“Abbiamo appreso con molto piacere dell’azione intrapresa verso il governo dal Presidente della Regione e dai Presidenti delle Province di Bologna, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini (interessate dal Canale Emiliano Romagnolo), affinché non venga meno la continuità degli interventi necessari per la distribuzione delle acque del CER nel territorio”. Così Enrico Santini, presidente del CER, commenta l’appello lanciato ieri dai presidenti Errani, Prodi, Giangrandi, Gallina, Fabbri al presidente Berlusconi e al ministro Alemanno perché nella Finanziaria 2003 non vengano meno le risorse per completare la rete di distribuzione delle acque del CER.
Mentre, infatti, l’asta principale del CER si avvia al suo completamento (sono in corso di costruzione gli ultimi 5 km del tracciato, fino all’Uso, e comunque è in progettazione il proseguimento dell’opera nel vivo del territorio riminese), le opere di distribuzione della risorsa sono ancora in uno stadio embrionale, e le necessità finanziarie sono rilevanti tenuto conto dell’enorme estensione (300.000 ettari) dei territori potenzialmente servibili, dal Panaro all’Adriatico e dalla via Emilia al Reno.
I progetti presentati lo scorso anno al ministero dell’Economia e Finanze, a valere sulla legge finanziaria 2001, per un importo complessivo di quasi 100 milioni di euro (200 miliardi di lire, 150 messi a disposizione dallo Stato, 40 da Romagna Acque, il resto dai tre Consorzi delle province di Forlì-Cesena e di Ravenna e dalle aziende agricole servite) rappresentano un primo passo importante in questa direzione, avendo ad oggetto:
 i quattro “tuboni” necessari per portare l’acqua dall’asta principale alle quattro più importanti città romagnole già servibili dal CER: Faenza, Ravenna, Forlì e Cesena, per un importo di 62 milioni di euro (124 miliardi di lire);
 un primo lotto di reti di distribuzione agricola nei territori attraversati dai “tuboni”, per un importo di 33 milioni € (66 miliardi di lire);
Così tuttavia non esauriscono certo le necessità delle terre romagnole, né tanto meno quelle del comprensorio del CER nel suo complesso.
In dettaglio, per la ROMAGNA si possono dare le seguenti indicazioni:
ai fini del completamento dei quattro interventi intrapresi, servono ancora oltre 10 milioni € (20 miliardi di lire) per la distribuzione agricola, ed oltre 35 milioni € per le reti civili e industriali (per la cui realizzazione, in verità, confidiamo anche sul contributo finanziario delle aziende acquedottistiche locali);
 sono inoltre già disponibili, grazie all’impegno dei tre Consorzi di bonifica operanti nelle due province attraversate dall’asta, studi di fattibilità relativi ad altri quattro interventi riguardanti rispettivamente l’Imolese, l’area faentina del Via Cupa, quella forlivese di Villanova e quella del Pisciatello-Rubicone (recentemente raggiunta dall’asta), per complessivi altri 40-42 milioni €.
Nello stesso tempo, i due Consorzi bolognesi aderenti al CER (Renana e Reno-Palata) hanno presentato all’ente progetti e studi per altre opere distributive nei loro territori, per un importo di 27-30 milioni di euro.
“Il CER e i suoi associati, unitamente a Romagna Acque – conclude Santini – hanno già dato prova della loro capacità progettuale, sfornando in un anno i progetti di quattro grandi interventi che siamo da tempo pronti a cantierare. Sarebbe imperdonabile interrompere questo circolo virtuoso, che semmai deve essere irradiato anche verso i territori bolognesi, mentre le emergenze idriche continuano a susseguirsi (nessuno si illude che il disastro dell’estate ‘bagnata’ 2002 possa ripetersi a breve) e la subsidenza, comunque, non si ferma ad aspettarci”.