MASSIMO GARGANO, Direttore Generale ANBI “L’EMERGENZA CLIMATICA È ORMAI STRUTTURALE DOBBIAMO AVERE VISIONE DEL FUTURO E FARE ORA SCELTE”

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Roma, 4 marzo 2022 – “Ogni giorno che passa, disegna sempre più un quadro di conclamata, grave siccità per i mesi a venire nelle regioni del Nord Italia. Ancora una volta, ci apprestiamo all’evenienza, incapaci di politiche di visione e coesione con gli Stati confinanti per la gestione delle  risorse idriche transfrontaliere, così come fra le Regioni ed i molteplici interessi  gravitanti attorno alla risorsa acqua”: a dichiararlo è Massimo Gargano, Direttore Generale dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).

“C’è un evidente delta  tra la percezione del problema e la capacità di risposte concrete di fronte ad un’emergenza climatica, che ormai è strutturalein un anno gli incendi son cresciuti del 320% e la desertificazione del 21% sul territorio italiano; le stagioni si susseguono sempre più calde ed ogni anno, seppur in zone diversificate del Paese, si conta un miliardo di danni all’agricoltura per siccità – prosegue il DG di ANBI – Eppure, di fronte a questi dati, il territorio continua ad essere infrastrutturato per raccogliere solo l’11% dei 300 miliardi di metri cubi d’acqua, che annualmente cadono sulla Penisola.  Ad essere deficitarie sono soprattutto le regioni settentrionali, penalizzate quest’anno anche da apporti nivali inferiori fino all’80% rispetto alla media.”

Altri dati, ricorda l’ANBI,  dimostrano che il 91% dei comuni italiani è toccato dal rischio idrogeologico e l’83% delle frane d’Europa è registrata in Italia; ogni anno gli eventi naturali causano mediamente 7 miliardi di danni, ma solo il 10% viene effettivamente ristorato.

La rete idrica è vetusta: il 60% delle condotte ha più di 30 anni ed il 25% addirittura più di mezzo secolo.

“In questo quadro – prosegue Gargano – l’agricoltura, grazie alla ricerca applicata, ha ridotto al 40% del totale, il proprio, indispensabile fabbisogno idrico per produrre cibo e competere sui mercati planetari. Necessita però di sicurezza sull’approvvigionamento idrico, che solo migliaia di nuovi invasi perlopiù medio-piccoli possono garantire, perché l’ipotetica desalinizzazione di acque marine è economicamente insostenibile e l’utilizzo di acque reflue deve certificare sicurezza alimentare ai consumatori, mentre ancora  il 30% dei depuratori italiani produce reflui insalubri.  Sulla tutela e la disponibilità d’acqua ci giochiamo una fetta importante del futuro del nostro Paese – conclude il Direttore Generale di ANBI – Per questo, serve una visione Paese basata sull’innovazione e sul coraggio di scelte nel medio-lungo periodo e quindi poco appetite dall’odierna politica.”