Roma, 15 settembre 2022 – Secondo l’European Drought Observatory,  nella terza decade di Agosto il 25% dei territori europei  era in condizione di “alert” (rosso) ed il 35% di “warning” (arancione) per le condizioni idroclimatiche. Per il Consiglio Nazionale Ricerche il 38,5% delle aree agricole irrigate in Italia è interessato da siccità severa od estrema, così come il 9,1% dei terreni agricoli non irrigati ed il 20,9% dei prati-pascoli. Secondo lo European Join Research Center (JRC-EU), il  2022 è l’anno peggiore dal 1500 a causa del binomio temperatura-siccità.

“Sono dati climaticamente sconvolgenti ed assai difficili da interpretare per un futuro, comunque caratterizzato da forte instabilità. Ciò dovrebbe convincere anche i più scettici sull’urgenza di aumentare la resilienza idrica dei territori, realizzando bacini capaci di trattenere le acque di pioggia, che ormai arrivano in maniera imprevedibile”: è questo il commento di Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue, di fronte alle analisi ed agli sconcertanti andamenti resi noti dal report settimanale dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche.

In quasi tutto il Centro Italia  il bilancio idrico 2022 è tra “molto” od “estremamente” secco  con un deficit, che solo grazie alle ultime piogge si aggira  tra il 30% ed il 40% con inevitabile impatto sugli ecosistemi.

Si aggrava  la situazione idrologica di Umbria e Lazio. Nella prima, dove il deficit pluviometrico si attesta sul 40%, la situazione delle portate alle sorgenti è in molti casi peggiore dei siccitosi  2017 e 2012 con forte  crisi soprattutto per le acque appenniniche. Il lago Trasimeno (m.-1,54) ha un livello ben inferiore alla soglia critica, fissata a m.-1,20, mentre nell’invaso della diga Maroggia restano solamente 660.000 metri cubi d’ acqua per irrigare in una stagione calda, che non accenna a finire. Il fiume Tevere ed il fiume  Chiascio viaggiano intorno alla portata di 2 metri cubi al secondo, prossima quindi a quella del Minimo Deflusso Vitale.

Nel Lazio, il lago di Bracciano scende a cm. -138 sullo 0 idrometrico, livello più basso da dicembre 2020 mentre  quello di Nemi cala di 13 centimetri  in una settimana. Il lago di San Casciano alla diga Elvella è addirittura quasi 4 metri più basso di quanto non fosse l’anno scorso alla stessa data! In tutta la Regione le portate delle sorgenti sono eccezionalmente scarse. In provincia di Viterbo è già stato necessario predisporre autobotti  per 6.000 persone e, se continuerà la siccità, potrebbero esserne interessate  circa 40.000 in 28 comuni; inoltre, la minore portata  riduce la diluizione delle acque e peggiora la loro qualità con relativi problemi di potabilizzazione. In provincia di Roma il deficit  idrologico è peggiore di quello del 2017. Ad oggi sulla Capitale sono caduti  190 millimetri di pioggia, mentre normalmente a fine Settembre si raggiungono mm.  519,75 (quindi finora è piovuto il 36% della media). Nonostante 40 millimetri di pioggia, caduti in un paio d’ore, Tarquinia rimane la “comunità più assetata” con soli 157 millimetri caduti da inizio d’anno contro una media a fine Settembre di mm.356 ca. . Anche in provincia di Frosinone il perdurare della siccità potrebbe comportare la sospensione della fornitura idrica per 4.300 abitanti in 55 comuni. Per quanto riguarda i fiumi, sono ancora a livelli molto bassi: il Tevere, a Roma, ha una portata di circa 100 metri cubi al secondo, mentre l’Aniene vede ridursi ulteriormente le già esigue portate.

La situazione è critica anche nelle Marche, dove mancano all’appello 143 millimetri di pioggia (ne sono caduti 310 su una media di mm.453) e la temperatura resta più alta di quasi 3 gradi. Confermando un trend regionale, che si trascina dall’anno scorso, la condizione di siccità più grave si registra nella provincia di Pesaro Urbino e soprattutto nel Sud della regione dove, nell’Ascolano, ci sono 36.000 abitanti a rischio interruzione di fornitura idricaGrave è la situazione delle sorgenti, che in molti casi presentano portate quasi azzerate.  I bacini delle dighe di San Ruffino e Comunanza sono al 50% di riempimento rispetto alla media del periodo, mentre gli invasi consortili calano di 1 milione di metri cubi d’acqua a settimana. Temperature alte e livelli idrici bassi favoriscono inoltre il proliferare di alghe nell’acqua trattenuta. In calo sono anche i fiumi con  Potenza, Esino e Sentino (ancora a livelli di record negativi), che  registrano altezze idrometriche inferiori al 2021.

Cresce la preoccupazione in Abruzzo, dove le portate delle sorgenti nella Marsica sono in costante flessione come quelle del Chietino;  nell’Aquilano la portata media della sorgente Gran Sasso, nel periodo Gennaio-Agosto  2022 è inferiore di 26 metri cubi al secondo rispetto allo stesso periodo del 2021, ma è anche al di sotto di quanto registrato nel 2005, anno in cui registrò il record negativo di risorsa. I deficit pluviometrici più cospicui si segnalano sulle località di confine con il Lazio, sia nell’Aquilano che nella Marsica: si va dai – 250 millimetri di Carsoli ai  -330 millimetri di Canistro.

Nel  confinante  Molise, i livelli idrici nell’invaso della diga del Liscione registrano  circa 3 metri in meno rispetto al mese di luglio, confermando il trend negativo da record, iniziato lo scorso anno.

In Toscana gli apporti meteorici sono stati consistenti ad Agosto su buona parte del territorio, con punte di mm. 600 ca. di pioggia in soli 5 giorni sulla costa livornese (impietoso il confronto con alcune zone della provincia di Roma o di Viterbo, dove da inizio d’anno sono caduti meno di  190 millimetri di pioggia). Ciò nonostante, i fiumi Serchio  ed Ombrone restano al di sotto del Deflusso Minimo Vitale, cui tende anche l’Arno. Su tutta la regione, tranne che sull’Aretino, le temperature sono state più alte del normale anche ad Agosto.

Scendendo al Sud, sorprendente è la situazione idrologica in zone, che si è abituati a pensare come prossime alla desertificazione.

In Sicilia, ad Agosto sono piovuti mm. 273,8 su Messina; mm.135,29 su Siracusa; mm.119,6 su Ragusa; mm.74,8 su Caltanissetta; mm.57 su Palermo: questi dati mettono al sicuro i territori dalla siccità per i mesi a venire come già accaduto lo scorso anno; nella stessa isola, però, esistono anche  “sacche” di aridità come Agrigento, dove per tutto il mese scorso non si è vista una goccia di pioggia.  

Analogo andamento pluviometrico localizzato si evidenza in Calabria, dove si passa da un minimo di mm. 56,6 a Crotone ad un massimo di mm. 256,9 a Reggio Calabria, ma anche, seppur in maniera meno eclatante, in Sardegna:  dai mm. 7,6 su  Oristano ai mm. 70,9 su Alghero.

“Investire sulle infrastrutture idriche del Paese significa anche completare gli schemi irrigui, creando le condizioni per trasferire le acque fra  territori” indica Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.

In Campania, i livelli idrometrici dei fiumi danno ancora una volta informazioni diversificate, ma tuttavia risultano in graduale miglioramento le condizioni di siccità nei bacini idrografici di Liri-Garigliano, Volturno e Sele; si segnala in calo il lago di Conza della Campania sul fiume Ofanto.

In Puglia si registra un calo di circa 6,5 milioni di metri cubi nei principali invasi della regione, dove comunque resta attivo il saldo con i valori registrati nel  già ottimo 2021.

Cambiando orizzonte, il volgere al termine della seconda  estate più calda degli scorsi 130 anni (fonte: Protezione Civile) e gli ultimi giorni di un’annata idrologica tra le più secche dei recenti decenni su buona parte del Paese  regalano una parziale ripresa dei livelli dell’acqua negli alvei del Nord Italia, uscendo dalla situazione emergenziale, che perdurava dal Dicembre scorso.

I livelli dei Grandi Laghi, ad eccezione del Garda, crescono  (oltre 30 centimetri nel Lario in una settimana).

Se In Valle  d’Aosta migliora la condizione idrica di Dora Baltea e torrente Lys, in Piemonte  mancano ancora all’appello 371 millimetri di pioggia (il 46% in meno); nel siccitosissimo 2017, a fine anno, il deficit era stato del 33%. Alcuni bacini nella regione non hanno beneficiato delle piogge agostane e settembrine e questo è  riscontrabile nell’andamento delle portate dei corsi d’acqua, che attraversano quei territori: in una settimana la portata del Tanaro è calata di mc./sec. 10 e  l’Agogna è tornata a quote idriche al di sotto del metro cubo al secondo; con portate intorno allo zero ci sono gli alvei di Orba, Belbo, Bormida e Chisola. Sono in calo anche i flussi di Stura di Demonte e Stura di Lanzo. Drammatica è la situazione nelle dighe della Baraggia, dove a fine Agosto si registravano  volumi inferiori di quasi il 70% al critico 2017.

In Lombardia il fiume Adda, pur raddoppiando  la portata, rimane ai minimi degli anni recenti, mentre le riserve idriche della regione registrano un lieve rialzo.

Riprende finalmente vigore il fiume Po, nonostante il deficit di portata rimanga ancora sotto la metà della media storica, pur allontanandosi dai livelli minimi raggiunti nelle scorse settimane e facendo così  arretrare il cuneo salino, che, fino a pochi giorni fa, era segnalato ad oltre 20 chilometri dalla foce, contaminando i territori.

In Veneto, dove resta grave la situazione di falde sotterranee al livello minimo dei recenti 20 anni, il fiume Adige, beneficiando del surplus di pioggia (+67%) caduta sul bacino, vede un rialzo dei livelli, che restano comunque inferiori a quelli abituali del periodo. Nel resto della regione, per la prima volta dal Novembre 2021,  il bilancio pluviometrico è positivo, fatta eccezione per alcuni bacini (Tagliamento, Sile , Livenza e Lemene). Cresce il fiume Piave, mentre Livenza e Bacchiglione calano. L’invaso del Corlo nel bacino del Brenta risulta pieno al 33%, mentre gli invasi nel bacino del Piave trattengono il 51% della capacità.

In  Liguria importanti precipitazioni si sono registrate tra Agosto e Settembre soprattutto sulle province di Genova e Savona: tra i 70 ed i 170 millimetri di pioggia; nettamente inferiori i livelli pluviometrici registrati sul Levante della Spezia (poco più di mm. 30) e sulle località occidentali della provincia di Imperia (meno di mm. 30).

Infine, in Emilia Romagna i fiumi  subiscono leggeri cali (tranne il Reno): l’Enza ristagna  sotto il minimo storico ed il bilancio pluviometrico sui bacini montani tra Parma e Trebbia è ancora largamente deficitario.