UN MERCATO CHE VALE 5 MILIARDI DI EURO, UN DRIVER DI SVILUPPO TURISTICO SOSTENIBILE ORIGINARIO E DISTINTIVO.  PRESENTATO DOCUMENTO CONGIUNTO ANBI – FIAB –POLITECNICO TORINO – UNIVERSITA’ CAGLIARI

 

Roma, 3 dicembre 2021 – L’attuale rete di ciclovie italiane, lunga circa 58.000 chilometri, potrebbe arricchirsi delle straordinarie potenzialità degli oltre 200.000 chilometri di canali irrigui e di bonifica, che attraversano l’Italia per una lunghezza complessiva, pari a 5 volte la circonferenza della Terra:  a questo stanno lavorando ANBI (Associazione Nazionale dei Consorzi per la  Gestione e la  Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue), FIAB (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta), Politecnico Torino (DAD – Dipartimento Architettura e Design) ed Università Cagliari (CIREM – Centro Interuniversitario Ricerche Economiche e Mobilità) , che hanno presentato gli indirizzi per una legge nazionale sul recupero a fini ciclabili delle vie d’acqua.

Importante è l’apporto, che si arrecherebbe al settore cicloturistico,  che già oggi vale  4 miliardi e 600 milioni di euro e che sta registrando, dopo la pandemia, tassi di crescita a 2 cifre, generati per il 60%  da “flussi domestici”; non a caso, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza destina 600 milioni di euro allo sviluppo delle ciclovie.

La legge n. 2/2018 (“Disposizioni per lo sviluppo della mobilità in bicicletta e la realizzazione della rete nazionale di percorribilità ciclistica”) prevede il recupero, a fini ciclabili, delle strade arginali di fiumi, torrenti, laghi e canali, comprese le opere di bonifica, gli acquedotti, le reti energetiche, le condotte fognarie, i ponti dismessi e gli altri manufatti stradali.

Tale opportunità è però ostacolata dalla grande difformità normativa fra Regioni, seppur esistano  esempi virtuosi (in Lombardia e Toscana, ad esempio), capaci di conciliare la tutela idrogeologica con l’aspetto turistico attraverso la conservazione dell’infrastruttura idraulica, in quanto bene ambientale e architettonico.

Da qui, la necessità di avviare un confronto ed un lavoro politico-istituzionale per definire regole chiare, che evitino “conflitti d’interesse” tra le funzioni di protezione idrogeologica della Bonifica e quelle di fruizione pubblica, cui sono destinati i percorsi ciclopedonali.

Questi aspetti sono tenuti in conto dal Piano Generale della Mobilità Ciclistica in corso di approvazione e che si pone, come obbiettivo, la co-funzionalizzazione del patrimonio delle reti idrauliche per realizzare “greenways”, che garantiscano un alto grado di protezione degli utenti dal traffico veicolare, promuovendo al contempo  l’attrattività architettonica e paesaggistica delle infrastrutture idrauliche, nonché il loro  valore identitario per le popolazioni locali; inoltre, la co-funzionalizzazione delle vie d’acqua ai fini ciclabili permette una più facile ed economica realizzazione e gestione delle sedi ciclabili, in quanto i loro sedimi sono quasi sempre gestiti da unico soggetto perlopiù pubblico.

Le ciclovie lungo il reticolo infrastrutturale, gestito dai Consorzi di bonifica ed irrigazione, possono dunque offrire l’occasione di visitare il territorio rurale, favorendo, anche in Italia, lo sviluppo di un turismo lento e sostenibile così come avviene da tempo nelle nazioni europee all’avanguardia nella costruzione di reti ciclabili.

Il documento ora presentato rappresenta un primo studio finalizzato alla definizione di una proposta di legge nazionale organica, che offra soluzioni praticabili e condivise al fine di rendere la rete idrografica polifunzionale anche nei confronti della rete ciclabile; in particolare, va definito  un modello unico nazionale di progettazione, costruzione e gestione delle ciclovie lungo i corsi d’acqua con particolare attenzione alla futura manutenzione dei percorsi, integrata e compatibile con quella idraulica.

“I Consorzi di bonifica ed irrigazione accolgono positivamente la domanda di fruizione sostenibile del territorio attraverso la mobilità lenta della bicicletta, perché rappresenta un tassello del  nuovo modello di sviluppo, al cui centro deve esserci il territorio con i suoi valori ambientali e paesaggistici – commenta Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – È una sfida, in cui vogliamo giocare un ruolo attivo in sinergia con enti ed associazioni interessate.”