ANBI – “Di fronte ai disastri idrogeologici italiani, non può più bastare la liturgica coscienza del giorno dopo; serve uno scatto di coscienza civile e una definitiva assunzione di responsabilità verso il Paese, che impedisca il ripetersi di abusi e violenze al territorio come quelli, che sono concausa della tragedia sarda. La classe politica di un Paese, che spende annualmente 3 milioni e mezzo di euro per riparare i danni da disastri naturali, non può giustificarsi nel dire che non ci sono risorse per la prevenzione: si può intervenire con mutui quindicennali, come noi chiediamo da tempo e come si è già fatto per il Piano Irriguo Nazionale e che ha dimostrato di ben funzionare.”
A ribadirlo è Massimo Gargano, Presidente dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni, intervenendo ad un convegno a Castelnuovo Magra, in Liguria, regione “che è esempio di come un distorto modello di sviluppo esponga oggi il territorio a grandi rischi idrogeologici, rallentandone di fatto la crescita.”
“Se la politica deve fare urgentemente la propria parte, altrettanto deve fare la burocrazia pubblica – prosegue Gargano – Troppe volte, infatti, anche le poche risorse disponibili risultano inutilizzate o ritardate per cavilli ininfluenti o formali. Se è vero che la prossima Legge di Stabilità destinerà non più di 50 milioni alla manutenzione del territorio, è indispensabile che tale insufficiente cifra sia comunque spesa fino all’ultimo euro. Per far ciò si attivino subito, ad ogni livello, tavoli di confronto, attorno ai quali siano discussi progetti immediatamente cantierabili, perché proprio il mese di Novembre ha confermato l’urgenza di intervenire.”
“Si chiama federalismo cooperativo – aggiunge Anna Maria Martuccelli, Direttore Generale A.N.B.I. – Tale sinergia istituzionale è indispensabile per pianificare correttamente uso e manutenzione del territorio, rispettando la separazione tra la funzione di programmazione, che spetta all’autorità pubblica, da quella gestionale in carico ad enti del territorio, che operino in una dimensione di bacino idrografico e siano espressione di partecipazione dal basso, come richiesto dall’Unione Europea. In tale ambito, i Consorzi di bonifica mantengono un ruolo da protagonisti, perché sono espressione di sussidiarietà, capaci di adeguarsi alle trasformazioni del territorio ed all’evolversi della società.”