’annata siccitosa come il 2022, non sia sufficiente qualche settimana di pioggia, ma servano anni di un regolare regime pluviale.

Deficitaria resta la situazione idrica del Veneto, dove fiumi e falde sono ai livelli minimi del periodo.

Decisamente diversa è la condizione dei corpi idrici, scendendo verso Sud.

In Toscana a decrescere, dopo gli exploit delle settimane scorse, è solamente il fiume Ombrone, mentre è tornata confortante la condizione di Arno, Sieve e Serchio, che sembra avere abbandonato una condizione critica, che durava da mesi.

Nelle Marche i livelli dei fiumi restano sostanzialmente stabili, mentre i volumi invasati dalle dighe consorziali segnano un incremento di ben 2 milioni di metri cubi in una settimana.

Grazie ai circa 130 millimetri di pioggia, mediamente caduti sull’Umbria a Novembre (su alcune zone hanno superato i 200 millimetri con record a Ficulle: mm. 410!) ed altrettanti scesi finora a Dicembre, finalmente il lago Trasimeno è cresciuto di 20 centimetri, riducendo il divario dalla soglia critica, fissata a mm.-120 (ora si è a mm.-126); il fiume Tevere si mantiene ad un livello idrometrico superiore ai 2 metri ed il livello idrico nel bacino di Corbara è cresciuto di oltre 5 metri in soli 10 giorni.

Anche nel Lazio le recenti piogge hanno avuto effetti benefici su fiumi ed invasi: il lago del Turano si è innalzato  di circa 2 metri e mezzo ed in crescita sono anche i livelli dei bacini di Bracciano e Nemi; in aumento è pure la portata del fiume Tevere, che registra livelli superiori agli ultimi anni, mentre calano invece Liri, Sacco ed Aniene.

Precipitazioni abbondanti a Novembre anche in Abruzzo con un generalizzato surplus di piogge, che a Vasto ha superato +110%.

In Campania, calano i livelli dei fiumi Garigliano e Sele, mentre Sarno e Volturno hanno portate incostanti; tutti però registrano valori superiori al recente quadriennio. sono invece in aumento i volumi trattenuti nel lago di Conza sul fiume Ofanto (+mc. 89.758 sullo scorso anno) e nei bacini del Cilento sul fiume Alento.

In Basilicata, in soli 6 giorni, gli invasi hanno avuto un incremento di ben 23 milioni di metri cubi nei volumi trattenuti.

Ottima risulta anche la performance dei bacini pugliesi, che segnano +17 milioni di metri cubi rispetto alla scorsa settimana.

In Sicilia, infine, le abbondanti piogge del mese di novembre hanno fatto invasare “solo” 8 milioni di metri cubi d’acqua in più nei bacini dell’isola, mantenendo negativo il confronto coi dati d’accumulo dello scorso anno, eccezionali a causa delle forti precipitazioni, conseguenza dell’inedito uragano Medicane.