“Per ora è poco più di un progetto con un nome: “Aquater – Salva(e)guardiamo il territorio”, ma la nutrita partecipazione da tutta Italia al convegno promotore (“Consorzi di bonifica: innovazioni e tecnologie a servizio del territorio”) dimostra la bontà dell’intuizione di una manifestazione fieristica, dedicata alla tutela idrogeologica del suolo.” Lo afferma Giuseppe Romano, Presidente dell’Unione Veneta Bonifiche, organizzatrice dell’evento nell’ambito della Settimana regionale dell’Ambiente e che ha visto la presenza, tra gli altri, di Massimo Gargano (Presidente Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni), Pier Francesco Ghetti (Presidente Centro Internazionale Civiltà dell’Acqua), Maurizio Conte (Assessore Ambiente Regione Veneto).
Ormai conosciuto, anche internazionalmente, il sistema Irriframe per l’ottimizzazione d’uso dell’acqua per irrigazione, grande interesse hanno suscitato i pannelli solari galleggianti, sperimentati con successo dal Consorzio di bonifica Romagna Occidentale e già installati da alcuni Comuni (Imola, ad esempio): permettono la produzione di energia rinnovabile, evitando conseguenze invasive paesaggistiche grazie alla quasi scomparsa dall’orizzonte visivo; l’attivazione ha permesso di verificare che la perdita di efficienza, dovuta ad una minore esposizione angolare ai raggi solari, viene compensata dalla maggiore rifrazione dovuta alla vicinanza dell’acqua, che limita anche il surriscaldamento degli elementi fotovoltaici.
Di grande utilità ambientale è pure l’innovazione presentata dal Consorzio di bonifica Padule di Fucecchio, in Toscana e realizzata con la collaborazione del Consiglio Nazionale Ricerche: gli “ossigenatori fluviali” che, alimentati a pannelli fotovoltaici, vengono attivati per impedire l’anossia che, causa il gran caldo, può colpire le acque interne, comportando la morìa di pesci; “sparare bollicine sott’acqua” è una sorta di “respirazione artificiale” per la fauna ittica.
Sorprendenti anche le opportunità del cosiddetto “micro-idroelettrico”, vale a dire la possibilità di produrre energia rinnovabile anche con salti d’acqua di solo un metro e mezzo; esemplare l’esperienza del Consorzio di bonifica Piave, nel trevigiano, che utilizza le potenzialità delle reti irrigue in pressione. La rete idraulica dei Consorzi di bonifica (quasi 200.000 chilometri in tutta Italia) possono così essere interpretate come un grande serbatoio d’energia, trasformando l’acqua in un vero proprio “Oro blu”.
Non mancano le novità nelle modalità di intervento sul territorio: dall’applicazione di tecniche di ingegneria ambientale al rispetto dei “tempi della natura”. In Lombardia, nell’ambito di Expo 2015, è stato affidato al Consorzio di bonifica Est Ticino Villoresi, il recupero delle “vie d’acqua” così come il Consorzio di bonifica Delta del Po è il primo a stilare il “contratto di foce”, una sorta di protocollo, premiato a livello nazionale, per coordinare tutti i soggetti e gli interessi gravanti su un territorio delicato quale il tratto terminale di un fiume.
Infine, la rinnovata attenzione verso i consorziati, rappresentata dagli impianti georeferenziati e dai mezzi dotati di GPS, che permettono, via Internet, di poterne costantemente monitorare l’operatività o, come nel pugliese Consorzio di bonifica della Capitanata, di elaborarne dati per stilare previsioni meteo; da segnalare anche le aree di espansione, ad uso anche naturalistico, ideate a tutela della Val di Chiana dall’omonimo Consorzio di bonifica in Umbria.
Insomma, come recita la filosofia dei Consorzi di bonifica: “radici nel passato, ma testa nel futuro!”.