Torna l’emergenza irrigua in Emilia Romagna. L’ulteriore abbassamento del livello del Po nel Ferrarese ha provocato stamane il nuovo stop all’impianto di derivazione delle Pilastresi, che immette acqua nel bacino Burana-Volano al servizio della provincia di Ferrara. Immediatamente è scattata, come nel mese di luglio, la mutua cooperazione fra consorzi di bonifica. Il Canale Emiliano Romagnolo (Cer), attraverso l’impianto del Palantone, ha ripreso a supportare le necessità del Ferrarese: circa un terzo dei 3 milioni di metri cubi di acqua derivati ogni giorno saranno immessi nel sistema Burana-Volano. “Purtroppo non siamo ancora fuori dal tunnel, anzi”, dice Piero Mattarelli, direttore generale del Cer. “I nostri impianti hanno ripreso a funzionare a pieno regime anche perché le necessità irrigue, in particolare della Romagna, sono ancora fortissime. Restano da irrigare pesche e nettarine tardive, pere e mele, i vigneti, gli impianti di kiwi, le ortive…Almeno fino alla seconda decade di agosto servirà ancora molta acqua”. E che la siccità di quest’anno sia ‘storica’ lo dimostrano i dati del Cer che ieri ha superato il record storico (del 2000) di acqua prelevata e distribuita: 202 milioni di metri cubi. Ci si avvia, a conclusione della campagna irrigua, verso il livello mai raggiunto di 250 milioni di metri cubi.
Preoccupante anche la situazione del Po a Boretto nel Reggiano. Il fiume continua a scendere al ritmo di 10 centimetri al giorno e di questo passo nel giro di una settimana si arriverà allo stop dell’impianto. “D’altra parte se non piove – dice Salvatore Vera, direttore generale del Consorzio Parmigiana Moglia Secchia – non sappiamo più quali strumenti usare. Grazie alla Cabina di regia, che ha funzionato egregiamente, tutte le risorse disponibili sono state messe in campo”.
La situazione del Po continua insomma a tenere in allarme gli uomini della bonifica. “Purtroppo non sono previste piogge e ormai l’acqua degli invasi alpini ha esaurito il suo effetto”, dice Emilio Bertolini, presidente dell’Unione regionale Bonifiche. “Il piano di emergenza predisposto dalla Cabina di regia ha funzionato, però adesso siamo costretti a sperare solo in ulteriori precipitazioni, che non sono alle viste. A settembre, quando la Cabina tornerà a riunirsi, sarà di rigore pensare al futuro, anche perché gli strumenti usati quest’anno (l’acqua degli invasi alpini) sono difficilmente ripetibili. Alle Autorità di bacino, dal Po al Reno, chiederemo di delineare una politica post-emergenza, di trovare percorsi condivisi per organizzare un governo delle acque che garantisca disponibilità della risorsa a fini idropotabili e irrigui. Una politica che presuppone strumenti diversificati: dal risparmio, al riutilizzo delle acque reflue (grazie anche al completamento dei depuratori della Lombardia) ma che non può prescindere dall’accumulo della risorsa. Serve una riconsiderazione intelligente della politica degli invasi, non solo nella fascia alpina ma anche in quella appenninica, altrimenti l’emergenza non finirà mai”.