ANBI – A ricordarlo, con rassegnata costernazione, è Massimo Gargano, Presidente dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni (ANBI). Come già nel 1951, 1966, 1994, 2010, 2011, il mese di novembre si sta dimostrando foriero di disastrose alluvioni.
Va inoltre rilevata la sottrazione di fondi statali, pari a 1.000 milioni di euro, assegnati dalla Legge Finanziaria 2010 per rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico. Era previsto che l’utilizzazione delle risorse avvenisse tramite accordi di programma da sottoscriversi tra Ministero dell’Ambiente e Regioni; tali accordi sono stati definiti ma, nel frattempo, sono venute meno le risorse.> Si ricorda che gli accordi di programma Stato-Regioni, tutti sottoscritti, contemplano un finanziamento complessivo di 2.150 milioni di euro (1.200 milioni di euro risorse statali e 950 risorse regionali). Ad oggi, però, a seguito dei notevoli tagli subiti dal FAS – Fondi per la Aree Sottoutilizzate (800 milioni provenivano dal FAS) e dei tagli al bilancio del Ministero dell’Ambiente, non vi è alcuna certezza sulla possibilità di poter disporre di tali finanziamenti.
La Legge di Stabilità 2012 prevede poi che, tra le voci da includere nel fondo speciale di conto capitale, siano stanziate, sul bilancio del Ministero dell’Ambiente, le somme di 75,833 milioni di euro per l’anno 2012; 187,559 milioni di euro per l’anno 2013 e 196,634 milioni di euro per l’anno 2014 da destinare, tra gli altri obiettivi, anche alla difesa del suolo. Inoltre, dispone che una quota di 100 milioni di euro sia destinata per l’anno 2012 al finanziamento di interventi urgenti, finalizzati al riequilibrio socio-economico (compresi interventi di messa in sicurezza del territorio), nonché allo sviluppo dei territori ed alla promozione di attività sportive, culturali e sociali; infine, dispone uno stanziamento di 100 milioni di euro al Ministero dell’Ambiente della Tutela del Territorio e del Mare per interventi in materia di difesa del suolo ed altri interventi urgenti. Comunque, essendo venuto meno il fondamentale stanziamento che era destinato agli accordi di programma Stato-Regioni per la realizzazione di un piano straordinario volto a rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico, non si potrà intervenire organicamente nel settore a meno che non si rinvengano nuove risorse pubbliche da destinare alla sicurezza territoriale. Il Piano 2012 prevedeva 2943 interventi per un importo complessivo pari a 6.812 milioni di euro, finanziabili con mutui quindicennali e forieri di migliaia di nuovi posti di lavoro. Ad oggi, però, quel documento non ha trovato concreta attenzione, perché nell’emergenza si interviene prontamente ma, superatala, il fondamentale problema di mettere in sicurezza il territorio, riducendo il rischio idrogeologico, viene del tutto trascurato. Come è stato già rilevato, in specifici rapporti, l’elevata criticità idrogeologica del territorio italiano determina che 6 milioni di persone abitino in un territorio ad alto rischio e 22 milioni in zone a rischio medio. Si calcola che 1.260.000 edifici, tra cui 531 ospedali ed oltre 6.000 scuole, siano a rischio di frane ed alluvioni. La tutela delle popolazioni, la riduzione del rischio idraulico del territorio, il risanamento idrogeologico e la messa in sicurezza del patrimonio dagli eventi calamitosi dovrebbero costituire la priorità della politica territoriale.
Peraltro, pur di fronte alla consapevolezza, anche da parte del Governo, dell’assoluta priorità degli interventi nel settore della difesa del suolo, non risultano essere stati assunti i necessari provvedimenti a carattere finanziario.