Francesco Vincenzi: “e’ un ricerca importante in tema di sostenibilita’ e riqualificazione fluviale. La Versilia e’ un punto di riferimento internazionale”

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Roma, 12 marzo 2019 – “Le sfide vanno accettate in un’ottica di futuro a servizio del Paese. I Consorzi di bonifica lo hanno fatto e continueranno a farlo con le progettazioni esecutive del Piano Irriguo Nazionale e del Piano Nazionale Invasi, di cui l’andamento climatico conferma  la necessità di urgente avvio;  lo fanno anche  in campo ambientale come testimonia la Versilia, dove sta nascendo la più grande area europea di fitodepurazione ed è stato presentato  il primo studio scientifico inerente l’influenza della vegetazione presente negli alvei  sul deflusso dei corsi d’acqua.” A dirlo è Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), intervenuto al convegno organizzato a Viareggio dal Consorzio di bonifica 1 Toscana Nord. Lo studio è stato condotto dall’Università di Firenze (Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie), che in tre anni di sperimentazione sul territorio è riuscita, per la prima volta, a quantificare scientificamente l’incidenza della vegetazione spontanea, che cresce in canali di bonifica, corsi d’acqua artificiali e minori, caratterizzati da scarse pendenze. Scopo della ricerca è creare i presupposti avvalorati per individuare tecniche, che riescano a far convivere  manutenzione idraulica, conservazione degli habitat naturali e rispetto delle specie animali. Il team di universitari, che ha condotto lo studio, è riuscito a determinare con esattezza i parametri, che saranno alla base di  nuove sperimentazioni sulle tecniche di manutenzione idraulica. La capacità dell’acqua di scorrere viene inevitabilmente compromessa dalla presenza della vegetazione non solo sulle sponde, ma anche negli alvei dei canali; per questo è importante eseguire la manutenzione regolarmente durante l’anno. Si è però verificato che sono possibili tecniche di taglio “gentile”, compatibili con un adeguato standard di sicurezza idrogeologica :  lo sfalcio solo di una sponda oppure “a macchia di leopardo” o ancora lasciando crescere le piante solo  ai piedi degli argini. Grazie a questo studio  sarà realizzata una sorta di carta d’identità per ogni singolo corso d’acqua al fine di eseguire interventi mirati.” “Quella realizzata in collaborazione con l’Università di Firenze è una ricerca importante, che conferma la grande sensibilità dei Consorzi di bonifica – conclude il Presidente di ANBI  – nello svolgere, sul territorio, sperimentazioni capaci di contemperare, nell’interesse comune, gli obbiettivi istitutivi dell’ente: salvaguardia idrogeologica, gestione e distribuzione delle acque di superficie a scopo prevalentemente irriguo, tutela ambientale, produzione di energia rinnovabile.”