I contributi di bonifica per la sicurezza del territorio

Andrea Gavazzoli, Tonino Liserra – ANBI / Monica Guida, Alfredo Caggianelli – REGIONE  EMILIA ROMAGNA

Il dissesto idrogeologico nell’Appennino emiliano romagnolo comporta alti costi e rischi per la collettività. Ciò rende indispensabili le attività di sorveglianza, prevenzione e messa in sicurezza del territorio montano, a cui contribuiscono anche i Consorzi di bonifica. Un  impegno costante che si affianca alle attività di mitigazione del rischio di dissesto idrogeologico svolte direttamente dall’Amministrazione regionale. In Emilia-Romagna la bonifica montana è disciplinata dalla legge regionale n. 42/1984: all’articolo 3 vengono definiti come opere di bonifica montana gli interventi volti alla sistemazione, difesa e valorizzazione produttiva dei territori collinari e montani. Si tratta, per la legge, di opere pubbliche «rivolte a dare stabilità ai terreni, a prevenire e consolidare le erosioni e i movimenti franosi, ad assicurare il buon regime idraulico, a realizzare le migliori condizioni per l’uso del suolo e dell’acqua nel rispetto delle vocazioni naturali delle singole aree». Un’importante riforma per l’utilizzo della contribuenza montana (contributo versato dai proprietari di beni immobili in ragione del benefi cio loro recato dall’attività di bonifica montana) è quella costituita dalla legge regionale n. 7/2012, che all’art. 3 “Contribuenza montana” dispone che la programmazione degli interventi di bonifica in montagna avvenga con una stretta integrazione degli enti coinvolti (Unioni dei Comuni, Consorzi e Regione) e in coerenza con le criticità evidenziate nella pianificazione a scala di bacino. Si stabilisce inoltre che le risorse derivanti vengano interamente destinate alla progettazione ed esecuzione degli interventi, fatta salva la quota proporzionale relativa alle spese generali di funzionamento dei Consorzi.

plantedRisorse destinate agli interventi di presidio idrogeologico

Si è passati quindi dall’impiego della contribuenza montana solo per l’esercizio e manutenzione delle opere di bonifica (L.R. 42/1984) al suo utilizzo per la progettazione ed esecuzione di interventi di presidio idrogeologico nei bacini montani (L.R. 7/2012). Per i Consorzi l’incremento dell’attività nei comprensori montani negli ultimi anni ha rappresentato anche un’importante opportunità di crescita nel ruolo qualificante di enti operativi nel territorio montano anche a supporto degli Enti locali. Per applicare al meglio l’art. 3 della L.R. n. 7/2012 è stato siglato un protocollo d’intesa tra Regione Emilia-Romagna, Unione nazionale comunità montane (Uncem) e Associazione Consorzi di bonifica (Anbi) regionali. Ogni anno, per verificare lo stato di attuazione degli obiettivi, viene convocata una conferenza pubblica, che nel 2017 si è svolta il 4 luglio. In base ai dati forniti da Anbi, la Regione Emilia-Romagna in quella sede ha certificato che il 66% della contribuenza, che ammonta complessivamente a 17.740.000 euro, viene impiegato per la progettazione ed esecuzione degli interventi per un importo pari a 11.750.000 euro. Anbi ha fornito anche l’elenco dei lavori da realizzare nel 2017: 287 interventi riguardanti opere di bonifica a presidio del reticolo idrografico minore (acque pubbliche) e di consolidamento versanti; di gestione della vegetazione ripariale e di manutenzione delle strade e degli acquedotti di bonifica.

 I nuovi Piani di classifica

Il 2016 è stato il primo anno dell’applicazione dei nuovi Piani di classifica che hanno comportato un aumento sia della superficie sia dei contribuenti. Proprio il 2016 costituisce pertanto il punto di partenza per valutare i miglioramenti futuri, prendendo le mosse dagli investimenti sul territorio che quell’anno ammontavano a 17.270.000 euro per 459 interventi complessivi, considerando anche i finanziamenti attivati a valere sui fondi europei e nazionali grazie all’attività di progettazione dei Consorzi. Né va dimenticato che in occasione delle calamità atmosferiche che hanno colpito il territorio regionale le strutture tecniche dei Consorzi hanno saputo far fronte prontamente alle emergenze. Già i dati 2016 disegnano saldamente un quadro assestato e un vero e proprio trampolino di lancio verso l’obiettivo di far guadagnare alle aree montane ulteriore sviluppo. Un buon punto di partenza su cui sviluppare i prossimi confronti e misurare le prestazioni a parità di regole, di contribuenti, di classificazione dei territori. Per il futuro si auspica una riduzione ulteriore dei costi di funzionamento, per raggiungere nel breve periodo una quota di investimenti di almeno il 70% della contribuenza montana. Perché ciò avvenga la Regione Emilia-Romagna e Anbi si impegnano a promuovere il benchmarking, per allineare le varie voci di spesa a quelle dei Consorzi più virtuosi e ridurre così costi di riscossione dei contributi e di funzionamento. L’amministrazione regionale da parte sua ha optato, a partire da quest’anno, per una programmazione triennale dei propri finanziamenti per la bonifica montana che permetterà nel 2018 e 2019 di abbreviare notevolmente la tempistica di approvazione dei progetti. Inoltre promuoverà forme di cooperazione con i Consorzi di bonifica per la progettazione e la realizzazione di interventi o la gestione del reticolo idrografico minore attraverso apposite convenzioni (tre quelle già attivate) ai sensi dell’art. 37 “Convenzioni per la gestione del reticolo minore” della recente L.R. n. 18/2017.

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Rischio di dissesto idrogeologico in Emilia Romagna:                                              ecco l’aggiornamento 2017 area per area

 Incremento del numero degli interventi da fare per la messa in sicurezza : da 926 a 942. Pressochè inalterato l’ammontare del valore degli interventi di 1 miliardo e 115 milioni di euro. Ma il rischio resta alto

Bologna, 18 Ottobre 2017 – Oltre ad avere sul nostro territorio un ruolo sempre più attivo e concreto nella lotta quotidiana al progressivo fenomeno del dissesto idrogeologico i Consorzi di Bonifica dell’Emilia Romagna associati ad ANBI ER svolgono anche una rilevante e costante funzione di monitoraggio tecnico-scientifico delle aree maggiormente a rischio nei diversi comprensori che presidiano. Ogni anno ANBI, l’associazione nazionale che li coordina, comunica con puntualità l’elenco dettagliato dell’entità del rischio che ricade sulle singole comunità individuando ed indicando, su segnalazione capillare dei numerosi Consorzi di Bonifica presenti in tutto il paese, importi per la messa in sicurezza e progetti di fattibilità utili per rendere il nostro territorio – così perennemente fragile – più adeguato all’abitabilità umana e alla possibilità di fare economia di lungo periodo. L’Emilia Romagna, nel panorama italiano, non è sicuramente un territorio esente da rischi ambientali di ogni tipo e gli ultimi anni, complici i mutamenti climatici repentini, ne sono stati la più palese dimostrazione. Così, alla luce dei dati statistici rilevati negli ultimi dodici mesi negli estesi comprensori di bonifica regionali, occorre dire che il rischio di dissesto idrogeologico resta alto anche se in linea con quello degli anni scorsi. Gli interventi programmati e realizzati dai Consorzi sono stati molteplici, ma sono altrettanto numerose le richieste e le azioni politiche concertate avviate con gli enti locali competenti ed in particolare la Regione Emilia Romagna; azioni diffuse di messa in sicurezza forti di somme stanziate che dovranno consolidare nei fatti le zone più interessate dal fenomeno di dissesto sia nelle aree montane che in quelle pedecollinari e di pianura. Ed ecco la parte statistica, quella che regala alcune differenze numeriche rispetto al recente passato:

i casi di crisi rilevati ed evidenziati dai Consorzi di Bonifica nella nostra regione Emilia Romagna passano da 926 del 2016 ai 942 del 2018, così come il totale complessivo sale a quota 1.115.989,287,60 rispetto a 1.115.313.541,67 dell’anno precedente; sostanzialmente in linea si evidenzia un incremento di necessità di interventi pari a 675.745,93 euro. Nei singoli comprensori – gestiti dai Consorzi associati – abbiamo registrato interventi e importi complessivi molto differenti a seconda della tipologia del territorio monitorato:

 N°INTERVENTI                                               IMPORTO PREVISTO

CONSORZIO DI PIACENZA

68

 € 56.583.000,00

 
CONSORZIO PARMENSE

105

  € 122.050.000,00

 
CONSORZIO EMILIA CENTRALE

36

 € 106.780.247,00

 
CONSORZIO DI BURANA

183

  € 148.282.787,91

 
CONSORZIO RENANA

371

 € 195.293.300,00

 
C.ROMAGNA OCCIDENTALE

38

 € 68.409.952,69

 
CONSORZIO ROMAGNA

87

 € 173.730.000,00

 
CONSORZIO PIANURA FERRARA

53

 € 243.920.000,00

 
CANALE EMILIANO ROMAGNOLO

1

 € 940.000,00

 

 

Totale complessivo in Euro              1.115.989,287,60

 Interventi N°        942

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LA PRIMA GIORNATA NAZIONALE DEL PAESAGGIO, ANBI: SONO 754 GLI IMPIANTI IDROVORI ITALIANI CHE TUTELANO E VALORIZZANO IL NOSTRO TERRITORIO, SE SI SPEGNESSERO SCOMPARIREBBE UNA BELLA PARTE DEL PAESE

Roma, 14 marzo 2017 – “In occasione della prima Giornata Nazionale del Paesaggio, voluta dal Ministero dei Beni, delle Attività Culturali e del Turismo, è importante affermare che gran parte del Bel Paese è un territorio artificiale, alla cui salvaguardia concorrono, in maniera determinante, i Consorzi di bonifica.” Ad affermarlo è Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) che, nell’occasione, rende noti alcuni dati. I Consorzi di bonifica sovrintendono alla salvaguardia idrogeologica di quasi 7 milioni di ettari, di cui 1.200.000 sono sotto il livello del mare e necessitano, quindi, dell’azione di ben 754 centrali idrovore, le cui pompe tengono asciutto il territorio, aspirando le acque in eccesso e convogliandole verso il mare; la loro capacità di “sollevamento” è pari a circa 4.103.000 litri al secondo. “E’ incredibile la visualizzazione di tale potenzialità – insiste il Presidente ANBI – è come se, in un attimo, le pompe spostassero 4 milioni di bottiglie!” Oltre la metà degli impianti idrovori è ubicato nel Nord Italia, dove il record spetta al Veneto con circa 300 centrali; a ciò va aggiunta la sorveglianza e la  manutenzione, svolte dai Consorzi di bonifica, su oltre 9.233 chilometri di argini fluviali e marini. Senza l’azione di questa rete di difesa dalle acque, molti territori italiani  tornerebbero in breve tempo acquitrinosi: se il ricordo corre facilmente a Maremma, Agro Pontino e vaste aree della Sardegna, meno percepibile è l’azione svolta a tutela di un terzo della Pianura Padana (culla del “made in Italy” agroalimentare) e della “perla turistica” del litorale nord-adriatico (dalla Romagna al Friuli Venezia Giulia): entrambi sarebbero destinati a scomparire. La conservazione del paesaggio italiano è strettamente correlato, quindi, all’azione dei Consorzi di bonifica ed un significativo riconoscimento arriva dalla Regione Lombardia, promotrice della candidatura del paesaggio delle risaie a patrimonio UNESCO. “Non solo – prosegue il Presidente ANBI – va anche ricordata, ad esempio, la recente azione svolta in Puglia, dove il locale Consorzio di bonifica  ha abbattuto, di concerto con le Autorità competenti, alcune costruzioni abusive nella zona umida della Riservetta di Manfredonia. Il paesaggio – conclude Vincenzi – non va, infatti, solo conservato, ma anche difeso concretamente. Per questo, torniamo a richiedere, con forza, l’accelerazione dell’iter parlamentare per l’approvazione della legge contro il consumo del suolo.”

foto: CB Renana



Bologna 31 gennaio 2015 –  Lo stato geomorfologico della regione Emilia Romagna è gravissimo e senza essere accusati di allarmismo i dati più aggiornati raccolti minuziosamente sul territorio palesano questa realtà tutt’altro che rosea.
Il rischio di dissesto idrogeologico in tutta l’ Emilia Romagna è peggiorato notevolmente aumentando complessivamente di circa il 10% rispetto allo stesso periodo dell’ anno precedente.
A renderlo noto è l’URBER (Unione Regionale delle Bonifiche dell’Emilia Romagna) che il 5 febbraio prossimo presenterà al Governo a palazzo Chigi – nell’ambito del Piano Nazionale contro il Rischio Idrogeologico redatto da ANBI (Associazione Nazionale Bonifiche Italiane) –, l’elenco dettagliato al centesimo degli interventi che, se realizzati in tempo utile, contribuirebbero in modo sostanziale alla messa in sicurezza del territorio dai fenomeni di frane e alluvioni che minacciano le comunità e le attività economiche emiliano-romagnole.
Gli interventi complessivi che i Consorzi di bonifica regionali evidenziano sono ben 894 per un importo che supera ormai di gran lunga il miliardo di euro attestandosi sulla cifra di un miliardo e cento milioni di euro. Le opere da realizzare riguardano le manutenzioni “straordinarie” di bonifica, sistemazioni idrauliche, adeguamento e potenziamento delle opere di scolo delle acque, laminazione delle piene, realizzazione delle casse di espansione (fondamentali per la sicurezza anche dei centri urbani), consolidamento frane ripristino dei versanti montani dal dissesto, realizzazione di briglie di contenimento del terreno. La rapidità del cambiamento climatico, alla radice delle violente precipitazioni cadute in tempi assai più ridotti, ha fatto impennare il numero delle emergenze montane che hanno avuto conseguenze immediate e drammatiche a valle dove oggi contenere i flussi, accerchiati da una urbanizzazione invasiva, è diventato sempre più arduo, lento e costoso. La media del valore degli interventi in pianura infatti, contrariamente a quanto si possa erroneamente presumere, è ben più alta rispetto a quella registrata sui rilievi a causa degli obblighi di legge che scaturiscono dall’ operare su territori inurbati.
Particolarmente significativo è il confronto che URBER propone con il recente passato e che nel dettaglio riguarda la comparazione con l’anno 2010 in cui le necessità dell’Emilia Romagna erano ferme a quota 564.046.000 di euro per 652 interventi auspicabili. Oggi l’ammontare complessivo ha fatto registrare un incremento esponenziale negativo pari al 40%; un dato eclatante e preoccupante che il Governo stesso e l’ANBI hanno posto di recente al centro delle loro priorità, un dato che in modo inoppugnabile mostra come sia impellente, anche e soprattutto in Emilia Romagna, il bisogno di intervenire con convinzione e mezzi per arginare il grave rischio idrogeologico.
“Nonostante l’impegno profuso dagli enti, in primis la Regione Emilia Romagna, – sottolinea il presidente URBER Massimiliano Pederzoli – i fenomeni climatici avversi si ripetono a catena ed è per questo che la realtà fragile del territorio emerge tra le assolute priorità nazionali. Il bisogno è grande, i progetti ci sono, ora servono risorse adeguate.

L’ATTIVITÀ DI BONIFICA REGIONALE TESTIMONIAL D’ECCEZIONE DELLA CAMPAGNA DEL GOVERNO E ANBI “#ITALIASICURA” CONTRO IL DISSESTO IDROGEOLOGICO

Anbi ed i Consorzi di bonifica, insieme alla struttura di missione del Governo, uniti contro il dissesto idrogeologico


Bologna 9 ottobre – I Consorzi di Bonifica dell’Emilia Romagna saranno tra i protagonisti della campagna di comunicazione, #Italiasicura, voluta dalla struttura di missione del Governo contro il dissesto idrogeologico. La task force guidata da Erasmo D’Angelis, chiamata ad individuare ed arginare il rischio nelle zone più fragili del paese sta effettuando un attento monitoraggio dei territori italiani e in particolare di quei comprensori montani dove la gran parte dei comuni vive quotidianamente il disagio sociale, economico e psicologico portato alle comunità dal dissesto idrogeologico.
#Italiasicura, attraverso la raccolta dei selfies scattati anche dai tecnici dei Consorzi di Bonifica sui cantieri più rilevanti in Regione, mira ad attrarre l’attenzione, in un modo non convenzionale, per diffondere ed incrementare la consapevolezza sulla gravità del fenomeno ed il valore della prevenzione.
In quest’ottica i selfies rappresentano un mezzo oggi molto diffuso e di facile fruizione.
A fianco e supporto della campagna l’Urber (Unione Regionale delle Bonifiche dell’Emilia Romagna), da sempre impegnata nella difesa del suolo, attraverso l’attività costante dei singoli Consorzi nei rispettivi comprensori, mette in campo numeri assai rilevanti. L’aggiornamento ad ottobre dei cantieri che i Consorzi di Bonifica Emiliano-Romagnoli hanno aperto e stanno ultimando sono 603, per un ammontare complessivo di 245.562.000 euro (di cui quasi 30 milioni) per le conseguenze del sisma e la rotta del Secchia
Urber ricorda anche che l’ammontare del fabbisogno per la prevenzione e la messa in sicurezza dei territori regionali a rischio dissesto ha oltrepassato il miliardo di euro nel 2014.
[Il portale web dell’Unità di Missione http://italiasicura.governo.it sarà presto on line. Al momento è possibile vedere le immagini dei cantieri e i selfie dei tecnici dei consorzi a lavoro sulla pagina Flickr di #italiasicura]

LA DEVASTAZIONE DEL TREVIGIANO E LA LOTTA AL DISSESTO

Erasmo D’angelis, Capo Unità Missione contro il dissesto idrogeologico, affronta il ruolo dei consorzi quale elemento centrale nel modello di intervento e ricostruzione.

Bologna 4 agosto – I gravissimi fatti dei giorni scorsi nel trevigiano che hanno causato morte e devastazione pare abbiano anche accelerato i processi di intervento per la messa in sicurezza dei territori. Il dato che emerge, come più volte denunciato dai Consorzi di bonifica, è comunque allarmante: in Italia quasi 6 milioni di persone vivono in comprensori a rischio dissesto idrogeologico.
Le zone montane in particolare soffrono di un progressivo quanto inesorabile sgretolamento e in pianura le cosiddette bombe d’acqua, divenute fenomeno metereologico non più straordinario ma assai frequente, mettono a repentaglio la sicurezza e l’economia di vaste zone agricole e industriali.
A Roma, pochi giorni fa alla Conferenza ANBI, abbiamo intervistato su questi temi il nuovo Capo di Unità di Missione del Governo contro il dissesto Erasmo D’Angelis che ha confermato interventi immediati. A breve infatti dovrebbero partire ben 570 cantieri per un investimento annuo pari a 1,1 miliardi per prevenire e mettere in sicurezza il territorio. I Consorzi di bonifica, da sempre impegnati in questa direzione, partecipano attivamente alle segnalazioni e al processo di salvaguardia come sentinelle antidissesto.
#italiasicura