Roma, 8 settembre 2015 – “Nell’esprimere piena solidarietà agli agricoltori italiani, che pacificamente manifestano per la tutela delle tipicità agroalimentari del nostro Paese e la salute dei consumatori, ribadiamo che, nell’epoca della globalizzazione, il futuro economico dell’Italia non può prescindere da un modello di sviluppo, basato su valori unici ed inclonabili, quali quelli del territorio, alla cui manutenzione i Consorzi di bonifica concorrono quotidianamente.”
Lo dichiara Massimo Gargano, Direttore Generale dell’Associazione Nazionale Consorzi Gestione Tutela Territorio ed Acque Irrigue (ANBI), intervenuto al convegno “Acqua elemento fondamentale nella filiera agroalimentare”, organizzato a Milano nel “FuoriExpo” dal Collegio dei Geometri e Geometri Laureati di Casale Monferrato e del Circondario in collaborazione con Coldiretti, Confagricoltura e C.I.A. , presenti anche il Consorzio di bonifica Est Ticino Villoresi e l’Associazione Irrigazione Ovest Sesia.
“La gestione dell’acqua – prosegue il Direttore Generale ANBI – è prioritariamente un problema culturale, sul quale siamo impegnati a sensibilizzare sulle necessità di un grande piano di manutenzione del territorio italiano. In questo – prosegue Gargano – un determinante aiuto ci viene purtroppo dai cambiamenti climatici, la cui violenza accentua l’insufficienza della rete idraulica del Paese, cui ANBI risponde con l’annuale Piano Nazionale per la Riduzione del Rischio Idrogeologico, messo a disposizione delle Istituzioni, composto da 3.335 interventi perlopiù immediatamente cantierabili con un investimento complessivo pari a circa 8.413 milioni di euro, finanziabili con mutui quindicennali e capaci di attivare oltre 50.000 posti di lavoro. Dobbiamo abbandonare – conclude Gargano – la logica delle dichiarazioni degli stati calamità a posteriori, che poco o nulla portano a chi subisce danni, superando anche il paradosso delle emergenze alluvioni d’inverno e siccità d’estate. Così come il lavoro della Struttura di Missione #italiasicura ha confermato che non è la mancanza di finanziamenti ad impedire gli interventi per la salvaguardia idrogeologica, così possiamo affermare che non è l’acqua il problema, ma la sua gestione, complici scelte urbanistiche scellerate, che continuano a favorire l’abbandono e la cementificazione del territorio. Quella dei Consorzi di bonifica è altresì un’esperienza virtuosa e da valorizzare nel nome dell’autogoverno e della sussidiarietà.”